La crisi immobiliare risveglia la solidarietà spagnola

Madrid – Nello scenario della crisi economica globale, emerge con particolare drammaticità la situazione spagnola che vede non solo una crisi bancaria e del debito pubblico, ma anche del lavoro e, in misura ben peggiore, del diritto alla casa.

A fronte di un numero sempre crescente di sfratti ordinati con cadenza quotidiana – almeno 150, ma il numero non comprende quelli eseguiti senza che ne siano informate le forze dell’ordine, poiché i cittadini preferiscono andar via autonomamente – i cittadini già in rivolta per i forti tagli attuati dal governo popolare di Mariano Rajoy si sono riuniti in un nuovo assembramento solidale che prende il nome di Plataforma de Afectados por la Hipoteca (Pah), ovvero tutti coloro la cui vita è stata influenzata – purtroppo in negativo – dall’impossibilità di far fronte ai mutui.

Avvocati che accettano di lavorare in maniera gratuita e volontaria, semplici cittadini e vittime della cupidigia bancaria che non conosce limiti riuniti per una molteplicità di lodevoli scopi: sensibilizzare la popolazione sul fenomeno degli sfratti e bloccarli, così da dare ai malcapitati la possibilità di trovare alloggi provvisori qualora il provvedimento sia reso esecutivo e promuovere un’iniziativa legislativa popolare che affronti il fenomeno in modi differenti, agendo con modifiche mirate al Codice di procedura civile.

In primis (modifica dell’art. 693) l’indennità di retroattività delle ipoteche, in altre parole la possibilità per lo sfrattato la cui casa sia messa all’asta di accedere anticipatamente all’asta stessa e riacquistare la proprietà definitiva dell’immobile attraverso il pagamento del debito garantito.

In secondo luogo (modifica dell’art. 675 bis) il blocco dello sfratto qualora sia colpita dal provvedimento l’abitazione dove risiede abitualmente il debitore, e quando questo sia impossibilitato a ottemperare ai doveri contratti per motivi indipendenti dalla sua volontà – e dunque, nel caso specifico, per perdita del lavoro per motivi economici – e infine, il collegamento diretto dell’importo dell’affitto o del mutuo alle rendite mensili del contraente, in misura massima del 30 percento.

Le modifiche potranno essere presentate all’esame del Parlamento solo dopo aver raccolto 500.000 adesioni entro il 18 novembre prossimo, obiettivo che appare facilmente raggiungibile visto il crescente malcontento della popolazione spagnola per una situazione che, in certi casi, rasenta scenari da avanspettacolo, come per esempio lo sfratto di un uomo di 84 anni, evitato in extremis grazie all’azione del movimento Pah e degli aderenti del 15-M, il ramo iberico degli indignados.

L’aumento esponenziale dei casi di sfratto è l’effetto più diretto del drastico calo dell’occupazione in Spagna, con un tasso di disoccupazione – caso unico all’interno dell’Unione Europea, se si esclude la Grecia – stabilmente oltre il 20 percento, livello che sale fino al 49 percento se viene presa in considerazione la fascia 18-35 anni.

Il lavoro è comunque un problema che da molti anni affligge Madrid: l’alto tasso di disoccupazione strutturale, dovuto principalmente agli alti costi sociali per ogni lavoratore e a specifiche situazioni socio-economiche, ha costituito sin dal 1990 una base di disoccupati stimata all’8 percento. A questo, si aggiunge la disoccupazione congiunturale che è ovviamente collegata allo scoppio della bolla immobiliare degli ultimi anni, che ha raddoppiato il livello di non impiegati dall’11 percento del 2008 a quasi il 25 percento del 2012.

La situazione varia secondo le comunità autonome prese in oggetto, ma i dati restano comunque preoccupanti. Se a fine 2011 i Paesi Baschi erano il paese con minor tasso di disoccupazione (di poco inferiore al 12 percento), Andalusia e Canarie viaggiavano sopra il 29 percento.

Proprio l’Andalusia è uno dei centri nevralgici del settore minerario, sempre più al centro delle proteste dei lavoratori che contestano energicamente – spesso con episodi violenti che hanno macchiato di sangue Puerta del Sol – la decisione del governo di chiudere i comprensori minerari per l’estrazione del carbone, in un’ottica di riforma del lavoro e di modificazione in senso ecologista dell’accesso alle fonti energetiche.

La situazione generale è, dunque fortemente critica, e l’aumento delle imposte dirette sui consumi, accompagnata al taglio della ricchezza – via le tredicesime a tutti i dipendenti statali – contribuisce a creare un clima incerto dove aumentano quotidianamente le rinunce, ma alla casa, quella no, gli spagnoli non vogliono e non possono rinunciare, e lo stanno dimostrando.

Stefano Maria Meconi

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