
La Grecia in crisi vende ai russi
Atene – Una crisi che sembra non dover finire mai – a quanto pare il 2013 sarà ancora peggio dell’anno che sta per terminare – sta mettendo a dura prova il popolo greco, sempre più povero e con sempre meno prospettive, soprattutto a causa delle politiche di austerity chela Troika – composta da Fondo monetario internazionale, Banca centrale europea e Unione Europea – ha imposto all’Ellade.
La Grecia in crisi non può che puntare sugli investitori stranieri per prendere un po’ di fiato e a rispondere alla chiamata sono alcuni magnati russi, soprattutto perché da un paio d’anni la Russia cerca di stringere un forte legame con la Grecia, non contenta del fruttuoso – e privilegiato – rapporto con Cipro, nel tentativo di estendere la propria presenza nel Mediterraneo.
A incoraggiare la presenza Russa nella Grecia in crisi ci ha pensato, in realtà, la stessa Troika: le politiche di privatizzazione suggerite ad Atene hanno reso “interessanti” diverse proprietà, come per esempio il porto di Salonicco, infrastruttura marittima di notevole importanza strategica perché risparmierebbe ai russi il dispendioso passaggio dallo stretto dei Dardanelli, sotto controllo turco. I russi hanno mostrato interesse anche per l’Ose – l’ente che gestisce le ferrovie greche e che sarebbe acquisito dalla Rzhd, colosso monopolista delle ferrovie russe – e perla Depa – la società statale che si occupa della fornitura di gas naturale corteggiata dalla Gazprom – ma il fatto che un investitore russo abbia acquisito le quote di maggioranza della Dodoni – l’azienda statale leader nella produzione ed esportazione della Feta Igp – la dice lunga.
La Grecia in crisi è a metà strada tra l’aria stantia e soffocante dell’Europa e quella fresca e aperta della Russia, disposta a stringere diversi affari con Atene e a incrementare il flusso di capitali verso l’Ellade: la Camera di commercio di Mosca ha promosso lo slogan «Riposati in Grecia, aiuta la Grecia», per incoraggiare gli investimenti e ricordare le enormi opportunità che la regione offre.
Creta, Corfù, Patmos, Mykonos, Evia sono le sono le zone di maggiore interesse per piccoli investitori, ma, soprattutto, per i grandi magnati con a disposizione enormi cifre di denaro da investire in transazioni rapide e off shore.
Il mercato immobiliare in calo, le politiche di privatizzazione e la forza turistica della Grecia attrae non poco gli investitori sovietici: «I russi hanno la fama di duri negoziatori e fiuto per gli affari, approfittano della depressione del mercato e comprano a prezzi inferiori del 30% rispetto al valore reale; fino ad ora hanno comprato otto alberghi» ha dichiarato il presidente dell’associazione albergatori di Chalkidiki.
Del resto il turismo russo in Grecia è in crescita: nel 2010 i visitatori erano 300 mila, nel 2011 1,7 milioni; circa il 10% dei turisti è un investitore e lo scorso anno sono state registrate 31 mila transizioni nel settore dell’immobiliare vacanziero, per un totale di un miliardo e mezzo di euro. Come se non bastasse gli investitori russi dirottano il flusso turistico dalle aree dell’ex Unione Sovietica alle regioni settentrionali della Grecia.
Vantaggio economico e strategico, affinità religiosa e clima mite stanno favorendo l’avvicinamento di Mosca e Atene, avvicinamento che nel breve periodo non mancherà di destare preoccupazioni trai vertici della Troika.
Francesca Penza