Lavoro: Fornero, Cgil, Cisl, Uil di nuovo al tavolo

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Elsa Fornero

Roma – E’ da poco iniziato l’incontro tra il ministro del lavoro, Elsa Fornero e i leader di Cgil, Cisl e Uil Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Tema della riunione: la flessibilità in uscita e, quindi, l’articolo 18. A ciò si affiancherà il problema degli ammortizzatori sociali. Presente anche il leader dell’Ugl, Giovanni Centrella.

Le risorse ci sono e sono ‹‹abbastanza per fare una buona riforma degli ammortizzatori››. Questo è quanto ha ribadito a Radio Anch’io, ieri sera, il ministro Fornero confermando che tali risorse ‹‹non arriveranno da ulteriori riduzioni alla spesa assistenziale››.

Su quale sia la fonte a cui attingere, Fornero ha spiegato che ‹‹ci sono altri capitoli di spesa che possono essere ridotti e capitoli di entrata che possono essere adattati››. Secondo il ministro, dunque, è importante intervenire sulle tipologie dei contratti, usando l’accetta e limitando al massimo le forme di abuso per incoraggiare modalità contrattuali ‹‹più virtuose››. Secondo il ministro, la volontà è quella di creare una tipologia di contrattuale che dovrà dominare sulle altre. Essa prevede l’entrata nel mercato del lavoro con l’apprendistato e una stabilizzazione a seguire. A ciò, di conseguenza, si unisce ‹‹una relativa e maggiore facilità di uscita››. Quindi, ha proseguito Fornero, il nuovo sussidio per la disoccupazione non dovrà mai essere inferiore all’assegno per mobilità e quello dei 1.100 euro ‹‹é un tetto che sale con l’inflazione, non può ridursi, e questo è importante››.

Il ministro a Radio Anch’io ha poi ribadito che prevede una chiusura dell’accordo entro il 23 marzo prossimo anche se si rende conto che i cambiamenti proposti, non essendo di piccola entità, hanno traumatizzato le parti sociali. Tuttavia – ha continuato Fornero – si tratta di uno ‹‹shock  positivo ed è quello che serve al Paese››.

Malgrado l’ottimismo del ministro è ancora scontro aperto sulla riforma e l’uso degli ammortizzatori. Il ministro del Lavoro rimane convinta sull’urgenza di fare in fretta e non accenna a rendere più morbide le scadenze per l’approvazione delle riforma, cosa che pare dispiacere molto ai sindacati.

Inoltre, non sembra esserci ancora accordo tra ciò che Fornero definisce “privilegi” come l’articolo 18 e una maggiore facilità “in uscita”. Da ciò lo scontro con i sindacati che, ieri, è scaturito in un commento al centro di molte polemiche: ‹‹E’ chiaro – ha dichiarato Fornero – che se uno comincia a dire no, perché dovremmo mettere una paccata di miliardi e dire “poi voi ci dite di si”? Non si fa così››.

Replica subito il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: ‹‹Non ero al tavolo›› con il governo, ‹‹però nessuno mi ha riferito di aver visto una paccata di miliardi. Forse si sono dimenticati di dirmelo››. Ironico Bersani è seguito a ruota dalla precisazione del vice-ministro per l’Economia, Vittorio Grilli, il quale ha spiegato che non ci sono tesoretti a cui attingere ma la riforma è essenziale per la competitività.

D’altronde anche Fornero è convinta che la riforma sia buona e che ‹‹le risulterebbe molto difficile capire il no›› dei sindacati, i quali però non condividono l’opinione e ieri hanno avvertito: o si cambia o salta il tavolo.

Il nodo è sempre il medesimo: l’articolo 18 e il sistema di ammortizzatori che anticipa lo stop alla mobilità riducendone la durata a 12-18 mesi al massimo, contro i 36-48 mesi di oggi. Secondo i sindacati ciò allargherebbe la platea di lavoratori senza sostegno in aumento con l’aggravante della riforma dell’età pensionabile. Le piccole imprese, dal canto loro, accusano l’aggravio sui contributi sulle loro spalle. Quelle grandi rimarcano che dovranno fare i conti con le ristrutturazioni aziendali a scapito della produzione. Insomma, l’out-out arriva da più parti e il Governo dovrà muoversi con cautela ma la Fornero rimane sicura sul suo punto: in un mercato del lavoro dinamico ‹‹c’é maggiore facilità di entrata e un po’ più di facilità di uscita››. Perché la parola chiave è ‹‹inclusione invece di segmentazione››, e questo ‹‹significa smantellare le protezioni che si sono costituite, che spesso sono state motivate da buoni principi ma che hanno implicazioni di conservatorismo molto forte fino alla difesa dei privilegi››.

Chantal Cresta

Foto || ansa.it

 

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