
La prima cosa bella, Virzì racconta l’amore per una madre nella natia Livorno
Torna sul grande schermo il cineasta livornese con una delle sue opere più complete, commoventi e riuscite
di Daniela Dioguardi
Agosto 1971. Mentre in tutta Italia si affollano lidi e spiagge per le tanto attese vacanze estive, a Livorno, in uno degli stabilimenti più noti delle città, davanti a un pubblico accaldato e plaudente si elegge Miss Pancaldi. Nel corso della manifestazione, il presentatore annuncia che la giuria ha deciso di aprire un’altra sezione di concorso riservata alla “mamma” più bella. A vincere il titolo è Anna Nignotti in Michelucci (Micaela Ramazzotti), donna ingenua e bellissima, moglie di un marito ultrageloso e madre degli amatissimi Bruno e Valeria.
L’episodio dell’elezione crea una crepa insanabile nei rapporti fra Anna e suo marito il quale non esita a trasformare in violenza i suoi irrefrenabili accessi di gelosia. Tale atteggiamento spinge la donna a fuggire definitivamente di casa con i suoi due figli in cerca di un rifugio più sicuro. Da questa scelta prenderà avvio una vera e propria avventura fatta di precarietà economica, continui traslochi, amanti reali e presunti che inciderà profondamente sulla vita dei due ragazzini soprattutto su quella di Bruno innamorato e geloso di una mamma di cui è una specie di “segreto fidanzato”. Col passare degli anni, il bambino, poi divenuto adolescente, arriverà a sviluppare un rapporto conflittuale con questa madre, spesso costretta a far leva sul fascino sortito sul genere maschile per andare avanti e garantire ai suoi figli un minimo di stabilità. Una situazione, questa, che spingerà Bruno a fuggire via dalla città natia, andando a influenzare per sempre il corso dell’esistenza del ragazzo, ritrovatosi, poi, uomo triste e inquieto, costretto a fare i conti con un inspiegabile vuoto interiore che nasconde, in realtà, un infinito amore inespresso. Quello stesso amore che, alla fine, lo spingerà, quasi involontariamente, alla riconciliazione nel momento in cui un male oscuro sarà inesorabilmente in procinto di portargli via l’amatissima madre.
Paolo Virzì torna sul grande schermo con un’opera bella e commovente ambientata a Livorno, la sua città di provenienza. Pur non essendo un film autobiografico, così come il regista ha esplicitamente dichiarato, La prima cosa bella, richiama in modo compiuto e mai retorico il background socio-culturale in cui il cineasta è cresciuto e si è formato: i mitici anni ’70 così come erano vissuti dalle migliaia di famiglie poco più che proletarie, culminanti nella frenesia delle assolate giornate d’agosto trascorse in spiaggia in un turbinio di sabbia, acqua e bagnasciuga. Erano quelli gli anni in cui canzoni nazional- popolari, fresche di vittoria sanremese, facevano da colonna sonora alle calde estati degli italiani che sognavano ruoli da figuranti accanto a un Marcello Mastoianni nei set estivi dei film di registi del calibro di Dino Risi.
Fra i maggiori meriti da riconoscere a Virzì, oltre a un’ottima sceneggiatura scritta con degni collaboratori come Francesco Boni e Francesco Piccolo, è quello che risiede nella scelta e nella direzione stessa degli attori cui vengono affidati personaggi corposi, ognuno con una psicologia ben delineata, al punto da poter definire La prima cosa bella un vero e proprio film corale.
Vincente risulta l’idea di dare alla bella e spumeggiante Micaela Ramazzotti e a Stefania Sandrelli rispettivamente il ruolo di Anna da giovane e da donna matura. Le due attrici riescono infatti bene, sia sul piano della fisicità che su quello della recitazione, a dare unicità e continuità a una figura femminile sensuale, solare ma anche profondamente umana.
Bravissimi Valerio Mastrandrea e Claudia Pandolfi nell’interpretare le mille sfaccettature dei personaggi di Bruno e Valeria da adulti, alle prese con il paradossale ruolo di figli ancora evidentemente avidi di premure e costretti, allo stesso tempo, ad “accudire e proteggere” la propria madre malata.
Insomma, La prima cosa bella è un film che arriva a toccare le corde emotive più recondite, costringendoci dolcemente a versare lacrime di commozione in un finale significativo ed evocativo che ha come protagonisti il mare e Bruno il quale, dopo infiniti indugi, vi sia abbandona come a voler riconciliarsi finalmente e definitivamente con sua madre Anna.
E’ da vedere sicuramente… a volte commuoversi fa bene…Scarica…
la colonna sonora poi… quanti ricordi….
Si, davvero un film da non perdere …. Virzì e tutti gli attori (piccoli e grandi) sono davvero bravissimi!
Condivido al 100% la recensione.
Un bel tuffo nel passato la colonna sonora.
Un buon cinema tutto italiano che lotta contro i kolossi USA da miliardi di dollari. Quando la qualità è inversamente proporzionale alla quantità.
Una grande emozione inaspettata; è un film attuale per i temi trattati e poi la grande forza di una madre ingenua, ma profondamente innamorata dei suoi bambini, ai quali prova a non far percepire le difficoltà. Bravo Virzì un gran bel film italiano.
Bellissimo. Ho ritrovato nella descrizione di Virzì della mamma Michelucci un pò del grande Almodovar di “Tutto su mia madre”. Esempi da imitare per il cinema americano.