
Israele, la strategia di Netanyahu verso le elezioni anticipate
Dopo la rottura con la componente moderata, ora Netanyahu punta alle elezioni del 17 marzo, con l'obiettivo di ottenere una maggioranza più omogenea

Benjamin Netanyahu, il primo ministro israeliano alle elezioni anticipate con l’obiettivo di rafforzare la propria posizione (foto: beforeitnews.com)
In Israele è già tempo di campagna elettorale, in seguito alla decisione, presa ieri dai deputati all’unanimità, di sciogliere la Knesset, confermando lo svolgimento di elezioni anticipate per il 17 marzo prossimo. Una scelta che segue a stretto giro di posta la rimozione, operata dal Primo ministro Benjamin Netanyahu, dei due ministri centristi, Yair Lapid e Tzipi Livni, che negli ultimi giorni avevano criticato alcune scelte del premier.
LA LEGGE DELLA DISCORDIA - Al centro della rottura, la controversa proposta legge ‘Israele Stato-nazione ebraica’, criticata aspramente anche dalla stampa israeliana. Una proposta, approvata dal Consiglio dei ministri lo scorso ventitré novembre scorso, che accordava sostanzialmente un trattamento preferenziale al carattere ebraico rispetto a quello democratico dello Stato israeliano, con il rischio, secondo molti analisti, di considerare i non ebrei all’interno di Israele come cittadini di seconda categoria, tutelati da diritti individuali ma non collettivi di fronte alla legge.
LA STRATEGIA DI NETANYAHU – È quindi probabile che Netanyahu, stanco dei continui attriti con i centristi, abbia deciso di presentarsi nuovamente alle urne, con l’obiettivo di formare una squadra di governo priva di ‘dissidenti’, espressione di una maggioranza parlamentare più omogenea. Non sembra un caso quindi che l’attuale premier abbia puntato sin da subito verso tematiche da campagna elettorale, annunciando il proprio impegno per l’abolizione dell’iva al 18% sui prodotti alimentari di base, una misura che ovviamente riscuoterebbe notevoli consensi tra gli elettori. Non si è fatta però attendere la risposta degli ex Ministri Livni e Lapid, che hanno ricordato come fu lo stesso Netanyahu, quando i tre facevano parte della stessa squadra di governo, a respingere una loro proposta in tal senso.
METODO ABE – Per come la situazione si sta evolvendo in questi giorni, sembra che il premier israeliano stia adottando, almeno in parte, la stessa strategia messa in piedi non più di un mese fa dal suo omologo giapponese, Shinzo Abe. Il premier giapponese difatti, a metà novembre ha annunciato lo scioglimento della Camera bassa con due anni di anticipo, trasformando le elezioni anticipate in un referendum sulle nuove quanto attraenti politiche fiscali.
IMPREVISTO CENTRO-LABURISTA – Una strategia che per Netanyahu presenta però molti più ostacoli, con il rischio di diventare un vero e proprio boomerang. Secondo gli analisti difatti, a turbare i sogni di gloria dell’uomo forte del Likud ci sarebbe la probabile intesa tra il blocco dei centristi e il Partito laburista, guidato da Isaac Herzog. Una conferma che sembra provenire anche dai sondaggi, molti dei quali vedono attualmente in vantaggio la coalizione di centro-sinistra con ventitré seggi, due in più del Likud. Un divario tutto sommato colmabile da Netanyahu, il cui governo rimarrà comunque in piedi fino al giorno delle elezioni.
ATTENZIONE ALL’OUTSIDER – Tuttavia, la disputa elettorale potrebbe non rappresentare una sfida tra i due contendenti più accreditati. Secondo i primi sondaggi difatti, è probabile che un ruolo di primo piano verrà ricoperto da Moshe Kahlon, al quale vengono attualmente attribuiti dieci seggi, nonostante non figuri tra i candidati e sia privo di un partito politico alle spalle. Uomo di destra che guarda al centro, l’elettorato lo ricorda per essere stato il Ministro delle telecomunicazioni che, eletto nel Likud, firmò la ‘rivoluzione dei cellulari’, liberalizzando il mercato e abbattendo i costi di telefonate e sms. Inoltre, dettaglio da non sottovalutare, è l’unico esponente di origine araba dell’intera classe politica israeliana, particolare che potrebbe attrarre i voti della componente sefardita, rappresentante circa metà dell’elettorato.
L’AGO DELLA BILANCIA? – Gli analisti sembrano puntare su Kahlon, piuttosto che sui partiti di estrema destra di Lieberman e Bennet, come l’ago della bilancia nelle prossime elezioni. Inoltre, il suo progressivo allontanamento dalle scelte politiche del Likud, sembra indicare una possibile collaborazione con la coalizione di Livni e Lapid. È chiaro quindi che, qualora tali previsioni dovessero realizzarsi, Netanyahu sarà obbligato a far ricorso a tutta la sua abilità politica, se non vorrà essere beffato proprio dalle sue scelte.
Carlo Perigli
@c_perigli