
Il primo presidente donna dell’Unione Africana
Addis Abeba.- Lo scorso 16 e 17 luglio la Commissione dei Rappresentanti Permanenti dell’Unione Africana, nel corso della 24°
riunione, è stata chiamata ad eleggere il proprio presidente, mettendo fine ad una situazione di stallo cominciata lo scorso anno. La Commissione si ritrovava divisa in due fazioni “linguistiche”: da una parte i francofoni a sostenere il presidente in carica, il gabonese Jean Ping, dall’altra gli anglofoni che avevano puntato sul ministro degli Interni sud africano Dlamini-Zuma. Quest’ultima è uscita vincitrice riuscendo a raggiungere la maggioranza di 2/3 necessaria a decretarne l’elezione. Si ricordi che già lo scorso gennaio, la Commissione era stata chiamata a votare, ritrovandosi però in una situazione di stallo.
Nkosazana Dlamini-Zuma, Ministro degli Interni del Sud Africa fino all’elezione che l’ha decretata presidente dell’Unione Africana, è la prima donna a ricoprire tale carica. Ex moglie dell’ex presidente Jacob Zuma, di origine Zulu, laureata in medicina, vanta un curriculum politico di tutto rispetto: iscritta all’African National Congress negli anni ’70, costretta all’esilio, al rientro in patria è stata Ministro della Sanità dal 1994 al 1999 con il presidente Nelson Mandela, Ministro degli Esteri dal 1999 al 2009 e negli ultimi anni, come già detto, Ministro degli Interni.
L’elezione non era affatto scontata. Molti erano, infatti, i contrari all’elezione di Dlamini-Zuma, soprattutto perché sudafricana. Nell’Unione Africana, infatti, è sempre stata vigente una consuetudine– non rispettata in primis da Gheddafi nel 2009 – che vedeva i cinque paesi più ricchi (Algeria, Egitto, Libia, Nigeria e Sud Africa) non concorrere alla corsa per la presidenza, lasciando cosi spazio ai Paesi minori. Inoltre, il presidente uscente Jean Ping nella votazione ha sofferto la mancanza giustificata di due alleati
storici, però assenti: il presidente della Nigeria, Goodluck Jonathan, ed il Primo Ministro dell’Etiopia, Meles Zenawi.
Grandi sono ora le responsabilità che la nuova presidente avrà sulle proprie spalle. Se da un lato avrà il compito di sanare la spaccatura interna all’Unione Africana, dall’altro numerose sono le questioni interne al Continente che sarà chiamata a gestire, in particolare: la situazione in Mali, spaccato dal conflitto interno, la guerriglia nella Repubblica Democratica del Congo, gli attentati in Nigeria e l’incresciosa situazione tra Sudan e Sud Sudan.
L’elezione rappresenta indubbiamente un grande segnale di speranza ed orgoglio per tutte le donne africane, lasciate spesso in disparte nella vita pubblica. Tutto da dimostrare ancora. Eppure li dove molti uomini hanno fallito, una donna potrebbe riuscire.
Plinio Limata