‘La bellezza è un malinteso’ di Sandrone Dazieri – Libri al rogo

'La bellezza è un malinteso' di Sandrone Dazieri è il libro al rogo del mese di Luglio: una storia che ripesca il Gorilla in un revival senza emozioni

Sandrone Dazieri

La bellezza è un malinteso – l’autore e un dettaglio della copertina (www.archivio.grazia.it)

Il libro al rogo di questo mese è La bellezza è un malinteso di Sandrone Dazieri, pubblicato per la prima volta nel 2010 da Mondadori nella collana «Strade blu» e poi riedito in edizione tascabile nel 2011 nella collana «Piccola biblioteca». Si tratta del quinto episodio che ha per protagonista il Gorilla, storico personaggio noir creato dall’autore nel 1999 con il romanzo Attenti al Gorilla pubblicato sempre con Mondadori e portato da Claudio Bisio sul grande schermo nel 2006 con il film La cura del Gorilla. Detective privato con la prerogativa di avere una doppia personalità,  Sandrone è romantico e goffo nei panni dell’identità dominante, mentre diventa razionale e violento quando prevale il Socio, lato oscuro che emerge ogni volta che il protagonista perde conoscenza, per sonno o svenimento. Nei primi quattro romanzi della serie, conclusasi in prima battuta nel 2005 e caratterizzata da una narrazione ironica e realista, entrambe le identità sono costantemente decisive nel risolvere le indagini nelle quali l’investigatore si trova coinvolto, a seconda di quanto richiesto dalla situazione.

LA TRAMA – Il Gorilla, cinque anni dopo l’ultima avventura, è cambiato profondamente: si è sposato, ha abbandonato le indagini cruente nelle quali emergeva il suo lato violento e lavora come investigatore privato per le assicurazioni. Durante una di queste inchieste, Antonio Davico, sospettato di piccoli furti interni a un’azienda, si toglie la vita gettandosi sotto la metropolitana. Il Gorilla si sente responsabile di quanto accaduto, ma questo da solo non basterebbe a risvegliare in lui l’antica voglia di scavare in una storia all’apparenza banale: quella di un uomo che rischia il posto di lavoro si suicida per la disperazione.

IL RITORNO – Ma quando la misteriosa Betty mostra al protagonista il filmato del suicidio, il Gorilla sente che qualcosa non torna, fiuta l’odore del sangue e si lancia in un’inchiesta pericolosa, dove il Socio dovrà tornare con tutta la sua carica violenta e cinica: chi è la ragazza che abbraccia e parla con Davico pochi istanti prima del tragico gesto? Chi è Betty e cosa sta cercando da lui? Infine, qual è il collegamento tra il suicidio, i suoi protagonisti e il furto di un’opera d’arte di Damien Hirst, The beauty is a misunderstanding? Sandrone non sa resistere e cerca di rispondere a tutte queste domande tornando al metodo che gli è proprio: aggredire la storia anima e corpo, senza sapere bene dove lo porterà, lasciando libero il Socio quando arriva il momento di mettere in ordine i pezzi del puzzle e di usare la violenza.

Sandrone Dazieri

Claudio Bisio nel film ‘La cura del gorilla’ del 2006 (worldpaytv.blogosfere.it)

IL PERSONAGGIO  – Nessun appassionato di romanzi noir può legittimamente sostenere che Sandrone Dazieri non sia un maestro del genere, né che il Gorilla non sia un personaggio cult della letteratura contemporanea. Anche in questo caso l’autore cremonese fornisce un’ottima prova per quanto concerne l’azione e la suspance tipiche della sua narrazione. Ma per quanto riguarda il protagonista, la sensazione che lascia è quella di un malinconico revival di cui nessun appassionato sentiva la necessità: il Gorilla non è più quello dei primi romanzi. La violenza del Socio è troppo spinta per essere giustificabile e priva di quel distacco ironico e di quel senso di giustizia che permeava i primi quattro romanzi. Non solo questo: il finale, che qui in ogni caso non sveliamo, sembra avere la volontà di chiudere finalmente la vicenda umana di un personaggio amato dai lettori, ma lascia in realtà un retrogusto triste e quasi patetico, rendendo le ultime pagine del libro inutili e persino dolorose per chi ha amato il Gorilla per la sua follia.

LO STILE – Questo salto di tempo e di qualità si riverbera anche nello stile. Sandrone Dazieri nei primi romanzi, pur mantenendo una narrazione realistica e spesso cruda, non aveva mai rinunciato a situazioni grottesche, surreali e talvolta esilaranti, anche grazie all’abile utilizzo di battute ironiche inserite al punto giusto per spezzare la tensione della storia. In questo romanzo tali situazioni non esistono e le parentesi che vorrebbero svolgere la suddetta funzione di rottura non riescono a sortire l’effetto sperato, lasciando anzi la sensazione che questa storia non sia frutto di vera ispirazione, ma di una forzatura, editoriale o meno.

In conclusione, il messaggio che lascia questo romanzo, peraltro scorrevole e ben raccontato, è quello triste e malinconico di una storia e di un finale che avrebbero potuto essere risparmiati a chi ha amato il Gorilla nella sua versione più ironica e originale. Per dirla con Francesco Guccini, «non bisognerebbe mai ritornare. Perché calcare i tuoi vecchi passi? Calciare gli stessi sassi?». Soprattutto quando una storia ha esaurito la sua forza e le sue idee.

Daniele Leone
@DanieleLeone31

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