Lavanderia Germania: il paradiso della malavita è tedesco

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Roma – Per essere dei maestri di moralità e rigore, tali da sentirsi autorizzati a impartire lezioni a mezza Europa, i teutonici hanno un bel po’ di scheletri nell’armadio. Anzi, miliardi. Circa una cinquantina l’anno, proventi della malavita. Ricapitoliamo.

Ocse – L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), in collaborazione con il Financial Action Task Force (Fatf), ha monitorato e tentato di quantificare il valore e la qualità del malaffare nell’eurozona per stabilire quanto l’economia sottorranea illegale incida su quella legale. Settimane fa il risultato: la Germania è la prima “lavanderia” di denaro sporco attiva nel Vecchio Continente per un ammontare tutt’altro che risibile.

Dice Ocse: in Europa, tra prostituzione, traffico di droga, commercio di clandestini, tratta di schiavi, gioco d’azzardo ed estorsione, vengono fatturati circa 135 miliardi di euro illegali di proprietà della criminalità di ogni genere: cinese, italiana, dell’est, russa, araba, e quanto altro. Di questi illeciti, solo l’anno scorso, all’interno dei confini tedeschi, si sono ricavati tra i 43 e i 57 miliardi di euro, i quali sono stati “ripuliti” passando per attività regolari e reintrodotti nel circuito finanziario nazionale ed internazionale.

Capital&Co – La notizia non è da poco, tant’è che una delle prime voci ad indagare sul rapporto fu il Financial Times Deutschland il quale non mancò di confrontare i dati della lotta alla criminalità organizzata raggiunti nel 2011 dalla ridente Germania con quelli riscontrati da altri Stati Membri come l’Italia: laddove le nostre forze antimafia hanno recuperato circa 1,3 miliardi, oltre confine sono arrivati appena ai 170 milioni di euro, ovvero circa lo 0,5% del totale. Numeri pessimi che hanno generato la satira tagliente di un altro giornale economico transalpino, l’autorevole Capital, il quale si è scatenato contro il Cancelliere di ferro, Angela Merkel.

La lavanderia – racconta il Capital – solo nel 2011 ha fatto incassare al Paese dei rigoristi circa il 2% del Pil nazionale, sui 2mila 570 miliardi di euro assoluti.

La stima ufficiale è dell’Ufficio Federale di Statistica di Wiesbaden, i cui responsabili sono stati intervistati dal quotidiano italiano Libero e non hanno mancato di chiarire che è proprio in queste incredibili percentuali che si dovrebbe leggere lo strano rapporto che le autorità tedesche hanno nei confronti del malaffare che prolifera in casa loro.

Le norme teutoniche in materia di lotta alla malavita sono inadeguate e la responsabilità di ciò è da attribuire all’ex Cancelliere Helmut Kohl, il quale per favorire una più agile ripresa economica della Germania est dopo la caduta del muro ha permesso, virtualmente, ogni illecito nell’assenza di misure sufficienti a garantire il rispetto delle leggi. E la situazione non è migliorata né con il successore Gerhard Schöder né con Merkel perché pare che nei palazzi governativi, per anni, si sia steso un velo di silenzio sulla questione. La ragione non è solo rintracciabile nei benefici sul prodotto interno nazionale ma anche nel fatto che ammettere la diffusione della delinquenza sul territorio avrebbe dannaggiato la nomea di paese inflessibile con cui la Germania ama presentarsi nel mondo. Così si è preferito voltar lo sguardo altrove e la nazione è divenuta il “paradiso” dei mafiosi. Parola di Capital.

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Angela Merkel 

Il tutto si è riflesso sul corpo antimafia nazionale mal finanziato dal governo, composto di poche unità, male addestrato e soprattutto, non coordinato perché – afferma il capo della polizia criminale federale, Joerg Ziercke – in Germania i Land godono di autonomia della giustizia e delle attività di polizia che non desiderano subordinare ad altra autorità. Quindi gli illeciti si sono moltiplicati, il denaro è montato e il riciclaggio ha sistemato. L’economia globale ha fatto il resto. Capito questi federali di governo? Gratti il rigore e vien fuori il maneggione.

Racconta uno spassoso aneddoto della gioventù di Frau Merkel: a scuola, durante le ore di ginnastica in piscina, Angela non si buttava mai in acqua se non poco prima che suonasse la campanella. Minimo sforzo, massimo risultato. Non è cambiata. Quando lo scorso dicembre da Bruxelles sono arrivate voci di una Commissione chiamata a valutare e sanzionare la Germania causa mafia, la signora ha varato in fretta e furia una legge per “ottimizzare la prevenzione del riciclaggio”. Un’azione tanto veloce quanto sospetta. Al punto che in molti ritengono sia solo un tentativo maldestro di evitare multe salate alle soglie del voto elettorale del 2013. Malgrado tutto ciò, però, gli inaffidabili continuano ad essere gli italiani. Bislacca davvero questa Europa.

Chantal Cresta

Foto || capital.de; siriusnetwork.files.wordpress.com; wirtschaft.t-online.de

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