
Italia sempre più mafiosa
Aggiunto da SabinaS il 04/12/2010.
Tags della Galleria Cronaca, Politica, Primo piano
Tags: 'ndrangheta, anm, antimafia, campania, Censis, cosa nostra, criminalità organizzata, Gasparri e Cicchitto, Gianni Versace, Giovanni Conso, Giuseppe Di Bella, Ignazio Cutrò, L'Ora, Laura Garavini, Lazio, Lea Garofalo, Lombardia, Mafia, magistratura, Mara Carfagna, Marcello Dell'Utri, Mauro De Mauro, Milano, napoli, nicola cosentino, Palamara, palermo, pdl, Piemonte, Pietro Grasso, puglia, Rimini, Rita Borsellino, roma, senato, Sicilia, Silvio Berlusconi, Spatuzza, Totò Riina, trattativa tra Stato-mafia, Valeria Grasso, Vito Ciancimino
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Palermo, Milano – La mafia non esiste. Sono in tanti a volerlo credere e a sminuire l’importanza del fenomeno. Ma gli ultimi dati del Censis, presentati a Roma nel Rapporto 2010 sulla situazione sociale del Paese, dimostrano che in Italia la mafia esiste ed è sempre più forte. Sono infatti aumentati i comuni che presentano infiltrazioni mafiose. Sono 672 i territori comunali interessati dalla criminalità organizzata, di cui 448 nel Sud. A capeggiare la classifica la Sicilia, dove oltre la metà dei comuni (52,3%) presenta almeno un indicatore di mafiosità, coinvolgendo l’83,1% della popolazione, un controllo del territorio molto pressante da parte di Cosa Nostra. Segue al secondo posto la Puglia con il 43% dei comuni. La Calabria e la Campania, si trovano rispettivamente al terzo e quarto posto con il 38,4% e il 36,3%. In 441 dei comuni con sodalizi criminali sono stati confiscati beni immobili, mentre 36 sono stati sciolti negli ultimi tre anni per infiltrazioni mafiose. In totale le mafie controllano il 54,8% della superficie delle quattro regioni. Quasi un controllo totale del Sud, visto che nei territori interessati vive il 79,2% della popolazione, più di 13,4 milioni di persone, ossia il 22,3% dell`intera popolazione italiana.
E sebbene dalle cronache pare che la guerra alla criminalità organizzata stia dando i suoi frutti, i dati dimostrano invece che rispetto a tre anni fa, il numero dei comuni che presentano legami con la criminalità organizzata è aumentato, nel 2007 erano, infatti, “solo” 610. Le attività criminali sono state segnalate a vari livelli d’insediamento e quel che più preoccupa è che l’indicatore segnala che dove più c’è attività di perseguimento delle mafia più queste sono presenti. La criminalità organizzata, precisa il dossier, sta aumentando sempre più nel territorio meridionale.
Ma se questo potrebbe sembrare un fenomeno che da ragione alla Lega riguardo al federalismo, è solo apparenza. Nella perfetta e pulita Lombardia, infatti, la mafia è presente e lo testimoniano i 1.512 beni confiscati a Cosa nostra nella regione, per un valore di circa 15 milioni di euro. Pietro Grasso, procuratore nazionale Antimafia, lo ha sottolineato al Salone della Giustizia di Rimini facendo il punto sulla lotta alla criminalità organizzata. Un bel giro d’affari che non sfigura più di tanto rispetto ai territori storici in mano alle mafie. Infatti i beni confiscati in Calabria sono stati 2.743, in Sicilia 7.915, in Campania 1.969, in Lazio 2.596, in Puglia 2.225 e in Piemonte 260.
E mentre questi dati poco confortanti vengono diffusi, continuano a saltare fuori i legami che le mafie hanno stretto e continuano a stringere con l’elite politica vecchia e nuova. A Napoli è stata sentita Mara Carfagna, ministro delle Pari opportunità, come persona informata sui fatti riguardanti la vicenda che vede coinvolto Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’Economia e attuale coordinatore regionale del Pdl della Campania. Al pidiellino è stato notificato nei giorni scorsi un avviso di chiusura indagini relativo all’ipotesi di reato di concorso esterno in associazione di stampo mafioso. E i sacchi di spazzatura, stavolta non quella napoletana, colmi di livori politici se li continuano a gettare centrodestra e centrosinistra. Gasparri e Cicchitto, sentite le rivelazioni di Giovanni Conso, guardisigilli nel ’93, riguardo la presunta trattativa tra Stato-mafia nel ’93 se la prendono con Palamara, presidente dell’Anm, che a loro avviso vorrebbe far infognare tutto. La trattativa Stato-Cosa nostra, se ci fu, fu opera di esponenti del centrosinistra, che erano al governo o in alti incarichi istituzionali nel 1992-93, hanno infatti affermato i due pidiellini durante una conferenza stampa. CONTINUA A LEGGERE
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