
Israele impone apartheid sui bus: palestinesi separati da israeliani
La chiamano sicurezza, si legge apartheid: è entrata in vigore la direttiva israeliana che prevede la separazione dei palestinesi dagli israeliani sui bus
GERUSALEMME EST (CISGIORDANIA) – È stata presentata ufficialmente ieri la proposta di separare i palestinesi dagli israeliani durante i viaggi in autobus verso Israele. La sua attuazione, voluta dal Ministero della difesa nella persona di Moshe Ya’alon, è già cominciata: si tratta di un progetto pilota di tre mesi per poi essere rivalutata. Le associazioni per i diritti umani gridano al razzismo e vogliono fare appello alla Corte Suprema contro questa direttiva. Il ministro Ya’alon invece dichiara che le accuse di razzismo sono ingiuste: la decisione di separare i palestinesi dagli israeliani sugli autobus è stata presa esclusivamente per motivi di sicurezza. Queste le sue parole, secondo quanto si legge su «Haaretz»: «Non c’è bisogno di essere un esperto di sicurezza per rendersi conto che venti arabi su un autobus con un autista ebreo e due o tre passeggeri e un soldato con una pistola è terreno fertile per un attacco».
AUTOBUS SEPARATI: APARTHEID O SICUREZZA? – Nonostante le dichiarazioni del ministro israeliano, il progetto non convince: i lavoratori palestinesi dovranno obbligatoriamente attraversare i posti di blocco indicati dalla direttiva ministeriale sia all’andata che al ritorno. Ciò vuol dire che, per quei palestinesi che vivono lontano dai posti di blocco indicati dal Ministero – e magari vicino a quelli non indicati ma che usavano giornalmente per attraversare il confine – si prevedono fino a due ore di viaggio in più giornaliere. Inoltre, i coloni israeliani chiedevano a gran voce da anni che il governo facesse qualcosa per evitare che israeliani e palestinesi usassero gli stessi mezzi pubblici per arrivare in Giudea e Samaria, la Cisgiordania occupata. Dunque, la situazione è incandescente, soprattutto se si presta attenzione ai commenti della gente: un residente di Ariel, un insediamento israeliano in Cisgiordania, ha detto che sua moglie, ormai quasi alla fine della gravidanza, è salita su un autobus “misto” e nessuno degli operai arabi le ha offerto il posto. Insomma, le dichiarazioni di Ya’alon sulla sicurezza non stanno in piedi, considerando che anche l’esercito ha dichiarato che non c’è alcun problema di sicurezza se palestinesi ed israeliani viaggiano insieme sugli autobus. Le associazioni per i diritti umani, oltre a presentare ricorso alla Corte Suprema, stanno manifestando affinché la direttiva venga ritrattata, dato il suo carattere razzista e la sua attuazione voluta per motivi etnici e non certo di sicurezza.
Mariangela Campo