Immigrazione. Bene gli hotspot purché saldino l’Unione

hotspot immigrati

Gli hotspot hanno senso solo nella consapevolezza che nessun Paese è in grado di gestire i flussi da solo (Affaritaliani.it)

Roma – Dire hotspot non significa dire Europa unita a meno che la questione non sia condotta nella presa d’atto che nessun paese – Italia, Grecia, Germania, Ungheria, e via con i distinguo – può governare da solo flussi di popoli in marcia. Che poi si tratti di marce disperate anziché militari, sempre di invasione si parla.

Posto l’antefatto che ora è chiaro pure alla Cancelliera Angela Merkel, adesso va capito con che modalità questi centri di raccolta per l’identificazione degli immigrati di cui la Ue vorrebbe disporre subito, a partire da Lampedusa, Pozzallo, Porto Empedocle, Trapani, Taranto ed Augusta, saranno intavolati. Attenzione perché la partita può essere giocata in due modi: o si gettano le basi per una svolta europea protesa ad un’unione reale composta da legislazione comune, finanza comune, forze di sicurezza che si spostano sotto egida comune, in un contesto territoriale dove vige la sovranazionalità di Ue e Onu o si gettano le basi per l’ennesimo fallimento.

IDENTIFICAZIONI IN EUROPA – In materia di identificazione degli immigrati, i Paesi Membri si trovano davanti ad un abisso temporale laddove a poche settimane di alcuni corrisponde un anno e mezzo italiano per decidere se un migrante è rifugiato, profugo, apolide, immigrato (regolare o irregolare), richiedente asilo, beneficiario di protezione internazionale, beneficiario di protezione sussidiaria o clandestino. Tra le maglie degli status fioriscono le attese. In Italia persino i ricorsi qualora la domanda venga rifiutata. Tutto questo va normato in ambito europeo: stabilire insieme i tempi di identificazione consente di prestare soccorso ai perseguitati, ignorando chi prova ad approfittare della persecuzione altrui. Subito. Il che, in Italia, si tradurrebbe anche con il disfacimento di una parte di quella rete di legali e consulenti coop che vivono di appelli e lungaggini burocratiche. Non ha prezzo.

I COSTI DEGLI HOTSPOT –  Se hotspot s’ha da fare, i costi saranno proporzionali all’impegno. Ora se è vero come sostiene Frontex che sono pronti ad arrivare da Medio Oriente ed Africa 1 milione di persone, è necessario pensare a un piano economico d’emergenza europeo adeguato. Si aprono due strade: o si continua con il rigore ottuso del pareggio di bilancio più o meno ammorbidito o si pianifica uno strumento finanziario condotto dalla Bce giacché da lì, ovvero da Mario Draghi, più volte ci si augurò l’adozione di euro bond per fronteggiare la crisi economica. Non lo si fece. Oggi si è aggiunta la crisi umanitaria, ma può ancora risolversi in un trampolino verso un nuovo approccio economico comune. S’ha da fare.

Quel che invece sarebbe da escludere e pare si farà, è di promettere alleggerimenti sul bilancio in cambio di hotspot rapidi con il tentativo di rattoppare i danni della presunzione della Cancelliera tedesca e delle sue avventate dichiarazioni di accoglienza. Matteo Renzi gongola giacché meno rigidità gli consentirebbe di abbassare temporaneamente le tasse, fare altra spesa in deficit, dimenticare la spending review e millantare ruoli di leadership in Europa. Quel che accadrebbe, invece, sarebbe il contrario: bilanci più gravi, deficit più pesanti uniti ad una gestione immigrazione pesantissima. Senza contare che si mandano al macero anni di inasprimento fiscale e sacrifici a cui ci si impiccò in nome della salvezza del Paese. E a cui ci si condannerebbe in eterno. Inaccettabile.

angela merkel germania hotspot

La Cancelliera tedesca Angela Merkel (ultimanotizia.org)

ATTENZIONE ALLA GERMANIA DELLE BARRIERE – Tra la dichiarazione di ‘porte aperte’ a tutti i disperati a quelle di porte chiuse con ripristino delle frontiere, delle barriere, del blocco dei treni e dei militari al confine, non c’è solo la cialtroneria di una Cancelliera incapace che non sa quel che fa; c’è il senso del fallimento tedesco prima ed europeo dopo giacché l’Europa a questo Paese ha dato tanto spazio.

Ci si indignò contro l’Ungheria quando informò di volere confini di filo spinato sui fronti serbi che richiamavano alla memoria mai sopite questioni razziali. Aspettando di capire se muro sarà anche ai confini di Romania, ci si dovrebbe preoccupare oggi pure di hotspot fatti per comodo e su comando della Germania perché quella, dopo essere stata mandata al diavolo in pochi giorni da tutta l’Europa del Nord, non sta trovando altro rimedio che sospendere Schengen e ripristinare i controlli alle frontiere erigendo separè stradali con la fedele Austria. Roba che non faceva dai tempi dell’ultima Grande Guerra da lei scatenata e del Muro da lei eretto per dividersi da se stessa.

Attenzione perché i militari al confine dei paesi del Nord non ostacoleranno solo il passaggio agli immigrati, mostreranno ostilità anche nei confronti dei Paesi da cui arrivano, Italia in testa. Vediamo di scongiurare il peggio affinché non degeneri nel tragico.

Chantal Cresta

Foto || ultimanotizia.org; affaritaliani.it

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