Finchè mela non ci separi, brillante commedia sull’amore al teatro Marconi di Roma

melaFinchè mela non ci separi, spettacolo liberamente tratto da ‘Il diario di Adamo ed Eva’ di Mark Twain (scritto tra il 1904 e il 1905 come rivisitazione satirica del celebre mito: un inno alla bellezza, alla forza e alla complessità dell’unione) è andato in scena sabato 13 e domenica 14 novembre al Teatro Marconi di Roma.

Brillante, piacevole e comica. Così si può definire la rappresentazione teatrale con un cast davvero coinvolgente ed empatico (Lara Balbo, Matteo Milano e Francesco Mastroianni- regia di Matteo Milani-) che ha saputo trascinare un pubblico tra risate e risposte a domande dirette. D’altronde la tematica, l’amore, è molto semplice ma anche molto appassionante: l’attenzione viene posta sull’unico vero motore che unisce gli esseri umani per quanto diversi possano essere.

Sulla scena ci sono Dio, Adamo ed Eva, inseriti in una dimensione, ovviamente, quasi surreale e metaforica. Sul palco, quindi, tutto si tinge di bianco in una dimensione etera: dalle lenzuola lunghe bianche, a una serie di ombrelli appesi ad alcuni fili, bianchi anch’essi, due grandi cubi, le luci bianche rosse, verdi e blu che si alternano in un gioco di colori che affascina sempre di più gli spettatori. In tutto questo c’è anche la musica (immancabile) che accompagna e scandisce le varie scene. In un’epoca in cui l’amore eterno sembra passato di moda sia come mito romantico, sogno degli adolescenti, sia come semplice motore per la convivenza umana, è necessario rinnovarne la speranza. Il messaggio finale è: l’amore è una piacevole conquista, non un idillio. Il segreto è la tolleranza che, nell’accettazione delle reciproche fastidiose diversità, consente di raggiungere il traguardo faticoso di una vita in comune.

Si inizia quindi con la classica storia dell’inizio del creato, la storia di Adamo ed Eva, le differenze tra uomo e donna, il frutto proibito ossia la caduta dell’Eden, la crisi in cui ogni relazione può ritrovarsi; l’errore quindi, sarà per loro stimolo per giungere ad una vera e profonda conoscenza reciproca. Dopo questa fase iniziale, ben dettagliata, si giunge alla fine ai nostri tempi: la vita di coppia, il matrimonio, i figli (questi sconosciuti), i litigi, la pace, la vita insieme (un piacevole compromesso con l’accettazione dei pregi e difetti dell’uno e dell’altro) e, infine, la morte. Questo secondo tempo è stato più veloce rispetto al primo, ma piacevole e gradevole comunque.

Peccato siano state solo due le repliche al teatro Marconi di Roma. Magari la stessa compagnia TU/UT la ritroveremo in futuro su un altro palco: speriamo perché lo spettacolo merita davvero! Il pubblico ha voglia di ridere.

Chiara Campanella

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