
La leggenda del cacciatore di vampiri: alternativo storico che affascina
Si chiama alternativo storico e semplicemente tratta di universi reali fusi attraverso concettualità fantasy, horror o sci-fi che mischiandosi danno vita ad un universo parallelo accolto sostanzialmente dalla mente del fruitore come connubio capace di donare forza alla storia e nuova linfa all’irreale.
Nel mondo cinematografico questo sottogenere non è molto utilizzato (almeno per quanto riguarda l’uso di personaggi storici), soprattutto se in stile horrorifico, ma qualche pellicola, a volte anche di buona efficacia, la possiamo riscontrare, per spiegarvi quale sia il motore del nuovo lavoro di Timur Bekmambetov, La leggenda del cacciatore di vampiri. Independence Day con il presidente degli Stati Uniti che guida l’attacco aereo contro la base aliena, Dracula dove Vlad III di Valacchia viene legato al mostro notturno creandone la leggenda, Hugo Cabret dove nell’adolescienziale mondo della pellicola viene scomodato il padre dei trucchi cinematografici George Melies o ancora tutti i film di stampo epico o medievale, dove la magia è parte integrata del film e difficile da scindere.
Trovarsi di fronte ad un capostipite della democrazia americana e per estensione mondiale come Abramo Lincoln, alle prese con una guerra personale contro feroci vampiri, diventa di difficile adattamento, ma facile di conseguenza portare il dito a offesa di un film che sembra sbagliato già da principio. Sapevamo che all’epoca la caccia alle streghe, vere o finte che fossero, era una pratica diffusa anche dallo stesso Lincoln, ma di succhiasangue nel contesto americano non si parlava quasi mai, se non fosse per la settima arte che ha esteso proprio da Dracula questo mostro biancastro e assetato. Però, se si guarda più in profondità la pellicola del regista russo, ci si trova di fronte ad un ibrido filmico di buon effetto, dove il ritmo non è sacrificato e il presidente che lotta contro i vampiri è stranamente poco disturbante. Una mistura efficace di intenti e generi che si fondono con maestria nel processo cinematografico, anche se qualche volta zoppicando vistosamente, ma riprendendosi subito dopo.
La vicenda si colloca precedentemente al 1946, data in cui Lincoln avviò la sua importante carriera politica. Quando era ragazzo infatti la sua vita venne sconvolta dalla morte della madre, uccisa violentemente per mano di un essere che verrà poi etichettato come vampiro. Il dolore è tale da costringerlo ad iniziare una personale battaglia contro quei mostri succhiasangue che in seguito scopre essere da tempo parte integrante del mondo umano, abili delatori che si mimetizzano tra la gente. Lincoln (interpretato da Benjamin Walker) dovrà dare fondo non solo alla sua proverbiale volontà, ma anche ad una forza nascosta, imbracciando un’ascia da boscaiolo e addestrato dall’amico che si rivelerà per la sua natura vampiresca. La lotta del singolo contro un mondo oscuro e di difficile comprensione si fonde con il nuovo cambio d’identità della nazione a stelle e strisce.
Bekmambetov è al suo secondo film in territorio straniero, portato grazie al successo de I guardiani della notte e suggellato dall’hollywoodiano Wanted, ottimo connubio di azione e dialoghi efficaci, con un protagonista all’altezza della situazione. Questo film non è certo di facile fattura, ma il regista russo ha dimostrato di sapersi destreggiare con grandi budget e ha confezionato un’opera che, nonostante le falle evidenti, finisce per stupire lo spettatore attraverso la fusione della realtà storica con un horrorifico mondo di vampiri, generando così un lungometraggio dal ritmo coinvolgente, dalle trovate interessanti e dall’ambientazione fedelmente trasfigurata.
Una pellicola certamente di dubbia cornice, ma dall’anima stranamente accattivante.
Andrea Bandolin