
Festival della letteratura di Mantova: lezione di Grasso sulla mafia
Mantova – In occasione di uno dei numerosi eventi organizzati per il sedicesimo Festival della letteratura di Mantova, la tenda allestita in piazza Castello ha ospitato, sabato, il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. L’incontro è stato un momento per un’utile percorso storico sul fenomeno mafioso e sull’infiltrazione illegale nella politica e nell’imprenditoria, partendo dal libro scritto quest’anno dall’illustre ospite Liberi tutti (Sperling & Kupfer, «Saggi» 15,00 €).
Pietro Grasso, che ha parlato per un’ora a braccio di fronte alla sala gremita, prima di lasciare spazio a qualche domanda del pubblico, ha spiegato innanzitutto la complessità del fenomeno mafioso: non una semplice forma di criminalità da reprimere, ma una struttura che, attraverso uno sviluppo per metaforici cerchi concentrici, arriva a toccare diversi e variegati strati della società. Infatti, mentre i primi cerchi comprendono la famiglia mafiosa in senso stretto e in senso allargato, mano a mano che ci si allontana dal centro i cerchi successivi arrivano a toccare la cosiddetta «zona grigia», comprensiva di tutta quella borghesia di funzionari di stato, imprenditori e liberi professionisti, non propriamente mafiosi, ma che garantiscono «omertà, fedeltà e impunità».
Il procuratore ha poi proseguito parlando di altri aspetti che garantiscono alla mafia forza e potere: il consenso, innanzitutto, accentuato in momenti di crisi in cui lo Stato non riesce a garantire lavoro al contrario delle organizzazioni mafiose, pur se in forma illegale. Inoltre, il controllo del territorio nei luoghi in cui nascono le mafie. Non solo: ma negli ultimi anni, secondo Pietro Grasso, la mafia è diventata più potente infiltrandosi nell’imprenditoria del nord Italia, in forma assolutamente invisibile per la società civile.
Come liberarsi dalla mafia? Pietro Grasso propone alcune soluzioni, in cui non mancano accenni di polemica politica: innanzitutto è necessario proseguire nella lotta a tutti i traffici illeciti. Inoltre, per il procuratore, è fondamentale perseguire più severamente tutte le forme di corruzione, «fenomeno che in Italia muove illegalmente circa 50-60 miliardi l’anno». Non solo: è necessario riscoprire l’etica a partire dai rapporti interpersonali: «il metodo mafioso del favoritismo e della clientela è diffuso anche dove la mafia non c’è». Questo obiettivo può essere perseguito anche attraverso lo strumento dell’equità fiscale, oggi totalmente assente nel nostro Paese. Infine, è necessario utilizzare ogni strumento utile a contrastare la criminalità organizzata: «le intercettazioni sono fondamentali».
Da sottolineare, infine, il parere di Pietro Grasso sul fatto che la mafia non compia stragi dal 1994, quando ha avuto inizio la cosiddetta pax mafiosa: secondo il procuratore generale, è dovuto al fatto che lo Stato avrebbe reso impotente la mafia dal punto di vista militare. Trattasi di un’opinione di sicuro interesse, che tuttavia sarebbe stato più interessante approfondire attraverso un dibattito maggiormente articolato con giornalisti o altri rappresentanti della lotta al potere mafioso.
Daniele Leone
Foto|| festivaletteratura.it