G20. Obama-Putin, faccia a faccia storico sull’Isis

Antalya (Turchia) – Avrebbe potuto essere uno dei tanti incontri al vertice internazionali, invece il G20 che si sta tenendo in queste ore a Antalya, Turchia, potrebbe rappresentare un punto di svolta nella geopolitica mondiale. Senza dubbio, promette di passare alla storia per il faccia a faccia, cupo, preoccupato ma deciso dei due maggiori leader del pianeta: Barack Obama e Vladimir Putin.

FACCIA A FACCIA DOPO LA STRAGE – Racconta l’agenzia RaiNews24.it che il summit organizzato per discorre di questioni economiche è diventato il luogo di dibattiti sul terrorismo internazionale targato Isis a 48 ore dalla strage di Parigi. E che sia stata aperta una nuova pagina appare chiaro dalle parole del presidente turco Recep Tayyp Erdogan il quale ha esordito il suo discorso d’apertura con parole forti: «Condanniamo gli attacchi terroristici avvenuti a Parigi. Esprimiamo le nostre più profonde condoglianze al presidente Hollande e al popolo francese per queste perdite».

Parole di vicinanza, dunque, seguite a quelle di Obama altrettanto ferme contro i responsabili islamisti. A questo punto è chiaro che tocca a questi tre attori dipanare la matassa Isis, usata – fino a questo momento – da tutti più come alibi per i rispettivi scopi economico-politici a scapito di nemici ed alleati, piuttosto che come argomento di comune accordo.

TUTTI CONTRO TUTTI – Sicché si sono prodotti scenari assurdi laddove Erdogan organizzava controffensive all’Isis per colpire il popolo curdo nel mentre consentiva ad affiliati del terrorismo di transitare per le proprie terre; Putin inviava in Siria militari anti-Isis per colpire le forze anti-Assad; Obama inviava droni tra Siria e Iraq per colpire le forze pro-Assad fino quasi a scontrarsi con i russi mentre Francia e Gran Bretagna erano là non si sa a fare cosa. Adesso i giochi sono finiti.

Dopo Parigi è la volta di Obama e Putin i quali devono trovare una ragione di Stato comune che li conduca ad allearsi con Assad per contrastare il Califfato, magari in prospettiva di un’uscita pilotata del presidente siriano che piaccia a tutte le parti in causa. Lo scopo potrebbe essere quello di tenere la Siria sotto l’egida dell’Onu per poi condurla a libere elezioni sempre sotto il controllo della comunità internazionale.

Quel che conta è che l’Isis venga ostacolato nei suoi intenti in terra Medio Orientale come in Occidente e l’intesa tra America e Russia dovrebbe dare luogo ad un concerto di interessi al quale la Turchia non avrebbe vantaggio a non partecipare.

E’ stata una «discussione costruttiva», spiega una nota dopo il faccia a faccia storico Usa-Russia, «sforzi in corso per risolvere il conflitto in Siria, un imperativo reso ancora più urgente dagli orribili attacchi terroristici di Parigi». Ma sono solo le battute iniziali di un nuovo dialogo. Vedremo.

Chantal Cresta

 

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