
Immigrazione. La Ue si spacca e Juncker accusa: ‘Manca l’Unione’
Strasburgo - «Manca l’Europa e manca l’unione in questa Unione Europea». E’ questo il dato saliente che emerge dal discorso del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker, impegnato nel primo discorso sullo Stato dell’Unione davanti al Parlamento di Strasburgo. «Non è il momento degli affari correnti», ha continuato Juncker, ma di affrontare «i grande problemi aperti» dell’Unione.
Malgrado il discorso ispirato del presidente, il clima al Parlamento di Strasburgo in queste ore è incandescente. Ad accendere gli animi dei singoli paesi e parlamentari è il tema immigrazione, la divisione per quote, il rifiuto di alcune nazioni del Nord e la presa di distanza di altre dell’Est. Confusione.
Sicché, se da una parte Juncker incoraggia la Ue ad «agire, non c’è alternativa» presentando il piano sull’immigrazione adottato dal collegio dei Commissari Ue, dall’altra Danimarca e Gran Bretagna si smarcano. Schengen vacilla ancora e da giorni c’è chi afferma che quel che non poté fare la crisi greca – spaccare la Ue – potrebbe accadere con la gestione degli immigrati.
IL PIANO UE SULL’IMMIGRAZIONE – Il pacchetto proposto dai commissari europei sull’immigrazione martedì non ha subito variazioni significative rispetto alla bozza suggerita dalla Germania:
- spartizione obbligatoria dei profughi al fine di ricollocare 120 mila rifugiati intra-Ue più i 40 mila del maggio scorso, in 24 mesi. La divisione riguarderà iraqueni, siriani ed eritrei;
- multe pari allo 0,002% del Pil del paese che rifiuterà di adeguarsi alle direttive Ue;
- possibilità di ‘opt out’ per i paesi, ma solo per un anno;
- rafforzamento delle regole sui rimpatri e più presenza e potere a Frontex;
- creazione di trust fund di 1,8 miliardi di euro da destinare alla cooperazione in Africa al fine di risolvere i problemi della migrazione all’origine.
L’EUROPA CONTRARIA – Se il progetto Juncker-Merkel trova l’appoggio dell’opinione pubblica europea, i riottosi paiono per il momento in maggioranza. Secondo quanto spiega Patrizia Antonini su Ansa.it, la Danimarca da giorni sta facendo pubblicare un messaggio a pagamento sui principali giornali libanesi e siriani, avvertendo i lettori di non mettersi in viaggio e, soprattutto, di non arrivare in Danimarca poiché non saranno accolti.
L’Ungheria di Victor Orban non cede in materia di accoglienza e accelera sulla costruzione del muro di confine con la Serbia, ingaggiando nuovi operai per terminare il lavoro.
Cipro fa sapere di non gradire islamici poiché sarebbe difficile integrarli.
Il ceco Bohuslav Sobotka e lo slovacco Robert Ficano hanno dubbi: «Qualsiasi sistema per quote obbligatorie sarebbe inaccettabile». Sulla stessa lunghezza d’onda anche la Gran Bretagna che ha ribadito di essere disposta ad accogliere 15.000 profughi siriani andandoli a prendere direttamente dai campi profughi Onu in Siria e dopo un’attenta selezione.
L’EUROPA FAVOREVOLE – Tra i favorevoli o i disposti a prendere in considerazione il piano di accoglienza, invece, sono i paesi più a Sud dell’Europa e alcuni del Nord: Spagna, Italia, Francia i quali, tuttavia, sono già fortemente colpiti dalle ondate migratorie, ragione per cui il loro ulteriore impegno è limitato. Madrid fa sapere che è disposta ad ricevere 14.931 rifugiati, mentre a Parigi è già pronto un sostegno economico di emergenza pari a 10 milioni di euro per l’immigrazione. La Polonia del premier Ewa Kopactz ha precisato che il paese può accogliere più di 2.000 profughi a patto che si possa verificare la reale necessità di protezione dei richiedenti.
Dalla Germania, madrina del piano Juncker, il vice cancelliere Spd Sigmar Gabriel, fa sapere che il paese è disposto ad accogliere 500 mila profughi l’anno. Una decisione, tuttavia, che risponde ad alcune prerogative di natura economico sociale dei teutonici:
- bassa natalità: la Germania necessità di figli essendo uno dei dei paesi più vecchi d’Europa;
- costo del lavoro: il ministero dell’economia tedesco ha giorni fa divulgato un programma di ampliamento dei lavoratori nei prossimi 20 anni per 500 mila posti di lavoro ‘umile’. Lavori a bassa redditività e competenza professionale che i tedeschi tendono e tenderanno sempre di più a scansare;
- i profughi accolti saranno in prevalenza siriani e questo implica l’esclusione di ogni altro tipo di immigrato presente sul territorio teutonico.
Chantal Cresta