
J.D. Salinger, “Nove racconti”

J.D. Salinger, Il giovane Holden
Pubblicata negli Stati Uniti nell’aprile del 1953, “Nove Racconti” è l’opera più famosa di J.D. Salinger dopo “Il giovane Holden”, suo indiscusso masterpiece. Il volume raccoglie nove racconti, scelti tra quelli che erano stati precedentemente pubblicati sulla rivista New Yorker. Osannato dalla critica, fu al tempo stesso un successo di vendite.
La raccolta si apre con il racconto “Un giorno ideale per i pesci banana”: si tratta di uno dei racconti più famosi dell’autore, manifesto ideale della sua scrittura, caratterizzata da dialoghi estremamente realistici e da un macabro senso dell’umorismo e della satira. Altro tratto comune a tutti i racconti è il forte uso del simbolismo e l’ambiguità dei personaggi e delle situazioni, che sfociano spesso in finali dalle molteplici interpretazioni.
Il racconto vede come protagonista Seymour Glass, membro dei Glass, la fittizia famiglia newyorchese dell’alta borghesia, i cui membri sono al centro delle vicende della maggior parte degli scritti di Salinger. Sono ben tre infatti le storie delle raccolta che hanno come protagonisti i membri della famiglia, i quali ritornano anche nelle due opere successive di Salinger, “Franny e Zooey” e “Alzate l’architrave, carpentieri e Seymour. Introduzione”, uscite in volume rispettivamente nel 1961 e nel 1963. Queste due pubblicazioni chiudono di fatto la carriera del riservato scrittore americano, che si ritirerà a vita privata continuando a scrivere, senza tuttavia pubblicare più nulla.

Nove Racconti
Tornando alla raccolta, forse il racconto meglio riuscito è “Per Esmè: con amore e squallore”. Venticinque pagine toccanti che raccontano l’incontro, alla vigilia dello sbarco in Normandia, tra un giovane sergente e una ragazzina di nome Esmè. Il mondo degli adulti in guerra e dei bambini ancora innocenti si scontrano in un dialogo delicato e stilisticamente impeccabile. Il ricordo di Esmè è per il giovane soldato un modo per superare le atrocità quotidiane della guerra e le sue conseguenze, in un simbolico confronto tra la purezza del mondo dei bambini e la perdita di innocenza degli adulti, quanto mai visibile in un periodo dove morte e distruzione regnavano sovrane incontrastate.
Da menzionare anche “Teddy”, racconto conclusivo che presenta la storia di un bambino prodigio, impegnato in una discussione filosofica e religiosa con un giovane studente universitario: ci troviamo di fronte a un’altra piccola gemma di realismo, conclusa da un finale totalmente ambiguo,che si apre alle interpretazioni più disparate.
Un libro consigliato a tutti gli amanti della letteratura con la “L” maiuscola: il sapiente uso dei dialoghi, la prosa eccezionale e le tematiche più disparate fanno di Nove racconti una perla da conservare nella propria libreria personale, nello scaffale dei classici del ‘900.
di Alberto Staiz