
Le battute sessiste di Berlusconi ampliano la disuguaglianza fra generi
Mentre vengono divulgati i dati riguardanti la violenza sessuale in Italia, un settimanale americano pubblica un articolo dissacrante sui danni che il berlusconismo cagiona alle donne. Sapere che le donne vittima di violenza, in genere dai propri compagni, sono per il 36,2% dei casi laureate, che il 35,1% sono dirigenti, libere professioniste e imprenditrici e il che 64% di queste abitano al Centro-Nord e prevalentemente nelle aree metropolitane (42%), sembrerebbe confermare l’analisi effettuata da Newsweek.
«Berlusconi sarà pure un sporcaccione ma le donne italiane glielo permettono». È questo il sunto dell’infiammante articolo pubblicato da Newsweek, il famoso settimanale americano che ha dedicato ben quattro pagine all’analisi della società italiana. Una critica dura che, secondo l’autore dell’articolo, non lascia scampo, bisogna correre ai ripari. La nazione sarà pure di stampo maschilista e la Chiesa può anche essere vista come un freno al pieno sviluppo della parità dei diritti, ma è anche vero che le donne italiane sono troppo passive e accettano comportamenti lesivi della loro dignità, atteggiamenti che in altri paesi europei vengono considerati inaccettabili. L’articolo si apre con la descrizione di una scenetta tratta dalla trasmissione “Striscia la notizia”, dove una velina succintamente vestita si sottomette a un simulato atto erotico e accetta pacche sul proprio fondoschiena. È questa la prima serata della tv italiana, che secondo il noto settimanale, mostra il grado di lascivia che permea il Belpaese.
«I media italiani chiariscono che gli uomini sono uomini e le donne sono allestimenti da vetrina» afferma inclemente il giornalista di Newsweek. «La tv italiana è l’espressione del marciume che ora si sta manifestando al vertice del governo italiano – continua implacabile la rivista statunitense – Berlusconi potrebbe passare per essere un vecchio sporcaccione, ma dobbiamo anche dire che un certo numero di donne italiane sono state disposte per lungo tempo a giocare i suoi avvilenti e umilianti passatempi». Il fatto che Berlusconi detenga il 95% del mercato televisivo italiano, si spiega nell’articolo, la dice lunga sull’influenza che egli ha sul modo di vedere e di vedersi delle donne italiane. L’Italia con la sua discriminazione sessuale limita la prosperità nazionale, come dimostrano al contrario le altre nazioni europee, dove le politiche per l’eguaglianza di genere hanno portato ad accertabili incrementi del Pil. Berlusconi si è invece diretto verso la direzione opposta, di fatto soffocando le donne, in quanto ha creato un mondo in cui esse sono viste in primo luogo come oggetti sessuali invece che come professioniste alla pari nei diversi settori di lavoro.
Un ritratto sconvolgente dell’Italia emerge dal World Economic Forum del 2010 “Global Gender Gap Report”. Secondo il rapporto l’Italia si trova al 870 esimo posto a livello mondiale per quanto attiene la partecipazione al lavoro, al 121 esimo per la parità salariale, al 97 esimo in quanto a opportunità per le donne ad assumere posizioni di leadership. Una perdita considerevole anche in termini di crescita del prodotto interno lordo nazionale, poiché è stato calcolato che la chiusura del Gap di genere a livello europeo potrebbe incrementare il Pil della zona euro del 13%. Non ce la caviamo meglio neanche per quanto riguarda gli atteggiamenti riservati alle donne, 74 esimo posto nel mondo, veniamo dopo la Colombia, il Perù e il Vietnam. La nostra posizione è scesa di 7 posti da quando Berlusconi è tornato al potere nel 2008. «L’Italia continua ad essere uno dei paesi che si situa nei posti più bassi della classifica UE e la situazione si è aggravata ulteriormente rispetto all’anno scorso» afferma il report.
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