
La lezione di Curitiba alla Sicilia sui rifiuti
Dalla città brasiliana una lezione di politica pubblica applicata a costo zero attraverso una moneta locale
In Sicilia come ormai da tradizione il primo mese d’estate è caratterizzato da crisi nella gestione dei rifiuti. Quando gli espatriati siciliani o expat, come il penoso provincialismo italiano porta a chiamarli, tornano a casa, quando i turisti iniziano realmente ad affollare le coste, arriva il momento dell’anno in cui più i nodi della mala gestione vengono al pettine. Protagonista è da tempo immemore la Provincia di Palermo, dalla Carini della baronessa a Cefalù, passando dalla Bagheria delle ville. La provincia che fu è ormai città metropolitana con Palermo città che da quest’anno si è dissociata dalla tradizionale crisi dei rifiuti, alla quale però ha partecipato Messina con la sua provincia che comprende anche le Isole Eolie. Dei dissidi tra politici inefficaci e perditempo si è letto ovunque ed è davvero poco interessante riscriverne. Potrebbe essere d’aiuto trovare soluzioni. Eccone una che viene dal Brasile, esattamente dalla città di Curitiba, capitale dello stato del Paraná.
CURITIBA, LE FAVELAS E I RIFIUTI – Curitiba è attualmente la settima città brasiliana per abitanti, cresciuta demograficamente ad un ritmo serrato dai 142 mila abitanti del 1942 ai quasi due milioni di abitanti degli anni 2000. La crescita esponenziale portò Curitiba anche a far crescere le disparità economiche tra cittadini e si crearono le internazionalmente famose favelas, quartieri degradati con case fatiscenti e rifiuti ad ogni angolo. Nelle favelas infatti i camion della compagnia municipale di gestione dei rifiuti nemmeno entravano, data anche la stretta dimensione delle strade. Così, nel lontano 1971, il sindaco di Curitiba Jaime Lerner affrontò il problema, ben consapevole che oltre le criticità la città aveva due buone risorse: una produzione agricola variata e di qualità e un sistema di trasporto di autobus ben radicato anche se sottoutilizzato.
L’INGEGNO DELLA MONETA – Il trasporto pubblico e del cibo di qualità non erano solo due asset importanti ma anche bisogni non soddisfatti per la gran parte della popolazione che viveva in favelas. Il governo locale dal problema vide la soluzione: coniare una monetina. Questa monetina sarebbe stata data a tutti coloro che avrebbero portato i rifiuti differenziati in cassoni giganti, che noi chiameremmo isole ecologiche. Perché i cittadini delle favelas avrebbero dovuto volere questa monetina? Perché con questa ci avresti pagato il trasporto pubblico e del buon cibo. Il primo era acquisibile portando plastica e vetro e il secondo si otteneva in cambio di carta e cartone; per il trasporto pubblico la monetina era metallica, per il cibo era invece di plastica.
LA MOBILITÀ E CIBO COME BENI PRIMARI – Il Comune stipulò due accordi. Un accordo fu stretto con la compagnia privata che gestiva il trasporto pubblico. Questa avrebbe dovuto accettare queste monetine metalliche che avrebbe potuto scambiare al comune per reais. Dove avrebbe trovato i soldi il comune? Dai rifiuti riciclati vendute ai privati. In aggiunta, furono impiantate le nuove fermate chiuse nelle quali per entrare bisognava inserire al tornello reais o la famosa monetina, in questo modo l’autobus poteva aprire tutte le porte ed evitare possibili free riders, alias elusione dal pagamento. Inoltre il comune cambiò l’accordo di pagamento alla compagnia: il pagamento sarebbe avvenuto per il numero di km percorsi e non per il numero di biglietti staccati e per agevolarla l’amministrazione stanziò dei fondi per le corsie preferenziali. Il secondo accordo fu con gli agricoltori sparsi in tutte le periferie: questa moneta sarebbe stata scambiata al comune per reais veri.

Le tipiche linee bus con fermate chiuse di Curitiba, Brasile (c40-production-images.s3.amazonaws.com)
I RISULTATI E LA MORALE – Dopo mesi di studi, il progetto partì. Lo scetticismo iniziale fu distrutto dai fatti: i cittadini iniziarono a pulire interi quartieri da plastica, carta e vetro oltre che a riciclare i propri rifiuti. Dai cumuli di rifiuti nacquero parchi e il programma monetario fu esteso alle scuole per fornirle di materiale scolastico per studenti e professori. Secondo quello che scrive chi ha studiato il fenomeno, tra tutti il ricercatore, economista e trader belga Bernard Lietaer, 100 scuole hanno raccolto 200 tonnellate di spazzatura per 1,9 milioni di quaderni; secondo una sua stima 1200 alberi furono salvati. Più del 70% delle famiglie di Curitiba ha partecipato al programma, dai quartieri più poveri 11 mila tonnellate di spazzatura furono scambiate per un milione di monetine per il bus e 1200 tonnellate di cibo. Senza nessun mutuo acceso, senza nessun indebitamento pubblico, senza alcuna nuova tassa dal 1975 al 1995 il PIL di Curitiba è cresciuto del 75% in più rispetto allo stato di Paraná e del 48% in più rispetto al PIL brasiliano e il reddito pro-capite cittadino è cresciuto del 30%. Non si può sostenere che la ragione di questa bonanza economica fu soltanto dovuta all’entrata in scena della moneta ma è certo che questa influì parecchio. Insomma un successo in termini economici e sociali dato dalla buona volontà politica e da un’ottima idea dell’amministrazione che ha usato i rifiuti come risorse per rispondere a bisogni primari della gente. Tutto questo è stato attuato attraverso una moneta locale e complementare in nessun modo in competizione con il reais. Nel 1990 Curitiba vinse il più alto riconoscimento ambientale delle Nazioni Unite.
VOLONTÀ POLITICA – Questa storia insegna quanto il guardare oltre gli schemi e fare davvero l’interesse comune possa premiare una classe politica e una comunità tutta se solo si volesse. Perché senza tanti fronzoli ne i vantaggi garantiti a Curitiba, nella stessa ex Provincia di Palermo, il Comune di Isola delle Femmine, alle porte di Palermo (10% di differenziata) e a meno di 10 km dal disastrato Comune di Carini, ha eliminato i cassonetti e raggiunto il 66% di raccolta differenziata superando gli obiettivi di legge e garantendo così una riduzione della Tari ai propri cittadini. Un altro esempio di buona pratica arriva da Castelbuono, comune montano della Città metropolitana di Palermo, nella quale la differenziata dal 2007 si fa con gli asini. Insomma, quello dei rifiuti in Sicilia non è un problema irrisolvibile. Sembra proprio essere arrivato il tempo di applicare nuovi strumenti che in Brasile cari lettori si applicano dagli anni 70’.
Domenico Pellitteri