I ribelli Houthi in Yemen sono vicini al Golpe

A Sana'a, capitale dello Yemen, si combatte per strada mentre gli Houthi hanno assediato il palazzo presidenziale

yemen«Potremmo vedere un altro Yemen entro questa sera». Così il ministro dell’Informazione yemenita Nadia al-Sakkaf è intervenuta sui media internazionali dopo l’assalto di questa mattina al palazzo presidenziale nella capitale Sana’a da parte dei ribelli sciiti Houthi.  Questi dopo dodici giorni di assedio hanno occupato la Capitale il 21 settembre garantendosi qualche mese di potere attraverso un cessate il fuoco concordato con il governo legittimo.

LOTTA IN STRADA – Guerriglia e massacri stanno stravolgendo gli equilibri politici della Repubblica Presidenziale posta a meridione della penisola araba. Gli insorti hanno sequestrato e oscurato l’agenzia di stampa di Stato al pari della televisione inasprendo ulteriormente la già delicata situazione. Questo fine settimana il rapimento del capo di gabinetto del presidente Hadi al termine di un incontro proprio con il rappresentante della minoranza sciita, Saleh al-Samad, ha rilanciato le ambizioni dei ribelli sancendo – al momento – l’impossibilità di un accordo. Nonostante gli appelli governativi a cessare il fuoco tutte le ambasciate straniere sono state chiuse e come riporta la Cnn gli Stati Uniti sarebbero pronti ad evacuare in qualsiasi momento.

CAUSE E CONSEGUENZE – I ribelli accusano il Presidente Hadi di aver rinnegato il proprio impegno a dividere il Paese in sei regioni e di essersi avvicinato alla frangia di al-Qaeda presente nella provincia di Mareb – che secondo gli Houthi sciiti sarebbe la causa di molte difficoltà dello Yemen. Oltretutto domenica la produzione di petrolio si è fermata per protestare contro la ribellione e il sequestro di Ahmed Awad bin Mubarak aggiungendo un altro interessante tassello alle dinamiche petrolifere internazionali.Yemen

RIBELLIONE RIPROPOSTA – Gli Houthi, un gruppo con radici nella setta sciita Zaidi, compongono circa il 30% della popolazione del Paese che vogliono dividere in sei regioni, una separazione che darebbe loro maggiori possibilità di consolidare il proprio potere. Lo Yemen – Paese posto tra gli ultimi al mondo per Indice di Sviluppo Umano secondo i dati dello Human Development Report 2013 – è uno degli stati più fragili della regione anche a causa della forte influenza dei sostenitori stranieri da sempre presenti sul territorio soprattutto a partire dal 1994, quando alcuni ufficiali e politici di ispirazione marxista proclamarono la secessione della regione meridionale dichiarando Aden capitale. Questo nuovo stato non venne riconosciuto dalla comunità internazionale che anzi aiutò le forze governative a ripristinare la situazione originaria. Tuttavia non si riproposero nuovi significanti scontri anche grazie all’amnistia garantita ai ribelli – eccetto i capi che però fuggirono all’estero. Evidentemente tale conflitto non si è mai sedato riproponendo la storica divisione tra la minoranza islamica dello sciismo e i musulmani di fede sunnita. Ora con i media nazionali bloccati dall’azione ribelle le ultime notizie viaggiano attraverso i social network, come l’attivista Hisham Al-Omeisy che su Twitter ha parlato di «corpi per strada».

Francesco Malfetano

@FraMalfetano

immagini: HuffingtonPost e WashingtonPost

Share and Enjoy

  • Facebook
  • Twitter
  • Delicious
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Add to favorites
  • Email
  • RSS

Ti è piaciuto questo articolo? Fallo sapere ai tuoi amici

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

 
Per inserire codice HTML inserirlo tra i tags [code][/code] .

I coupon di Wakeupnews