
I parlamentari fannulloni
Quanto lavorano i nostri parlamentari? Poco, anzi pochissimo. Fini si lamenta della “settimana cortissima” dei deputati e ammette che “non è normale”. Ai lavori in aula si dedicano solo due giorni settimanali, il martedì e il mercoledì
di Sabina Sestu
ROMA – È il sogno di ogni essere umano, essere pagato profumatamente e lavorare pochissimo. I nostri parlamentari hanno visto questo sogno trasformarsi in realtà. Dall’inizio dell’anno, ossia in 19 settimane, i deputati hanno lavorato a Montecitorio poco meno di 305 ore, ovvero 16 a settimana. Nella Camera dei deputati si inizia il lunedì pomeriggio (pochissimi i parlamentari regolarmente seduti alle loro poltrone) e si finisce il giovedì. Le sedute sono state 60 durante l’anno corrente. Il presidente Fini voleva prolungare la settimana lavorativa fino al venerdì, ma ha fallito. L’attività dei deputati, inoltre, è quasi del tutto assorbita dai provvedimenti del governo. Su 40 approvati nel 2010, sono 23 i ddl governativi, 10 i decreti e solo 7 i disegni di legge di iniziativa parlamentare.
La situazione è ancora più invidiabile al Senato, dove gli “onorevoli” non si sono visti né il lunedì né il venerdì. Dal primo gennaio si sono tenute 70 sedute, ma solo perché ne vengono calcolate due se quella mattutina si prolunga nel pomeriggio. Se si contano quante siano state realmente le ore lavorate, si scopre che sono appena 179 dall’inizio del 2010: la bellezza di 9 ore a settimana. E i progetti di legge approvati nel 2010 sono stati soltanto 19, quindici di iniziativa governativa e quattro parlamentare. Colpa anche del governo, afferma Fini, che rallenta i lavori inviando alle Camere solo ddl di minima portata. Dall’inizio della legislatura, ben 29 volte i disegni di legge sono stati rinviati dall’aula alle commissioni: 19 provvedimenti del governo, 4 della maggioranza, 5 delle opposizioni.
“Siamo di fronte a un paradosso – ha detto Fini – e tutte le forze politiche e il governo si sono dichiarati consapevoli che, se il governo non presenta decreti, si rischia la paralisi dell’attività legislativa della Camera. Perché il decreto è uno strumento previsto, ma il suo abuso è stato stigmatizzato”.
“La situazione è oggettivamente grave e ha responsabilità precise nella distorsione di certe regole parlamentari – dice il capogruppo del Pd Dario Franceschini – decine di provvedimenti sono pronti per l’Aula, ma vengono fermati dal parere contrario del governo per l’assenza di copertura”. Franceschini ci tiene a precisare che “bisogna chiarire se la sovranità appartiene al Parlamento o al ministro Tremonti che dispone quali leggi si possano approvare e quali no”.
E nell’opposizione si alzano altre voci di protesta: “Ormai discutiamo per due giorni di provvedimenti che possono essere esaminati in mezza giornata, giusto per dare un’apparenza di attività – si lamenta il vicecapogruppo Pd Gianclaudio Bressa – decine di nostri ddl mai approdati in aula e una totale incapacità del governo di curare provvedimenti che non siano quelli che interessano personalmente il premier”.
Si parla di taglio al 5% degli stipendi dei parlamentari, “Lodo Calderoli”, e qualcuno ha anche il coraggio di lamentarsi. Eppure i nostri onorevoli sono i più pagati dei paesi occidentali, la retribuzione annuale è di quasi il 30-40% più alta dell’intera UE. I nostri politici sono quelli che guadagnano di più persino nell’Europarlamento. Anche se si sono adeguati alla media degli altri paesi scendendo sui 7.500 euro (prima erano più di 12.000), questa cifra non tiene conto di rimborsi spese, diarie ed altre agevolazioni.
Ma vi è anche chi pensa che la pigrizia e il poco senso di responsabilità e serietà dei nostri politici, debbano essere “curati” con un aumento di stipendio. “Quindi se i parlamentari lavorano seriamente dovrebbero essere meglio retribuiti! In primo luogo perché i deputati e i senatori che lavorano veramente – ha affermato Stracquadanio, parlamentare del Pdl e fondatore del quotidiano on line “Il Predellino“- hanno una responsabilità enorme ogni volta che schiacciano un pulsante per votare. In secondo luogo, perché vorrei che concorressero alla vita pubblica i migliori che, invece, oggi, anche per una giusta ambizione economica, preferiscono puntare a dirigere imprese, a diventare imprenditori essi stessi o a intraprendere altre carriere ben più remunerative, come, ad esempio, i tanti alti funzionari dello Stato”.
La nostra classe politica, per dirla in cifre, costa al paese 1 miliardo e 255 milioni di euro all’anno. La sola Camera dei deputati costa al cittadino 2.215,00 euro al minuto. I parlamentari non devono concordare il loro stipendio con il proprio datore di lavoro come tutti i “comuni mortali”. Anche perché con la legge elettorale di cui è dotata l’Italia da qualche anno, non è più possibile scegliere chi mandare al Parlamento. Quindi i nostri politici non hanno neppure un datore di lavoro, che dovremo essere noi cittadini.
Il fatto che Gianfranco Fini si sia lamentato proprio adesso dei deputati fannulloni, potrebbe configurarsi come la mossa successiva all’interno dell’attacco frontale che il presidente della Camera ha fatto alla leadership di Berlusconi, accusato di pensare più a se stesso che al bene del Paese.
FOTO/ via http://media.panorama.it/media/foto/2009/04/02/49d4e09f86583_zoom.jpg
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CHE VERGOGNA…CM PENSANO DI FARE RIALZARE IL NOSTRO PAESE?…PRIMA DEVONO ”SVEGLIARSI” LORO
Sono d’accordo che è una vergogna. Ma credo che siamo noi cittadini a doverci “svegliare” e a gridare ad alta voce che non ci stiamo, che il sistema che hanno creato non ci piace. Una persona molto intelligentemente mi ha detto: “Ricordati che il mondo è anche nostro”!!!
E’ vero che dobbiamo svegliarci…d’accordissimo con te!