
Grecia, il parlamento da l’ok alle unioni civili gay
Atene – Nella notte è arrivata forse la prima vittoria di Alexis Tsipras al governo di Atene: in Grecia le unioni civili tra coppie etero o gay sono una realtà. Il parlamento ha approvato la svolta progressista dopo un iter stranamente veloce per una questione così delicata, frutto però di una scelta quasi obbligata.
UNA DISCUSSIONE ACCESA DALLA CHIESA – Nelle settimane addietro la discussione sul provvedimento è stata piuttosto accesa. Da secoli nel Paese ellenico il governo democraticamente eletto governa grazie al forte appoggio e influenza della Chiesa Ortodossa. Quest’ultima è assolutamente contraria al provvedimento; alcuni suoi rappresentanti hanno definito il provvedimento «un attentato alle leggi umane e della cristianità» o ancora, «un’aberrazione contro natura».
LA MAGGIORANZA APPROVA – Alla fine però la legge è passata grazie a una strana maggioranza. L’ANEL, il partito dei greci indipendenti, alleato chiave di Tsipras ha votato contro, così come hanno fatto i neofascisti di Alba Dorata e i comunisti. In soccorso dell’esecutivo è arrivato il Pasok y To Potami, la ormai decimata Unione dei centristi e il conservatore Kyriakos Mitsotakis che aspira alla leadership dei conservatori di Nuova Democrazia. Alla fine la norma è legge con 193 voti favorevoli e 56 contrari.
NO ALLE ADOZIONI – La nuova legge riconosce le coppie omosessuali e ne regola i diritti di eredità, reversibilità pensionistica e assistenza medica. Nessuna apertura invece verso la possibilità di acquisire la nazionalità greca alle coppie di fatto o ai loro figli e tanto meno alle adozioni. Per gli attivisti LGTB si tratta comunque di un passo fondamentale che li aiuti ad essere riconosciuti socialmente oltre che legalmente.
LA SENTENZA DELLA CORTE – Un passo che cancella la Grecia dalla lista di stati fanalino di coda per i diritti gay, tra i quali spiccano Polonia, Romania e ovviamente l’Italia. Chissà che questo voto greco, spinga il nostro parlamento ad approvare la legge in discussione alla Camera già in gennaio. In Grecia già nel 2008 si erano celebrati due matrimoni gay, in seguito annullati dalle pressioni della Chiesa Ortodossa. Poi nel 2013 arrivò la risoluzione di condanna da parte della Corte europea dei diritti umani. Tsipras dunque ottiene una vittoria che, se non cancella le sofferenze imposte dalla Troika, gli permette di mantenere almeno una delle promesse elettorali, per il resto pienamente tradite.
Domenico Pellitteri