Ho dato il mio cuore a Christian Boltanski

La coinvolgente inaugurazione della riapertura dell’Hangar Bicocca a suon di battiti cardiaci e voli d’abiti

di Natalia Radicchio

Hangar Bicocca

Milano - Entrare per errore dal retro dell’Hangar Bicocca, centro espositivo milanese per l’arte contemporanea, può essere un avvenimento fortuito di questi tempi. Percorrere il vialetto laterale dona l’effetto sorpresa di un contenitore – intrigante versione urban delle mitiche scatole da fiammiferi che nascondevano le “Sorpresine” Mulino Bianco Barilla – da cui inquietanti suoni propulsivi e invitanti vibrazioni si insinuano a bassa frequenza attraverso la pelle.

Si tratta di Monumenta 2010, una delle opere più significative dell’artista francese contemporaneo Christian Boltanski che potrà essere “vissuta” fino al 26 settembre prossimo negli spazi da poco ristrutturati dell’Hangar. “Vissuta” perché, per arrivare alla straordinaria installazione Personnes, in esposizione a Parigi e a New York e ora nel grande “Cubo“, si passa attraverso le campate dei neon che scandiscono i passi assieme alla sovrapposizione sonora di battiti cardiaci che sembrano rallentare durante il percorso. Un’esperienza di forte impatto emotivo in cui il pubblico entra nell’opera e si ritrova investito dalla grande interrogazione sul destino umano, sulla nascita e la morte, e sul legame fra storia individuale e storia collettiva.

Boltanski - Monumenta 2010

L’artista della perdita, da sempre interessato a trattenere la memoria dell’esistenza di ogni essere umano, le tracce del suo passaggio, è l’autore di Monumenta 2010, la manifestazione con la quale ogni anno, dal 2007, il Ministero della Cultura francese invita un artista riconosciuto internazionalmente a concepire un’opera site-specific per l’ampia navata del Grand Palais di Parigi. Questa è Personnes (gioco di parole che secondo la pronuncia francese può significare  sia “persone” che “nessuno”), di cui Boltanski parla come una «partitura musicale suonata in modo diverso a seconda del luogo»: un immenso cumulo di vestiti colorati come sono colorate del proprio battito umano le vite di ognuno prima della morte. Da questo cumulo, nel freddo biancore del “Cubo”, un’enorme gru ne prende con gesto ripetitivo alcuni lasciandoli poi ricadere a caso.

La storia di ognuno di noi, sconosciuta all’altro, qui viene efficacemente celebrata proprio attraverso gli indumenti, tracce di un vissuto ultime a portare con sé il calore e l’odore ancora vivi, e attraverso le registrazioni dei battiti del cuore raccolte in tutto il mondo. Les archives du cœur sono un immenso archivio, presentato in anteprima all’Hangar, realizzato da Boltanski a partire dal 2005 e aperto al pubblico dal luglio di quest’anno nell’omonima fondazione sull’isola giapponese di Teshima.

Chi volesse può far parte di questo archivio e di una meravigliosa storia collettiva semplicemente registrando le pulsazioni del proprio cuore in una cabina adiacente all’Hangar. In questi ultimi dieci giorni, prima della chiusura della mostra, può inoltre portar via qualche indumento dando così nuova vita ai vestiti di Personnes e facendo sì che la mostra diventi sostenibile dal punto di vista dell’impatto ambientale.

Uscendo, la drammaticità de I Sette palazzi celesti di Anselm Kiefer stringe la mano alla spiritualità dell’opera di Boltanski nell’evocazione della morte, dell’orrore della perdita e del conforto della memoria. Mentre le vibrazioni propulsive dei battiti si affievoliscono, l’occhio è rapito dalla desolazione delle navate scure di sapore industriale e dal caratteristico e funzionale bistrot, dove, nella descrizione del poco affollamento presente, può trovare ristoro.

Boltanski - Monumenta 2010

Boltanski - Monumenta 2010

Poco materiale informativo, poco personale, molta sostanza, in linea con quel dialogo «serrato tra opera e architettura, saldate da un linguaggio formale essenziale, povero, legato agli emblemi del lavoro industriale come la gru, le luci al neon, i graticci metallici» che lo stesso Boltanski ha voluto sottolineare. In un curioso percorso a ritroso, la scultura di Fausto Melotti La sequenza, progettata dall’artista milanese nel 1971 e realizzata dieci anni dopo, richiamando lo scorrere delle dita su una tastiera musicale, e salutandoci maestosa dal giardino all’ingresso di questo mondo sospeso, ci ricorda che non siamo soli.

Personnes, dal 25 giugno al 26 settembre 2010, HangarBicocca, Via Chiese  2, Milano

Orario: tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.00, giovedì dalle 14.30 fino alle 22.00, lunedì  chiuso

Ingresso: intero  8 euro, ridotto 6 euro

Informazioni:  www.hangarbicocca.it

Foto articolo : COURTESY Fondazione Hangar Bicocca – COPYRIGHT Agostino Osio

Foto homepagehttp://www.mrflock.com

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