
I ministeri della discordia, Bossi vuole spostarli da Roma
Insorgono i politici romani. Centrodestra e centrosinistra uniti nel “no” alla proposta leghista
di Nicola Gilardi
ROMA - Quella della lotta contro “Roma ladrona” è la battaglia più antica della Lega nord. Da sempre, iscritto nel Dna leghista c’è la volontà di riequilibrare i privilegi fra il Nord e la Capitale, spesso danneggiando il Sud Italia. Stavolta il senatùr ha deciso di puntare più in alto: spostare i ministeri da Roma. Un’idea provocatoria o c’è una volontà reale?
MODELLO ANGLOSASSONE – «Faremo come in Inghilterra – ha dichiarato Bossi – i ministeri vanno distribuiti perché tutti possano avere del benefici e questo è tanto più importante in questo periodo di crisi». Il ministro, poi, ha sottolineato l’importanza economica dell’indotto ministeriale: «Adesso che il federalismo è bello e pronto, possiamo partire con una battaglia per portare democraticamente dei ministeri dappertutto, dal Sud al Nord. I ministeri significano moltissimi posti di lavoro, moltissimi soldi, non capisco perchè debbano restare tutti a Roma. Il cambiamento vuol dire anche portare a casa i ministeri».
IL CENTRODESTRA – Le reazioni sono state abbastanza veementi, soprattutto fra i politici capitolini. Uniti nel commento negativo esponenti sia del centrosinistra che del centrodestra. Alemanno e Polverni, rispettivamente sindaco di Roma e governatrice della Regione Lazio, hanno espresso le proprie perplessità: «L’idea di spostare ministeri da Roma in altre città – ha commentato Renata Polverini – non ha nulla a fare con il federalismo e un’eventuale ipotesi in questo senso non potrebbe che trovarci contrari».
Gianni Alemanno ha snobbato le dichiarazioni descrivendole come «boutade da comizio» aggiungendo poi che: «Una corretta funzione della Capitale e l’operatività stessa del Governo non sono compatibili con la dispersione dei Ministeri su tutto il territorio nazionale». Il finiano Briguglio, invece, ha polemizzato con l’idea di portare i ministeri soltanto al nord, mentre si è dichiarato favorevole ad uno spostamento anche nelle regioni meridionali.
PARTITO DEMOCRATICO – Dal centrosinistra si è alzata la voce di Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma e esponente di spicco del Pd. «Non ho capito che cosa c’entri il trasferimento dei ministeri con il federalismo. E non capisco neanche come i parlamentari romani del Pdl possano continuare ancora ad appoggiare un simile governo. È inutile negare che questo atto creerebbe un ridimensionamento della Capitale con annessi trasferimenti coatti e disoccupazione».
PROPAGANDA O PROPOSTA CONCRETA? – In molte occasioni dai pulpiti leghisti sono arrivati slogan e proposte che non si sono concretizzate nei fatti, in molti casi, poi, si è sconfinati nella provocazione. Anche stavolta i dubbi sono molti. Il centro nevralgico della politica italiana è Roma, smembrarne la struttura potrebbe essere deleterio e costoso. Non solo ci sarebbe una difficoltà di spostamenti, ma anche il rallentamento del potere decisionale del Governo, che vedrebbe sparsi per l’Italia i propri ministri.
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