
Franca Rame: la leonessa della recitazione
Lutto nazionale oggi per il mondo del teatro. Lo scorso mercoledì 29 maggio si è spenta Franca Rame, un’attrice, una politica, una femminista; in altre parole una grande donna.
Nata il 18 luglio del 1929 a Villastanza, nella provincia milanese. Figlia d’arte – la famiglia vantava antiche tradizioni legate al teatro dei burattini risalenti al 1600 -, Franca debutta nel mondo dello spettacolo appena nata nel ruolo dell’infante nelle commedie allestite dalla compagnia di giro familiare. Durante gli anni ’50, quando la rivista teatrale era nel pieno del successo, recita nella compagnia primaria di prosa di Tino Scotti per lo spettacolo Ghe pensi mi di Marcello Marchesi. Inizia la parentesi del cinema, dove reciterà raramente. Nel ’52, diretta da Marchesi, è in Lo sai che i papaveri, insieme a Walter Chiari, Carlo Campanili e Raimondo Vianello. Nel ’58 è in Caporale di giornata, di Bragaglia, con Nino Manfredi e Bice Valori.
È in quegli anni che Franca conosce Dario Fo. Lei ha un fisico scultoreo, gambe lunghe, capelli biondissimi e lo sguardo deduttivo. Lui invece è un tipo allampanato, dinoccolato, nasuto, divertente e con i denti un po’ in fuori, che divide il suo tempo tra il cabaret e l’arte figurativa. Così diversi, ma al tempo stesso simili, Franca e Dario iniziano una relazione, che diventerà l’amore di tutta una vita, che l’accompagnerà anche nei momenti più tragici della sua vita. Si sposano nel 1954 e, un anno dopo, nasce Jacopo.
Contemporaneamente al loro amore, Dario e Franca iniziano una collaborazione artistica. Oltre a eccezioni cinematografiche, come i due film del ’56 Lo svitato e Rascel-Fifi (quest’ultimo insieme al grande Renato Rascel), la coppia dà il meglio di sé sul palco teatrale. Nel 1958 fondano la Compagnia Dario Fo-Franca Rame, dove lui è il drammaturgo e regista del gruppo e Franca ne è amministratrice e prima donna. In quegli anni, il comico milanese comincia a scrivere le sue prime opere, come Il dito nell’occhio, che piacciono molto al pubblico; ma insieme a Franca scrive quelle politicamente satiriche e di critica sociale come Gli arcangeli non giocano a flipper (’59), Aveva due pistole con gli occhi bianchi e neri (’60) e Settimo: ruba un po’ meno (’64).
Il teatro però non è tutto. Sono gli anni in cui l’Italia sta cercando di cambiare e si respira un’aria diversa e densa di cambiamenti. La coppia crede in questi nuovi ideali, soprattutto Franca. Nel ’68 la notorietà porta la coppia a condurre Canzonissima. La satira sociale che portano in tv, però, non piace agli alti vertici della RAI: Franca e Dario vengono licenziati in tronco. È così che la coppia artistica diventa attiva anche sul piano sociale, più di prima. Fondano La Comune e lavoravano nella Milano occupata: vanno fra gli operai, si abbandonano a un movimentismo che allarma la polizia e ne provocava l’intervento. Sono gli anni in cui Fo scrive Morte accidentale di un anarchico e Non si paga, Non si paga: spettacoli di satira e di controinformazione molto feroce. Ormai viva interprete del movimento femminista, Franca non è più la stessa degli anni ’50: si è trasformata in un’attrice che utilizza la scena a scopi politici e civili. Interpreta, oltre a quelli del marito, testi anche di sua composizione, come Tutta casa,letto e chiesa e La madre. Nel 1971 sottoscrive la lettera aperta del settimanale “L’Espresso” sul caso Pinelli, anarchico morto a Milano dopo essere volato dagli uffici della Questura. L’impegno politico le fa pagare delle conseguenze atroci. Nel marzo del 1973 l’attrice viene sequestrata da esponenti dell’estrema destra e costretta a subire violenza fisica e sessuale: avrà la forza di raccontare tutto in uno spettacolo, Lo stupro (’81) che ha fatto epoca.
Alla fine degli anni ’90 arrivano una lunga serie di riconoscimenti. Oltre a vedere suo marito ricevere nel ’97 il prestigioso Premio Nobel per la Letteratura, lei stessa riceve, nel ’99, la laurea honoris causae da parte dell’università di Wolverhampton. Nel 2006 inizia una parentesi politica. Viene eletta senatrice con l’Italia dei Valori, ma due anni dopo se ne va poiché l’ambiente non è in sintonia con la sua onestà intellettuale. Negli ultimi anni pubblica l’autobiografia Una vita all’improvvisa, scritta a quattro mani con Fo, e con lui torna a calcare il palcoscenico tra il 2011 e il 2012 riprendendo un loro classico amatissimo, forse il più popolare, Mistero buffo.
Donna che non aveva mai smesso di credere in se stessa, anche dopo il trauma della violenza, Franca Rame non ha mai smesso di lavorare, con l’arte o con l’azione, alla creazione di un paese migliore, con il coraggio degno di una leonessa. Tutte le grandi cariche dello Stato e dello spettacolo si sono commosse alla notizia della sua scomparsa. Il Presidente della Camera Laura Boldrini ha detto:
«Lascia un grande vuoto la morte di Franca Rame. Attraverso di lei, il suo impegno, la sua testimonianza, le donne italiane si sono sentite meno sole. E gli uomini hanno acquistato più consapevolezza. L’Italia perde un talento, ma non deve disperdere la sua eredità».
Fonti foto: prealpina.it, napolitoday.it, sanmarinofixing.com
Francesco Fario