Il Viola spezzato?

Cosa succede all’interno del movimento che ha destato gli italiani dal torpore

di Francesca Penza

Volantino del No Berlusconi Day 2

ROMA – Domani il No Berlusconi Day 2 partirà da piazza della Repubblica e per qualche momento saranno i cittadini con l’anima viola ad essere protagonisti.

Qualche tempo fa un nostro articolo sulla conferenza stampa di lancio del NBD2 ha destato l’attenzione degli addetti ai lavori e non solo, mettendo in evidenza tutte le divisioni all’interno del movimento, già sottolineate dall’appello di Paolo Flores d’Arcais su MicroMega e dalla dichiarazione di non adesione alla manifestazione del 2 ottobre da parte di alcuni gruppi locali.

L’idea era di interpellare più voci, di guardare dall’interno i movimenti e ricostruire un quadro della situazione bilanciando i punti di vista, lasciando a ciascuno la possibilità di trarre le proprie conclusioni.

Tra le tante voci, riportiamo quella di Paolo Andreozzi – attivista del movimento viola, membro del gruppo locale di Roma, socio di Violaverso – e del contestatissimo Franz Mannino, raggiunti grazie alla tecnologia: via email e con una telefonata.

Partiamo dalla non adesione del Popolo Viola di Roma, dell’associazione Violaverso e di altri gruppi locali – posizione palesata in un comunicato stampa del 13 settembre – e dalle istanze portate da questa porzione di Popolo Viola.

A questo proposito Paolo Andreozzi ci scrive: «Il gruppo locale di Roma, l’associazione Violaverso e un buon numero di gruppi locali del Popolo Viola hanno tuttora intenzione di mobilitarsi e sensibilizzare la pubblica opinione sulla piattaforma politica che connota l’appello a firma d’Arcais, Camilleri, don Gallo e Hack. Purché però l’evento di questa mobilitazione sia ben distinto da sterili ripetizioni rituali – com’è a nostro avviso il NoBDay2 – e sia fissato per una data che consenta il tempo necessario alla costruzione di un consenso diffuso e convinto, e alla penetrazione in profondità delle istanze che valorizzano l’appello medesimo e lo differenziano nettamente dallo slogan intorno a cui si sta invece avvitando la manifestazione del 2 ottobre».

La contestazione non riguarda solo il nuovo NBD, ma le figure che costituiscono il vertice – termine improprio, ma esplicativo – della struttura del Popolo Viola. L’idea è la partecipazione politica spontanea e militante, non mediata: «Una delle voci dirette – aggiunge Andreozzi – non mediate, è quella del Movimento Viola: ma inteso non come il megafono virtuale di quattro (di numero) attivisti che stilano l’agenda degli appuntamenti da una pagina di Facebook da 300.000 fan, bensì nella forma reale e diffusa che esso sta assumendo grazie alla tenace generosità di passione civica di cittadini sparsi un po’ ovunque».

Ma allora cos’è il Popolo Viola per queste voci fuori dal coro principale?

«Il Popolo Viola che intendiamo noi – dice Andreozzi – non è un manifestazionificio, non è una molla caricata a slogan. Il Popolo Viola che intendiamo noi sono i Popoli Viola, uno in ogni comune d’Italia, uno per ogni quartiere se serve, ciascuno dei quali popoli sa benissimo da sé cosa sia meglio chiedere e pretendere per il metro quadro in cui vive, lavora, studia, crea e ama. Il Popolo Viola che intendiamo noi non avrà affatto esaurito il proprio compito quando a capo del governo italiano non ci sarà più Silvio Berlusconi, perché il suo compito è quello di consentire ai cittadini italiani e a tutti i residenti di sperimentare un’alternativa reale alla tentazione dell’auto-isolamento risentito e impotente che la contemporaneità ci inietta nel cuore. Il Popolo Viola che intendiamo noi non è un partito, non è un sindacato, non è un movimento gregario rispetto a una qualche figura nota al grande pubblico, e per questi tre motivi è una traiettoria del tutto innovativa, estenuante ma impagabile, che ha ancora dinanzi a sé quasi tutto il proprio arco. Il Popolo Viola che intendiamo noi può davvero essere l’antidoto alla tendenza tutta nazionale, storica, che faceva dire a Gramsci “odio gli indifferenti”, scrivere a Flaiano dell’Italia “che la questione è grave ma non seria” e che fece isolare Pasolini e la sua implacabile, struggente, lucidità come un affare da froci. Il Popolo Viola che intendiamo noi è la scommessa di riuscire a trovare una frase nuova per chiedere alla gente “come stai?” e di saper capire la risposta comunque formulata».

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