
L’urlo di una donna di Teheran vince il World Press Photo
di Silvia Nosenzo
Uno scatto rubato nella notte di Teheran racconta le emozioni e il dolore di migliaia di donne iraniane, e fa vincere il prestigioso premio fotografico World Press Photo a Pietro Masturzo
“L’arte è bellezza, e la bellezza è verità”, scriveva Keats in una sua poesia, e mai come in questo caso l’arte malinconica ed emozionante di un’istantanea ha confermato tale affermazione.
Venerdì 12 febbraio, il ventinovenne fotografo napoletano Pietro Masturzo ha vinto ad Amsterdam il più prestigioso premio fotogiornalistico a livello mondiale: il World Press Photo, giunto alla sua cinquantanovesima edizione.
La sua foto racconta una storia: era il giugno 2009, e l’Iran era scosso dalle proteste contro la conferma dell’elezione alla carica presidenziale di Mahmud Ahmadinejad. In quegli stessi giorni, Neda, una giovane studentessa, era stata uccisa dai miliziani dei Guardiani della Rivoluzione. Masturzo si trovava proprio in Iran, perché come lui stesso ha spiegato, voleva documentare le emozioni, le paure ma anche le speranze della gente di Teheran. Eppure, poiché era stato arrestato dalla polizia iraniana insieme ad altri giornalisti freelance qualche giorno prima, per ragioni di sicurezza era stato costretto dal suo interprete a rimanere in casa e a non scendere più per strada a scattare foto. Così, dal tetto della sua abitazione, in una calda e silenziosa quanto irrequieta notte di Teheran, ha fatto una serie di scatti, di cui uno è stato quello premiato.
“Non ricordo il giorno preciso in cui l’ho scattata, è stato poco dopo le elezioni in Iran, nel giugno 2009″ - ha raccontato con emozione il fotogiornalista. “A Teheran la popolazione era in fermento dopo la vittoria di Ahmadinejad e le proteste per i sospetti sui brogli elettorali erano all’ordine del giorno. Intanto che i giovani iraniani dell’Onda Verde organizzavano il movimento online, molti iraniani e soprattutto parecchie donne ripetevano l’usanza introdotta da Khomeini durante la rivoluzione di trent’anni fa: salire sui tetti a un’ora precisa e gridare al cielo, tutti insieme, Allah è grande, morte al dittatore. Lo stesso slogan lanciato giovedì dai giovani dissidenti in occasione dell’anniversario della rivoluzione islamica del 1979“.
Poi ha aggiunto: “E’ quello che accade: ogni sera alle dieci tutta la città è pervasa da un canto corale. Fotografare quelle donne è stato difficile. Grazie a delle persone del luogo, le stesse che mi hanno raccontato la storia della canzone al cielo, sono riuscito a salire su un tetto. Era buio pesto, l’unica luce era quella della luna. Le donne che si vedono nell’immagine sono scappate subito dopo[...]tutti hanno una paura tremenda di essere riconosciuti. E’ stato un momento davvero emozionante”.
Ayperi K. Ecer, vicepresidente Reuters per le immagini e membro della giuria, ha commentato così la vittoria della foto di Masturzo: “Lo scatto raffigura l’inizio di qualcosa, l’inizio di una grande storia”. E hanno aggiunto Guy Tillim e Juror Edwards: “Le grida di una donna che possono esistere solo di notte nei tetti, rispondono al bisogno di entrare nel profondo, mostrando non quello che già sappiamo, ma questo bisogno stesso che è la necessità di capire i fatti, attraverso l’immagine”.
Che dire di più? L’abilità e il genio del fotografo sono state capaci di raccontare meglio di qualsiasi parola i sentimenti di migliaia di donne che, sprovviste di ogni cosa, futuro, libertà, e speranza, hanno ancora la forza di sollevare la loro voce, manifestando una volontà che non è ancora stata distrutta e che non cederà.