Un giorno a Expo Milano 2015: prezzi e caos, ecco cosa non mi è piaciuto

Expo Milano 2015: un giorno a passeggio tra indicazioni confuse, padiglioni in allestimento e prezzi altissimi

L'albero della vita di Expo Milano 2015, foto Angela Vadalà

L’albero della vita di Expo Milano 2015, foto Angela Vadalà

MILANO – Oggi è il settimo giorno dall’apertura di Expo 2015: molti non credevano che si riuscisse ad inaugurare l’esposizione universale il 1° maggio ma, contrariamente alle peggiori aspettative – e considerati gli scandali e i ritardi -, non solo l’Expo si è aperto puntuale, ma si stanno registrando code per accedere a molti padiglioni, compreso quello italiano. Ma non crediate che sia accaduto il miracolo: per esempio, se si vuole arrivare in auto all’esposizione universale, ci si imbatte in un simpatico nascondino dei cartelli che dovrebbero indicare la strada per i parcheggi: ne appare uno che indica ExpoOvest, dopo qualche centinaio di metri se ne trova un altro che indica ExpoEst. Poi di nuovo Ovest. Quando finalmente si raggiunge il primo parcheggio disponibile e si sale sulla navetta che porta direttamente all’entrata di Expo, ci si rende conto che lo stesso autista non sa come arrivarci e, dopo decine di rotatorie e sottopassaggi, finalmente si guadagna l’entrata, salvo trovare l’ascensore e le scale mobili non funzionanti.

Questa scritta si trova all'interno del Padiglione Italia, come dire "buttiamoci la zappa sui piedi" (Foto Angela Vadalà)

Questa scritta si trova all’interno del Padiglione Italia, come dire “buttiamoci la zappa sui piedi” (Foto Angela Vadalà)

IL PADIGLIONE ITALIA – Il primo padiglione che decidiamo di visitare è quello italiano: il più grande. Ogni regione ha un proprio spazio, alcuni molto ben organizzati, altri meno. Ma prima di arrivare agli spazi regionali, si entra nel padiglione principale, che non è ancora terminato. A dirla tutta, mentre ci inoltriamo all’interno della struttura, ci imbattiamo in una sezione dal titolo: «L’arte vissuta attraverso gli altri sensi, senza l’ausilio della vista». D’impatto pensiamo subito ad un particolare percorso a occhi bendati, invece il significato della scritta è che la sezione è ancora in allestimento.

Ma il meglio arriva dopo: quando, a metà circa dell’intero padiglione italiano, davanti ai nostri occhi appare un enorme pannello bianco sul quale campeggia la scritta: «Il mondo senza Italia?», e già ci s’immagina il museo del Louvre senza la Gioconda, il cortile del Palazzo della Gioventù di Mosca senza il Disco Solare di Arnaldo Pomodoro, gli Stati Uniti senza la pasta e la pizza. E invece, oltre ad un terribile plastico sul quale si vede l’Europa e tutto il Mediterraneo senza lo stivale – che tra l’altro suscita l’ilarità e l’ironia più spicciola di tutti i visitatori, sia italiani che stranieri – troviamo degli schermi dove cuochi, architetti e artisti stranieri parlano dell’Italia. E speriamo bene, visto che l’audio è pessimo e tutto ciò che si sente è un brusio di sottofondo che, insieme alle voci dei visitatori, non fa comprendere nemmeno una parola. In pratica, essendo pessimo l’audio degli schermi, l’attenzione si focalizza sul plastico dell’Europa a cui manca l’Italia: lascio a voi immaginare le battute.

Foto Angela Vadalà

Foto Angela Vadalà

Di positivo, invece, c’è la mappa dell’Italia divisa per regione: ogni regione rappresentata da un vaso. All’interno di ogni vaso si trovano le piante tipiche della regione: in Toscana gli agrumi, in Sicilia peperoncini e fichi d’india, in Veneto la vite, in Puglia l’ulivo, ecc. Lo spazio meglio organizzato è senz’altro quello della Regione Toscana, che oltretutto è l’unica che ti lascia un “ricordo” dell’esposizione. Perché qualunque cosa tu voglia annusare o assaggiare, devi pagare. Altro che cibo per tutti.

