Italicum: quando Napolitano diceva ‘non si può tornare indietro’

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foto: media.polisblog.it

Era l’aprile del 2015 e, come potete leggere a questo link che rimanda all’agenzia Ansa, l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, parlando dell’italicum, dichiarava: “Non si può tornare indietro (…) disfare quello che è stato faticosamente costruito, elaborato, discusso in questi mesi. Guai se si piomba in un ricominciamo da capo”. Poche ore fa, il 20 luglio 2016, lo stesso ex Capo dello Stato Giorgio Napolitano è tornato ad esprimersi sull’italicum durante un’intervista per Il Foglio. Ma lo ha fatto in maniera decisamente diversa: “Una revisione del sistema elettorale credo sia da considerare, nel senso di non puntare a tutti i costi sul ballottaggio, che rischia, nel contesto attuale, di lasciare la direzione del paese a una forza politica di troppo ristretta legittimazione nel voto del primo turno”. I maligni dicono che il cambiamento d’opinione di Napolitano sia dovuto al fatto che, secondo i sondaggi, il Movimento 5 Stelle batterebbe il Partito Democratico proprio al ballottaggio che l’attuale senatore a vita vorrebbe eliminare. Mai come in questo caso vale una famosa frase di Giulio Andreotti: “A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.

Sia chiaro, l’italicum avrebbe bisogno eccome di essere parzialmente modificato. Ma le modifiche non devono essere pensate appositamente per impedire a questa o a quella forza politica di vincere. Ad esempio, bisognerebbe abolire il capolista bloccato. La Corte Costituzionale, spiegando le ragioni per cui aveva bocciato il porcellum (che prevedeva il listino bloccato) spiegò: “Le condizioni stabilite dalle norme censurate sono tali da alterare per l’intero complesso dei parlamentari il rapporto di rappresentanza fra elettori ed eletti. Anzi, impedendo che esso si costituisca correttamente e direttamente, coartano la libertà di scelta degli elettori nell’elezione dei propri rappresentanti in Parlamento, che costituisce una delle principali espressioni della sovranità popolare e pertanto contraddicono il principio democratico, incidendo sulla stessa libertà del voto”. Inoltre, se si volessero fare delle riforme serie all’italicum, bisognerebbe subito abrogare la parte in cui si permette ai capolista di candidarsi fino ad un massimo di 10 collegi diversi.

Ma il fatto che alle forze politiche interessi fare una buona legge elettorale senza stare a pensare ai propri tornaconti è quantomeno dubbio.

Giacomo Cangi

@GiacomoCangi

foto: media.polisblog.it

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