
La crisi spagnola in termini reali
Mentre la Spagna sta ancora negoziando i termini del prestito di 100 miliardi di euro richiesto all’Europa per rifinanziare il sistema bancario del Paese, gli effetti sull’economia reale si fanno sentire sempre più. Non è più solo questione di aumento dello spread, infatti né la richiesta di aiuti, né gli accordi dell’Eurogruppo sono riusciti a bloccare la costante crescita del differenziale dei Bot spagnoli.
I problemi da fronteggiare riguardano ormai da molto vicino la popolazione e le necessità primarie di servizi basilari: per un Paese democratico e con un’economia grande come quella spagnola, un continuo taglio dei servizi base alla popolazione significa perdere molto di quello che si è guadagnato negli ultimi decenni, con un grosso passo indietro verso periodi storici bui che certamente non rendono giustizia a uno dei principali Paesi dell’Unione Europea.
Oltre al continuo aumento della disoccupazione – con quella giovanile pari ormai al 50 percento – uno dei settori che più risente dei tagli dovuti e voluti dal governo è la sanità che mai come oggi è in sofferenza. Tutto il comparto sanità negli ultimi tempi ha dovuto affrontare tagli sostanziali di budget che si sono trasformati in tagli al personale, ai posti letto e, addirittura, alla fornitura di medicine per le cure dei pazienti.
Se il principale ospedale spagnolo, situato a Madrid, ha dovuto tagliare i posti letto da 1600 a 1000, per ovvie policy di budget, è ancora più grave la situazione nelle zone dell’entroterra dove gli effetti della crisi sono devastanti: caso eclatante quello dell’ospedale Virgen de la Luz di Cuenca, nell’entroterra della regione della Mancha, dove a due pazienti malati di cancro è stata rifiutata la cura per mancanza del farmaco base per il trattamento poiché la casa produttrice Roche ha dismesso la distribuzione del farmaco per l’ospedale Virgin de la Luz a causa dei conti non saldati da più di un anno e mezzo.
I pazienti colpiti da tale grave mancanza organizzativa da parte dell’apparato sanitario nazionale e locale sono riusciti ad ottenere la cure solo dopo 24 ore di attesa grazie a un prestito del medicinale per il trattamento del cancro da un altro ospedale. Nel frattempo Roche tramite un comunicato ha fatto sapere che il debito è stato saldato e che il servizio di fornitura è già stato ripristinato. Ma la situazione è ben lungi dall’essere risolta.
Le circostanze di estrema delicatezza sono il frutto di un’inefficienza del sistema sanitario spagnolo che ha portato al taglio del budget da parte di tutti gli istituti facenti parte del sistema. Il governo ha promesso infusione di nuovi capitali solo a fronte di un taglio della spesa di almeno 7 miliardi di euro. Ma a detta di molti tra addetti ai lavori e pazienti serpeggia il timore che questo drastico taglio possa non bastare, la situazione rischia di non cambiare.
Infatti anche se si riuscisse a ripagare l’enorme debito accumulato, visto l’elevato fabbisogno di fornitura farmacologica, si rischierebbe dopo poco di ricreare novo debito con le case produttrici. Il problema messo in luce dalla crisi è
strutturale e di radicata inefficienza. Il sistema sanitario non solo spagnolo, ma dell’Europa intera, nella sua definizione classica basato sul principio garantista della sanità per tutti sembra debba essere rivisitato, sopratutto nella sua centralità statale che spesso è la fonte principale della creazione del deficit del sistema con redistribuzione non coerente e sprechi sostanziali.
L’ospedale di Castillon, altro istituto in difficoltà per i tagli, per rientrare nel budget di 85 milioni di euro e tagliare ulteriori 3 milioni ha congelato gli stipendi, non ha riassunto altri medici per rimpiazzare quelli in uscita per pre-pensionamento, ha tagliato gli stipendi del 20 percento del management e addirittura montato pannelli solari sul tetto per tagliare la spesa dell’elettricità. Nel breve periodo questa è vista come unica soluzione per ripianare i debiti sulle forniture basilari dell’ospedale che ha in alcune circostanze toccano 1 anno e mezzo di ritardo nei pagamenti.
I sacrifici richiesti a tutto il comporto sanitario non è indifferente. Il pacchetto di politiche per il taglio della spesa pubblica varato dal primo ministro Rajoy vede un aumento delle ore di lavoro per dottori e infermieri e un taglio degli stipendi che ha causato immediatamente scioperi e tensioni.
L’Organizzazione mondiale della sanità ha messo in luce un dato importante. La Spagna spende meno in termini procapite per la sanità rispetto agli altri principali Paesi europei e ciò secondo l’Organizzazione mette in evidenza un problema sistemico della sanità in tutta Europa, ove non si può garantire più il servizio sanitario gratuito a tutta la popolazione, ma solo a una parte di essa, quella con meno possiblità economiche.
Gli interni al sistema sanitario spagnolo comprendono la gravità della situazione e capiscono l’urgenza di sacrifici da compiere per evitare altri tagli di fornitura da parte delle società farmaceutiche, aumentare l’efficienza, diminuire gli sprechi ed evitare di mantenere i pagamenti delle forniture in stand-by per per quasi 2 anni: a quel punto non si potrà che accusare l’organizzazione stessa dei diversi mal funzionamenti e della carenza di medicine per i pazienti.
Si pensi all’aeroporto costruito proprio nell’area di Cattellon: costato 150 milioni di euro, non ha mai visto un aereo atterrare o decollare, tanto meno un passeggero. E si notino, invece, le ristrettezze in cui gli ospedali della stessa area rurale si trovano a discapito dei pazienti. A riguardo il novellista spagnolo Elvira Lindo ha espresso il suo disappunto spiegando che in Spagna si è speso quello che non si aveva per il superfluo e ora stanno tagliando ciò che è essenziale per il Paese.
Antonio Tiritiello