Francia, il delitto di ostruzione all’aborto sul web è legge

Francia. Approvata dall'Assemblea nazionale la legge contro la propaganda anti-aborto tramite internet. Ferve la polemica sulla censura alla liberté laica

(ph: lastampa)

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Esteso anche a internet il delitto di «ostruzione all’aborto». Il testo di legge è stato approvato oggi dal Parlamento francese dopo settimane di dissidi e di apparenti inconciliabilità fra il Senato e l’Assemblea nazionale. Per chi sarà giudicato responsabile della diffusione «con scopo dissuasivo» di informazioni circa le «caratteristiche o le conseguenze mediche dell’interruzione volontaria di gravidanza» è prevista, dunque, una pena massima di 2 anni di reclusione e 30 mila euro di multa.

OBIETTIVO DELLA RIFORMA - La riforma in questione nasce da un’iniziativa del governo socialista con lo scopo di silenziare la voce dei tanti gruppi, comitati e associazioni a difesa della vita, che proliferano anche – e soprattutto – sul web. Una militanza “lifefriendly”, questa, amplificatasi, in particolar modo, per effetto di un’ulteriore legge, approvata esattamente un anno fa dalla maggioranza, con la quale fu cancellata la “settimana di riflessione” obbligatoria per le donne intenzionate ad abortire. Con l’eliminazione di tale specifico lasso di tempo – originariamente pensato come un momento di legittima e opportuna autoanalisi ma altresì come un dovere nei confronti dell’altra potenziale vita in grembo – si è voluto, in verità, dare priorità e potere alle scelte personali della donna, svincolandola da presunti doveri morali e legali nei confronti dello Stato. Conseguenza inevitabile – definita drastica e liberticida – è stata, dunque, la repressione di qualsivoglia ingerenza diretta e indiretta nella fase decisionale della donna ferma al drammatico bivio.

L’ALTRO LATO DELLA LEGGE - Benché la scelta governativa stia (in)giustamente – del resto, la linea che separa retto e scorretto, in questo caso, per molti sembra essersi assottigliata – innescando feroci polemiche anche fuori i confini francesi, leggendo con attenzione il testo legislativo è facile comprende come l’intento primario fosse quello di soffocare non la libertà d’espressione – così come è stato detto – ma la deleteria, cattiva informazione. Il no francese è, infatti, alle «affermazioni – recita la norma – o indicazioni tali da indurre intenzionalmente in errore, intimidendo o esercitando pressioni psicologiche o morali». Il punto è, purtroppo, che pur avendo un palese intento protettivo, il provvedimento non è immune al rischio di censura nei confronti della cosiddetta liberté laica e di quei canali di comunicazione e informazione che, invece, risultano limpidi, corretti e lungi da fini fasulli.

Antonietta Mente

@AntoMente

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