
Il futuro dell’Africa è donna
Nonostante la crisi economica mondiale abbia portato ad un deterioramento delle condizioni di vita delle donne africane, già provate dallo scarso accesso ai servizi sanitari e all’istruzione, abituate ad una quotidiana lotta per la sopravvivenza , alla fame e alle guerre, vittime di violenze e mutilazioni genitali, il continente nero è proprio a loro che deve l’unica possibile speranza di un futuro di pace e di democrazia
di Claudia Vallini
Esistono grossi ostacoli alla realizzazione economica e sociale della donna nei Paesi sub sahariani, primo tra tutti è lo scarso accesso all’istruzione: solo il 50 % delle donne infatti sa leggere e scrivere, contro quasi il 70 % degli uomini. La povertà spinge infatti la stragrande maggioranza delle famiglie a tenere le figlie a casa per avere un aiuto nelle faccende domestiche e nei campi, per non citare poi i circa 68 milioni di bambini impiegati nel lavoro minorile. Altro notevole ostacolo è il difficile e scarso accesso alle strutture sanitarie e a una assistenza qualificata. In Africa il tasso di mortalità per cause legate al parto e alla gravidanza è il peggiore del mondo, 866 decessi su 100 mila maternità, così come elevatissimo è anche il tasso di mortalità infantile. Culturalmente il valore della donna viene misurato in base alla sua fertilità e capacità di procreare e proprio questo è il motivo principale del fallimento delle campagne internazionali volte alla riduzione della natalità in Africa.
Altra pratica, contro la quale continua a opporsi l’Unicef, è quella dei matrimoni in età precoce, molto diffusa soprattutto in Congo e Niger, che è legata al desiderio di evitare gravidanze fuori dal matrimonio, ma che inevitabilmente porta con sé conseguenze fisiche e psicologiche dannose per la donna: riduce o azzera le possibilità di accesso all’istruzione, provoca gravidanze in età adolescenziale o pre-adolescenziale aumentando i casi di mortalità per parto, apre le porte ad abusi e violenze domestiche. L’Unicef lotta contro questa pratica che contribuisce ad ampliare la discriminazione di genere, puntando su campagne informative con lo scopo di elevare la scolarizzazione delle bambine, fattore chiave per elevare l’età del matrimonio e far progredire la condizione delle donne.
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