
‘Gli ebrei si autoannientarono’, parola di Heidegger
Martin Heidegger torna in prima pagina, quarant'anni dopo la sua morte, con testi inediti, nei quali accusa gli ebrei del loro stesso sterminio
Martin Heidegger non è stato un soggetto secondario nella cultura dell’era nazista tedesca, tutt’altro; ma quanto emerge dai suoi ritrovati quaderni approfondisce ora non solo i suoi rapporti con la gerarchia nazista, ma anche la sua comprensione e interpretazione dell’Olocausto ebraico. Stando ai diari che saranno a breve pubblicati, infatti, Heidegger parla apertamente di «autoannientamento degli ebrei».
LA TESI SCONCERTANTE – Questa tesi sembra essere contenuta in un nuovo volume di “Quaderni neri”, i diari di Heidegger trascritti nel periodo della guerra e dell’immediato dopoguerra, che si arricchiranno con i testi 1945/1946, ritenuti perduti. In essi il filosofo tedesco – colui che aveva cercato di dare un senso all’intera storia umana – parla apertamente di “selbstvernichtung”, autoannientamento, scaricando direttamente sul popolo ebraico la diretta responsabilità della Shoah.
FILOSOFIA RIGOROSA – Questo approdo è completamente coerente con l’intera azione filosofica di Heidegger, che porta a conclusione i suoi passaggi con disamanti conseguenze logiche: se è vero che gli ebrei sono gli agenti della modernità e che la modernità è il male che corrompe lo “spirito dell’Europa”, è evidente che hanno anche intaccato quello stesso spirito, quasi vi si fossero introdotti e, dall’interno, l’avessero minato. Non stupisce, quindi, che la responsabilità della degenerazione dell’Occidente – incluso il successo della tecnica – sia una loro responsabilità. Per la Germania, unico baluardo dello Spirito sopravvissuto grazia alla grande coesione del popolo tedesco, il conflitto è stato una vera guerra contro gli ebrei: d’altronde il popolo ebraico tramava per la conquista del mondo, quindi è stata la loro stessa azione a comportare l’ascesa dell’unica risposta possibile, quasi una logica conseguenza.

Martin Heidegger, nella sua casa in tarda età: non rinunciò mai ai suoi “quaderni neri” (lombradelleparole.com)
PERFEZIONAMENTO TECNICO – L’efficienza – supposta – dei campi di sterminio non sfugge ad Heidegger: il filosofo filonazista non sfugge alle conclusioni più estreme del suo discorso e, dopo aver catalogato l’era contemporanea come epoca del “principio di distruzione”, dipinge la Shoah come “sommo compimento delle tecnica”, quella stessa tecnica di distruzione che lo stesso popolo ebraico avrebbe coltivato con le sue azioni.
DOPO LA GUERRA – La Guerra sarà però persa, la Germania sconfitta, l’ebraismo sopravviverà, ed Heidegger continua a interrogarsi su questi temi – sulla vulnerabilità del popolo tedesco di fronte agli elementi stranieri – per lungo tempo. Eppure non cambia troppo idea, anzi: accusa gli Alleati di aver fermato la Germania nella sua ricerca del dominio del mondo e, così facendo, aver compiuto un misfatto ben più grande delle camere a gas. E vede ancora un futuro per una Germania e un popolo tedesco a capo dell’Europa.
Andrea Bosio
@AndreaNickBosio