
Il vento dell’ecomafia eolica arriva in Sardegna
15 giorni alle elezioni provinciali e il governatore sardo, Ugo Cappellacci è indagato per infiltrazioni mafiose nella Giunta. Con lui cadono i colleghi, gli amici e la Casa delle Libertà
di Chantal Cresta
«Sarò giudicato dai fatti: la mia Giunta non ha concesso alcuna autorizzazione e anzi, con riferimento a energie rinnovabili e appalti, abbiamo chiuso nell’armadio a doppia mandata i vasetti della marmellata». Così, l’attuale governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci (Pdl) ha commentato, pochi giorni fa, la sua iscrizione al Registro degli indagati della Procura di Roma. I capi d’accusa che gli pendono sul capo sono abuso d’ufficio, concorso in corruzione e probabile associazione mafiosa sugli appalti e i permessi per la costruzione di centrali eoliche nella zona industriale di Macchiareddu (Cagliari). I fatti iniziano nel 2009, quando la Giunta di Cappellacci approva un provvedimento che blocca, di fatto, le domande di aziende private per l’acquisizione dei nuovi progetti d’appalto eolico in Sardegna. Nel 2010 vengono approvate le delibere che escludono gli impianti off-shore, ovvero gli stabilimenti lungo le coste. Inoltre, in quella sede, viene decisa la creazione di un’Agenzia regionale sarda per la protezione all’ambiente che doveva gestire la programmazione e la realizzazione di ogni impianto. I provvedimenti servivano a mantenere un controllo totale da parte della Regione per impedire qualunque illecito intorno agli impianti in un regime di totale trasparenza.
Tuttavia, alcune intercettazioni telefoniche degli inquirenti hanno rilevato che gli illeciti erano già in corso da mesi. Protagonisti delle conversazioni, oltre a Cappellacci, sono Denis Verdini, coordinatore nazionale Pdl, già noto alla magistratura fiorentina e alla cronaca per il suo coinvolgimento nell’inchiesta sugli appalti della Protezione civile e l’imprenditore Flavio Carboni, il quale vanta al suo attivo un notevole curriculum di processi ed archiviazioni: la bancarotta del Banco Ambrosiano, l’omicidio di Roberto Calvi e alcune relazioni mafiose con la Banda della Magliana. Nelle telefonate Verdini insiste affinché Carboni e Cappellacci si incontrino per decidere l’incarico a direttore dell’Agenzia regionale nella figura di Ignazio Farris, amico di fiducia di Cappellacci, effettivamente nominato il 6 agosto 2009. Adesso, Farris è nel Registro degli indagati, imputato per corruzione.
Tutto il sistema era finanziato da laute somme di denaro che confluivano, pare, in fondi neri del Credito Cooperativo fiorentino dello stesso Verdini e che provenivano dalle tasche di un gruppo di imprenditori facenti capo a Carboni. Tra gli investitori interessati all’affare appare anche il nome del senatore Pdl Marcello dell’Utri, già condannato a 9 anni per associazione mafiosa.
La vicenda segna una brutta battuta d’arresto nella campagna elettorale del Pdl, impegnato nelle elezioni Provinciali e Comunali che si terranno tra poco meno di 15 giorni in Sardegna. Otto provincie e 176 Comuni saranno chiamati a giudicare il governatore uscente e la sua Giunta, ai quali Renato Soru, ex governatore e capogruppo Pd non lesina critiche: «È indispensabile che Cappellacci venga nell’Aula del Consiglio regionale e dica chiaramente se è in grado di rappresentare gli interessi dei sardi e della Sardegna o se è totalmente nelle mani di un comitato politico e di affari».
Dunque, si allarga l’inchieste intorno al connubio tra affari, politica e malavita che sempre più si consolida sul nuovo business dell’energia alternativa. Un’unione che si muove veloce lungo l’asse Sicilia-Campania-Calabria e che ora è arrivato anche in Sardegna, terra secolare di pastorizia e vento che adesso deve fare i conti con l’ecomafia di Cosa Nostra.