Il ritorno dei Down: Down IV Part I – The Purple EP

La copertina di "Down IV Part I- The Purple Ep"

I Down sono una band difficilmente inquadrabile in un genere specifico all’interno del panorama rock-metal. Nati a metà anni ’90 come progetto parallelo di Phil Anselmo (allora voce dei Pantera) e di musicisti provenienti da Corrosion of Conformity, Crowbar e Eyehategod; questo super gruppo ha attirato l’attenzione di critica e pubblico con lo splendido debutto discografico intitolato Nola, datato 1995. Dopo una lunga pausa la band si riforma in pianta stabile all’inizio degli anni 2000, sfornando due album di grande qualità che ne aumentano la fama ed il seguito di fan, vasto e fedele.

Difficilmente definibili, i Down presentano un heavy metal fortemente influenzato dall’hard rock anni ’70 e dal southern. Classico e moderno che si fondono insieme: southern metal, stoner, sludge, heavy metal, psichedelia e riff anni ’70 shakerati assieme. Un cocktail gustoso, ricco e originale. Dopo alcuni anni di attesa, la band torna finalmente nei negozi con Down IV Part I – The Purple EP, primo di una serie di 4 mini album: una scelta particolare e inedita alternativa al classico LP, che potrebbe dimostrarsi una trovata geniale, così come un espediente rischioso e fallimentare.

Levitation apre il mini album: un’apertura strumentale modello marcia militare (con un vago sentore di Metallica periodo And Justice For All…) anticipa il riffone principale del brano che si prolunga (forse troppo) prima dell’entrata del vocione di Phil Anselmo. La canzone si snoda su un groove massiccio e corposo. Di impatto l’assolo, ben legato con una ritmica di chitarra. Un buon brano, anche se i Down ci hanno abituato a ben altro.

Whichtripper si muove su un riff di impatto e potenza assoluti: una martellata metal con pesanti influenze stoner, forte di un riff di spessore e intensità. Uno dei migliori brani del lotto. Open Coffins è un ottimo stoner metal granitico e potente, in questo caso fortemente influenzato delle atmosfere dei Black Sabbath. Nella successiva The Curse l’influenza dei Sabbath si fa sentire in maniera ancor più persistente: un mid tempo pesante come un macigno composto da riff cupi e inquietanti.

Phil Anselmo (foto via: metallus.it)

This Work is Timeless si muove sulle stesse coordinate dei precedenti brani: riff grassi e pesanti. Di grande qualità la parte strumentale posizionata a metà del brano, anche se l’economia generale del pezzo non aggiunge nulla di nuovo rispetto ai brani precedenti. Conclude l’ep Misfortune Teller: brano dinamico e di impatto che probabilmente se la gioca con Whichtripper per il premio di miglior brano dell’Ep.

Down promossi ma con riserva: 6 brani indubbiamente buoni di stoner metal, ma senza l’eclettismo degli album precedenti. La decisione di pubblicare 4 Ep in un anno, invece della classica soluzione full-length, potrebbe essere connessa all’idea di voler raggruppare i brani a seconda del genere principale di riferimento. Questo Down IV Part I – The Purple EP riflette l’anima più stoner e sabbattiana dei Down. Phil Anselmo è la solita garanzia di espressività, profondità e sofferenza, e gli arrangiamenti dei brani non sono mai banali. Una pecca è la mancanza del grasso e corposo basso di Rex Brown (anch’egli ex Pantera), un sapiente bassista che era in grado di dare un tocco in più agli alle ritmiche, fornendo un collante perfetto. Un buon Ep che però non presenta la stessa originalità compositiva dei precedenti album (su tutti Down II: A Bustle in Your Hedgerow). In attesa delle prossime produzioni discografiche, ci accontentiamo di questo antipasto che porta il nome di Down IV Part I – The Purple, aspettando con ansia l’arrivo in Italia dei Down, il 29 ottobre a Milano.

Alberto Staiz

Foto homepage: http://metalodyssey.net

 

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