
Into Darkness, Il lato oscuro di Star Trek – Recensione
Chissà cosa avranno pensato i fan dell’intramontabile saga di Star Wars alla notizia che J. J. Abrams, regista del reboot cinematografico della serie televisiva “concorrente”, Star Trek, dirigerà il VII episodio dell’epopea fantascientifica ideata da George Lucas. Il papà di Lost (che, stando alle voci, inizierà le riprese a Londra il prossimo anno), ha infatti realizzato nel 2009 il primo epico episodio di una molto probabile trilogia dal titolo Star Trek – Il futuro ha inizio e oggi, dopo quattro anni di attesa, esce nelle sale italiane il secondo capitolo del fortunato reboot di casa Bad Robot, Star Trek – Into Darkness (qui il trailer), che proietta la saga nello spettacolare mondo dell’IMAX 3D, regalando ai fan un vero e proprio tripudio per gli occhi.
Continuano quindi le vicende a bordo dell’U.S.S. Enterprise guidato dal capitano Kirk (Chris Pine), al cui fianco c’è il fedele compagno Spock (Zachary Quinto), la poliglotta Uhura (Zoe Saldana) e il dottor McCoy (Karl Urban), i quali, a seguito dell’attacco terroristico alla Flotta Stellare sulla Terra ad opera del criminale John Harrison (Benedict Cumberbatch), si gettano in un pericoloso inseguimento sul pianeta Kronos, dove il terrorista si è nascosto. L’equipaggio dell’Enteprise sarà costretto così ad affrontare gli acerrimi nemici della Flotta Stellare, i Klingon, rischiando di scatenare una guerra di proporzioni catastrofiche non sapendo, però, che la minaccia più grande si nasconde proprio all’interno della loro nave.
Di nuovo fedele alla linea narrativa del primo Star Trek, in cui le vicende del giovane equipaggio dell’Enterprise si svolgevano in una dimensione temporale parallela a quella della serie televisiva originale, Abrams riesce ancora una volta nel tentativo di realizzare una pellicola avvincente e al contempo introspettiva, ponendo la giusta attenzione sia alla linearità della trama, sia alle psicologie dei personaggi. Come recita il titolo, il secondo episodio si colora di toni dark, apportando alla vicenda (che segue gli stilemi della precedente) una serie ben dosata di dubbi e domande che si annodano nella parte centrale della pellicola in un crescendo di tensione per poi sciogliersi alla fine, seguendo una linea narrativa che, nonostante la sua semplicità, riesce a non deludere le aspettative dei fan.
Al di là degli avvincenti inseguimenti spaziali e delle spettacolari lotte corpo a corpo da classico blockbuster, Star Trek – Into Darkness è pervaso da un senso di crisi, da un sentore di cambiamento che è prima di tutto esistenziale, intimo, psicologico, e che si riflette dapprima nelle amicizie, poi nel comando della flotta stellare, destabilizzata dall’attacco terroristico di Harrison, deciso a distruggere Spock e tutti coloro che tentano di difenderlo. Un senso d’insicurezza e fragilità che si alterna però a momenti ironici, senza che il ritmo della trama perda la sua presa sul pubblico.
Le performance degli attori, poi, sono davvero impeccabili. Benedict Cumberbatch, reduce dal successo della serie televisiva inglese Sherlock, dove interpretava proprio il detective di Baker Street, si conferma qui come uno dei più promettenti attori inglesi, con il suo accento perfetto e la sua voce tenebrosa, tanto profonda da essere quasi innaturale, coerentemente al suo personaggio (consigliamo, quindi, se possibile, la visione in versione originale). Molto bravo anche Pine, nei panni del donnaiolo ma scaltro e astuto capitano Kirk, e perfetto Zachary Quinto nel ruolo del (quasi) impassibile ma sagace Spock. C’è anche, come nel primo film, il cameo del leggendario Leonard Nimoy, funzionale allo sviluppo della vicenda nel primo episodio, ma che diviene qui una semplice concessione ai fan, un sì gradito ma non indispensabile contributo all’economia narrativa del film.
Star Trek – Into Darkness è l’ennesima conferma della bravura di Abrams come regista di fantascienza (escludendo il suo nostalgico Super 8), che riesce nell’ardua impresa di realizzare una pellicola che non è una semplice ripetizione della precedente, riuscendo a non deludere minimamente le aspettative dei fan e anche di chi della saga non è stato mai un fedele seguace. Chissà se che anche Gene Roddenbery (l’ideatore della serie, ndr), sarebbe stato d’accordo… nel frattempo, occhiali 3D alla mano, preparatevi ad un viaggio davvero emozionante a bordo di una delle navi spaziali più famose della storia.
David Di Benedetti
@davidibenedetti