Cluster Sicilia vuoto e sporco

Cluster Sicilia vuoto e sporco

LA SICILIA ABBANDONA - Poco prima della notizia ufficiale dell’abbandono della Sicilia – avvenuta stamane – all’interno del padiglione Bio Cluster Mediterraneo, quello che mette insieme le specialità bio dei Paesi mediterranei, riusciamo a farci una capatina: lo spazio Sicilia è completamente vuoto e, con mio grande rammarico – sono siciliana – anche sporco. Stamattina è arrivata ufficialmente la notizia dell’abbandono della Sicilia e a parlare è stato Dario Cartabellotta, responsabile di Expo per la Sicilia, che ha detto:

Manca la copertura nella zona palco, manca la visibilità del padiglione, manca la segnaletica, non viene garantita la pulizia e non c’è collegamento a Internet. Al progetto Cluster hanno aderito numerose aziende locali che stanno subendo un danno economico e d’immagine di non poco conto.

Non resta che aspettare l’accertamento di responsabilità del fallimento: nel frattempo, però, sembra che il versamento dei tre milioni che la Regione Sicilia deve all’Expo per la gestione degli spazi diventerà una vera e propria guerra.

L’EXPO È CARO, ANZI CARISSIMOGironzolando per i padiglioni – i più belli sono senz’altro quelli orientali – ci viene sete. Così, muniti di bottigliette di plastica portateci furbamente da casa, cerchiamo gli erogatori d’acqua gratuiti posizionati qua e là per l’Expo: due su tre sono fuori servizio. Andiamo a comprare una bottiglietta d’acqua: due euro e cinquanta centesimi. Quando ci viene un languorino cerchiamo il cibo meno costoso in assoluto: un toast. Cinque euro quello classico. Alla faccia dell’esposizione universale che ci sfamerà tutti.

Il padiglione Brasile con la sua entrata particolare: bisogna passeggiare su un'amaca (Foto Angela Vadalà)

Il padiglione Brasile con la sua entrata particolare: bisogna passeggiare su un’amaca (Foto Angela Vadalà)

I PADIGLIONI PIU’ BELLI – Tra i padiglioni più belli ci sono quello del Kuwait, dell’Iran, del Giappone, della Cina, della Corea: insomma, i Paesi più ricchi che potevano investire e l’hanno fatto. Uno dei padiglioni più particolari è senz’altro quello del Kazakistan, che ospiterà l’esposizione universale sull’energia del 2017 ed ha investito molto anche per farsi pubblicità. Interessante lo studio sulle mele e sulle modifiche che sono state apportate alle coltivazioni di orzo e frumento a causa delle locuste, con la creazione di pesticidi biocompatibili per non danneggiare le coltivazioni stesse. Molto belli anche i padiglioni di Marocco, Israele, Brasile – al cui padiglione si accede camminando su una enorme amaca - Germania e Olanda – dove una porzione minuscola di patatine fritte tipiche costa cinque euro. Deludenti invece quelli di Stati Uniti e Gran Bretagna.

Padiglione Turchia (foto Angela Vadalà)

Padiglione Turchia (foto Angela Vadalà)

In conclusione, se state progettando una visita all’Expo di Milano sappiate che non ce la farete mai a girarlo tutto in un giorno e che, nonostante le cadute impreviste di “pezzi” di padiglione (Turchia), gli allagamenti (cluster Sicilia), le zone in allestimento (troppe), gli ascensori e le scale mobili non funzionanti e i prezzi altissimi, sarà un’esperienza interessante. Ma né economica, né entusiasmante, almeno per ora.

Mariangela Campo

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