Gli americani preferiscono il vino, crolla il mito della birra

Vino o birra: a volte la scelta è alimentare, altre a seconda del gusto personale

Vino o birra: a volte la scelta è alimentare, altre a seconda del gusto personale

Washington - Homer Simpson, seduto al bar di Boe, che beve l’ennesimo boccale di birra Duff. Un’immagine entrata nell’immaginario comune, americano e mondiale, ma che è divenuto superato negli anni, e a certificare questo passaggio di consegne c’è un sondaggio della Rasmussen Reports: il vino è la bevanda alcolica preferita dagli statunitensi.

VINO BATTE BIRRA - Il 40% dei cittadini intervistati ha dichiarato che, nel sedersi davanti a un bicchiere di alcolico, preferisce bere vino rispetto a qualsiasi ulteriore bevanda. Di questo 40%, poco più della maggioranza (il 51%) si affida alle note più forti e decise del rosso, mentre il 33% è attratto da un calice di bianco, più seduttivo ed “elegante”, almeno questa è l’immagine comune della cinematografia e della televisione rispetto al vino. La birra, bevanda da sempre “americana” per consumo, è invece la preferita dal 34% delle persone, che però si dividono in scelte ben distinte: il 53% vuole bere solo marchi made in America, e il 46% si “accontenta” della birra chiara, più leggera al gusto, e in questa percentuale rientra la maggioranza del campione femminile intervistato.

I SUPERALCOLICI - C’è spazio, nei gusti (e negli intestini) della land of opportunity, anche per le bevande più forti. Sono infatti il 20% gli americani che si affidano ai superalcolici, come whisky, gin e cognac (la grappa resta una bevanda prevalentemente italiana), mentre è una risicatissima minoranza, il 2% appena, che dice di preferire altre bevande a base alcolica o semi-alcolica, come cocktail e simili.

QUANTO SI PUÒ BERE? - Rinunciare a un sano bicchiere di vino a tavola è, oltre che spesso difficile per gli habitué, anche sostanzialmente inutile ai fini del dimagrimento o del mantenimento in salute, salvo che in presenza di patologie che non ne vietino l’uso. Uno studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1985, infatti, dimostrava la sostenibilità fino a 80 grammi al giorno, o 1 grammo per ogni kg di peso corporeo. Recenti studi europei hanno poi “quantificato” le dosi tra i quattro bicchieri (Oms Europa) e i 700 ml ogni giorno, dose massima entro la quale l’effetto coadiuvante della digestione non viene sostituito dalla “intossicazione alcolica”. La maggiore tolleranza all’alcool diminuisce progressivamente all’aumentare dell’età, ed è più alta nei giovani tra 20 e 25 anni (1 grammo/die), minima invece da 75 anni in su (0,25 grammi/die). Quindi, anche gli americani sono avvisati: bere sì, ma il giusto. Anche per apprezzare meglio ciò che si beve.

Stefano Maria Meconi

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