
Green Economy: parte da qui il rilancio dell’economia italiana
Se ci impegniamo in uno sforzo collettivo e stipuliamo un patto per dare spinta propulsiva alla Green economy, avremo allora gettato le basi per rilanciare con forza lo sviluppo del nostro Paese. Queste, in sintesi, le parole con cui Giovanni Lelli, commissario ENEA, ha introdotto la presentazione del Rapporto Green Economy 2013 “Un Green New Deal per l’Italia”, quest’anno alla sua seconda edizione e presentato oggi presso la sede di ENEA.
GREEN ECONOMY: CHIAVE DI VOLTA PER UNO SVILUPPO – La presentazione del Rapporto, curato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e dall’ENEA, ha visto gli interventi di Roberto Coizet, Presidente di Edizione Ambiente, Roberto Morabito, Responsabile Unità Tecnica Tecnologie ambientali (ENEA), Toni Federico, presidente Comitato scientifico della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Renato Grimaldi, Direttore generale per la protezione della natura e del mare, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Maria Ludovica Agrò, Direttore generale per la politica industriale e la competitività (Ministero dello Sviluppo Economico).
«La Green Economy – ha spiegato Lelli – può rappresentare la chiave di volta per avviare un nuovo ciclo di sviluppo all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione tecnologica, con ricadute di lungo periodo che vanno dalla salvaguardia dell’ambiente al rilancio dell’industria e dell’occupazione».
Certo, un’affermazione della green economy richiede sforzi e impegni consistenti, un’attenta valutazione di criticità e opportunità, una chiara individuazione di investimenti pubblici e privati, così come riforme ben precise. Ma se la nostra industria sarà capace di accettare la sfida di convertire prodotti e processi produttivi in chiave sempre più sostenibile, saremo già a buon punto. E un forte impulso in questa direzione «può venire da concrete iniziative che possono partire, o essere rafforzate, dalle nostre città», ha dichiarato a chiusura della presentazione Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile.
RIQUALIFICAZIONE URBANA IN UN’OTTICA SOSTENIBILE – È proprio la città ad essere considerata nel Rapporto volano per lo sviluppo sostenibile: una pianificazione urbana che ruoti attorno all’eco-innovazione tecnologica, potrebbe trasformare in chiave sostenibile le città e migliorare di gran lunga la qualità della vita dei cittadini. E i settori principali in cui si può intervenire spaziano dal miglioramento della gestione dei rifiuti alla mobilità urbana, dalla riqualificazione energetica alle misure di mitigazione climatica, dalla gestione sostenibile della risorsa idrica alla riqualificazione delle aree degradate.
Qualche esempio? La gestione dei rifiuti. La raccolta differenziata arranca in diverse realtà italiane. Fra le 16 città con più di 200.000 abitanti si passa dal 51,1% di Verona al 6,4% di Messina: ciò che emerge nel Rapporto è che dove le raccolte sono più alte è inferiore il costo di gestione dei rifiuti per ciascun cittadino. Ad esempio, in un comune con una raccolta al 63%, il costo annuo per abitante è di 116,14 euro, che sale a 224 euro in uno con una raccolta al 26%. E i vantaggi ci sarebbero anche dal punto di vista dell’occupazione: il raggiungimento dell’obiettivo di riciclaggio del 50% fornirebbe un’occupazione di 11.000 unità.
C’è tanto da fare anche sul fronte della mobilità urbana. L’Italia, dopo il Lussemburgo, detiene il primato europeo quanto a numero di auto private: a Roma le auto sono ben 61 ogni 100 abitanti, contro le 25 di Parigi, le 31,4 di Londra, le 46 di Madrid. E l’uso dei mezzi pubblici va incentivato: si pensi che negli spostamenti in un raggio di 50 km e superiori ai 5 minuti, solo il 15% delle persone usa mezzi alternativi all’auto privata.
Capitolo critico è anche quello dell’efficienza energetica, se si pensa che gli edifici italiani consumano dal 30 al 60% in più di energia rispetto alla media europea.
GLI ATTORI DEL GREEN NEW DEAL – La riqualificazione di una città passa anche attraverso una maggiore salvaguardia del suolo agricolo, aspetto su cui dobbiamo lavorare ancora molto, in Italia: con 343 m2 all’anno per ciascun italiano, la cementificazione del suolo procede inarrestabile, con pesanti ripercussioni sulla qualità ambientale del territorio.
Un Green New Deal, che coinvolga imprenditori locali, decisori politici, cittadini e comunità scientifica, si impone con urgenza, oggi: solo attraverso questo passaggio, come ha sottolineato Lelli, sarà possibile fare delle città “luoghi ideali per la crescita civile dei cittadini”.
Valeria Nervegna
Foto: outsidernews.net – ecologiae.com