
La moda incontra l’arte e il design: Massimo Crivelli presenta la sua nuova collezione “Cubic Couture”
Milano- Giovedì 22 settembre, lo stilista milanese Massimo Crivelli ha presentato al pubblico la sua nuova collezione “Cubic Couture” e, ad ospitare l’evento, è stato il noto Spazio Meritalia, luogo che in passato ha attratto architetti del calibro di Gaetano Pesce e Mario Bellini.
“La moda incontra l’arte e il design”: questo il titolo dell’evento, che appare perfettamente in sincronia con la nuova collezione, esempio di unione tra gioco e sperimentazione nel segno dell’alta moda. Da un lato, il gioco della pop art che ironizza uno stile dalle geometrie quasi ingegneristiche rendendolo immediato e iconografico e dall’altro la sperimentazione verso tessuti differenti, dai più preziosi al cellophane, al neoprene e ai riflessi del vetro di Murano per offrire le suggestioni di una nuova plasticità tridimensionale.
Lo stesso designer Crivelli ama definire le sue collezioni come “un dialogo con una donna di upper taste, orientata verso uno stile che cita il design d’avanguardia”.
Abbiamo deciso di approfondire il discorso con lo stilista, che con grande disponibilità e gentilezza, si è sottoposto al nostro “interrogatorio”.
Se le dico “Cubic Couture”, cosa mi risponde?
Questa collezione è l’espressione massima della continuità: non nasce da chissà quale spunto o folgorazione stagionale, si tratta infatti di un approfondimento del mio personale percorso nel mondo delle linee e dell’architettura. E’ una sfida sostenuta solamente dal desiderio di entrare e muovermi in questo mondo idilliaco di geometrie. E’, come sempre, una scommessa da un lato molto piacevole e dall’altro vincente, perché si riesce a tirar fuori dall’ingenerosità di una struttura quasi ingegneristica qualcosa di estremamente femminile, di gentile e se vuoi, anche di sexy.
Perché ha seguito questo percorso?
La mia collezione, la mia linea e il mio marchio sono la proiezione di me stesso, dei miei concetti e delle mie esperienze di vita. Il poter fare un lavoro in cui si esprime l’estetica che ognuno si porta dentro è una grande fortuna, ma si tratta chiaramente anche di una scommessa difficile perché non ti confronti con ciò che sembrerebbe essere la realtà o con ciò che si pensa la gente voglia. Ti confronti solo con quello che tu vuoi o meglio, con l’idea di una donna tua che tu vuoi vestire a tuo modo: ecco, in questo sta il piacere, l’esigenza e il perché di un approfondimento dei percorsi stilistici veramente personali.
Ha deciso di presentare la sua nuova collezione presso la Spazio Meritalia. Da che cosa è nata questa scelta?
Potremmo dire che tutto questo è nato per una congiunzione astrale. Innanzitutto questa scelta è scaturita dall’amicizia di lunga data con Daniela Javarone (presidentessa dell’Amal, Associazione milanese amici della lirica), una donna che ha grande spirito e voglia di ricerca, di modernità, oltre che gioia di vivere: se tu metti insieme tutto questo, ecco che scopri l’affinità con una donna speciale, con una grande personalità, in cui le diversità di carattere, magari solo apparenti, vanno a finire in questo crogiuolo intriso di spirito giovanile e voglia di sapere.
Detto questo, il tutto ci ha portato ad un’amica comune che è Vanna Meroni, proprietaria di questo spazio e non solo: con suo marito, Vanna rappresenta al meglio quegli industriali, uniche vere punte di diamante del motore italiano, che sanno tradurre con coraggio il design e se vuoi, l’arte, in realtà. Ecco, quindi, com’è nato questo bel trait d’union.
Come sai, prima di iniziare a creare una collezione, io guardo prima di tutto (e direi esclusivamente) a quello che succede nel mondo del design industriale, non bado alle tendenze o alle proposte della moda, insomma non guardo solo ai vestiti che per me sono un’espressione del design: ecco perché lo Spazio Meritalia è uno spazio ideale per me.
E devo dire che l’effetto sul pubblico è stato molto positivo: si vede dall’effervescenza che si respira in sala.
Ci sarà una continuità con questo trait d’union?
Prima di tutto, sicuramente si è creato un rapporto molto bello con le persone, con Vanna Meroni e suo marito per esempio, in cui si riesce a vedere la gioia nel fare questo lavoro: oggi pomeriggio, mentre sistemavamo il tutto, avresti dovuto vedere la loro passione nel curare i dettagli e la posizione degli oggetti, cosa che un imprenditore di successo si potrebbe pensare non faccia più, ma qui, in realtà, questa passione la riesci a vedere, a toccare. Ecco, questo è più o meno lo stesso spirito di sacrificio e passione che mi fa cucire un punto in più o tracciare una piccola geometria su un abito per essere davvero soddisfatto del mio lavoro.
Per quanto riguarda il futuro, non si sa cosa accadrà, ma sicuramente il mio legame col mondo del design (spero) continuerà ancora per molto tempo.
Le ripropongo una domanda che le ho fatto un anno fa: la moda milanese è ancora in crisi?
Come ti dicevo l’anno scorso, credo che molti miglioramenti non ci siano stati e, fino a quando non si uscirà dal circolo vizioso che soffoca il mondo della moda in questo momento, non si supererà questo periodo buio.
La crisi del concetto, delle idee e delle passioni c’è ovunque, c’è nell’economia in generale, figurati nella moda: non solo riconfermo quello che ti ho detto l’anno scorso, ma ne sono ancora più sicuro e rimango convinto del mio modo di affrontare il mio lavoro, del mio “isolamento” se vogliamo chiamarlo così. Ad esempio, ieri mi è stato comunicato che un travel magazine americano di grande diffusione, che ogni anno fa uno speciale su una Città straniera, nel numero che vede Milano protagonista ha inserito la nostra boutique di Via Camperio tra i negozi più esclusivi, quelli da consigliare, da ricercare. Ora, questo significa che l’esporre le proprie idee con passione e con la voglia di dare un messaggio veramente personale viene in qualche modo recepito e apprezzato.
Allora basta con una Milano che si ritorce su se stessa: con un sistema moda, un sistema economico, politico che si basa sullo sfruttamento della pochezza. Una struttura in stato comatoso, fatta di briciole di intelligenza, condannata persino dall’economia e dalla finanza mondiale.
Per quanto mi riguarda posso dire di essere faticosamente soddisfatto invece. Tra l’altro, per quanto riguarda il marchio, stanno per accadere alcune cose interessanti a livello internazionale, dimostrazione che, in giro, ci sono ancora intelligenza e capacità nel voler cogliere la qualità delle proposte e delle idee.
Ci dobbiamo aspettare grandi novità quindi?
Sì, ci saranno grandi novità, come l’apertura di boutique a livello internazionale, oltreoceano, entro breve. E questo significa che una proposta concreta di design, look e idee può far breccia ovunque.
Cosa mi aspetto per il futuro? Conferme, sempre e comunque.
Nadia Galliano
Foto || Massimo Crivelli