Festival del Film di Roma – Aleksej German e l’essere Dio in terra

Aleksej Jurevič German (mymovies.it)

Aleksej Jurevič German (mymovies.it)

Trascorre più tranquilla delle precedenti la sesta giornata dell’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, se per “tranquillo” si intende mancante di pezzi da novanta da fotografare o ai quali estirpare autografi e via discorrendo. Fanno eccezione i signori Wes Anderson e Roman Coppola i quali, condividendo lo stesso palco, quello della sala Petrassi dell’Auditorium alle ore 17:00, hanno incontrato il pubblico per un rendez-vous sulla loro rispettiva carriera così come su quella dei loro artisti preferiti e formativi.

ESSERE DIO È DIFFICILE – Quella di oggi, ad ogni modo, è stata l’attesa giornata dello scomparso maestro russo Aleksej Jurevič German al quale è stato conferito il Premio alla Carriera, al seguito della cui cerimonia è stata proiettata la monumentale opera postuma Hard to be a god. Considerato tra i più eretici degli eretici, German ha trascorso l’intera sua esistenza a scrivere montagne di lavori riuscendo a trovare sbocco produttivo solo per pochi di questi a causa dei continui blocchi ai quali la censura sovietica lo costringeva. Capire il motivo di tale dissenso nei suoi confronti non è molto difficile se si considera anche soltanto questa ultima e incredibilmente cruda, fredda e spietata opera di solenne ed estremo giudizio nei confronti dell’umanità intera. Siamo di fronte a tre ore piene di pellicola assolutamente impossibili da passare in rassegna frettolosamente e in maniera sommaria, pertanto ci riserviamo un po’ di tempo in più per lasciarla sedimentare in noi e, di conseguenza, tirare comunque mai definitive somme in un secondo momento, rivalutando la serie di appunti presi e, soprattutto, l’esperienza sia visiva (non parliamo di fantascienza, sia chiaro) che sensoriale (acre, perfida, dolorosa, tagliente) provata in sala.

“SE LO LIBERI MUORE” – Fondamentalmente, la “storia” appartiene più all’individuo in sé che alla narrazione cinematografica. In un puro crescendo di massacrante incubo scomposto, dislessico e denso di tipi inumani ai limiti della sopportazione, German, nel suo testamento di congedo dal pianeta, non risparmia niente e nessuno ululando un giudizio sull’umanità che equivale alla peggiore bestemmia urlata nell’orecchio del più puro e costante credente. Il leitmotiv che manda avanti le vicende è quello che vede un gruppo di terrestri essersi trasferiti su un altro pianeta, nella cui realtà vivono migliaia di individui mai evoluti dal loro stadio medievale, epoca nella quale ci si ritrova a vivere assieme a loro. I terrestri hanno il compito di trovare il modo giusto per far progredire la civiltà del pianeta gemello ma i continui contrasti tra rivolte deboli, finte concessioni e megalomanie eccessive porteranno presto ad una crescente supremazia della carne. Tredici anni di lavorazione spiegano molto senza dire una parola: quello che German ha lasciato all’umanità è un ritratto più che spietato della sua condizione di irreversibile autolesionismo fisico e morale consapevole.

L’IMMORTALITA’ DEL DESIDERIO ARTISTICO – Un buon film dedicato al puro, essenziale e sincero concetto di creazione artistica è il cinese Blue sky bones (in concorso) di Cui Jian, autore anche delle (sinceramente troppe) musiche. Alla proiezione ufficiale non sono mancati sospiri di presupposta noia percepita dal pubblico. A ciò non si può dare del tutto torto perché gli eccessi di ridondanza narrativa e concettuale ci sono tutti e sono evidenti. Resta, però, una considerazione inamovibile: abbiamo trovato in esso, probabilmente, il film con la migliore regia proposto nella sezione in concorso. Non è stata un caso, infatti, la proiezione di Magician party and dead crow, cortometraggio ultrasperimentale in 3D proveniente dall’estro dello stesso Jian e in tara, quest’ultimo, nella sezione Cinemaxxi. La magnificenza estetica di questo piccolo gioiellino conferma la nostra convinzione di trovarci di fronte ad un grande visual artist più che ad un regista a tutto tondo e/o musicista-compositore. Blue sky bones, infatti, raggiunge la sufficienza quasi unicamente grazie alla bellezza di visioni create ad hoc per sostenere un concetto di fondo più che una storia: la creazione artistica è prima di tutto un enorme e inestinguibile flusso di coscienza che l’individuo, chiunque esso sia, mantiene dentro di sé per tutta la vita e, in essa, non smette mai di cercare mezzi e modi per esprimerlo a dovere.

Cui Jian (movie player.it)

Cui Jian (movie player.it)

IL GENIO VISIVO – Zhong Hua è un hacker post adolescente con il pallino della musica. Sfruttando, quindi, tutta la sua abilità informatica, il giovane punta ad organizzare veri e propri eventi live con l’utilizzo di note piattaforme web di interconnessione tra musicisti. Per realizzare tutto questo, però, sa di dover passare per l’inevitabile ostacolo della polizia postale cinese, ben diversa da quella di qualunque altro paese democratico, e per le frustrazioni economiche di produttori musicali che di musica non sanno e non capiscono un accidente, basando le loro scelte solo ed esclusivamente sul tornaconto. Nel frattempo, la memoria del giovane è soggetta ad una serie sconfinata di riflessioni sulla figura dei genitori: al tempo della rivoluzione culturale, sua madre era considerata la donna più bella del paese e ben voluta da tutti, ma una canzone da lei cantata fu censurata e lei condannata a lavori forzati. In più la donna scoprì che il marito era una spia e, per questo, fuggì verso luoghi altri. Un montaggio molto frammentario e una sceneggiatura forse troppo dispersiva sono in qualche modo tenuti a galla da una regia impeccabile, estremamente creativa e coinvolgente grazie a continue trovate visive e consequenziali ai limiti dell’applauso. Peccato per gran parte del resto, avremmo potuto parlare di un capolavoro che non c’è.  Il senso, invece, c’è e va assorbito: la carne muore ma il pensiero che genera ogni forma artistica (e quindi il vero individuo che mira ad esternarla) sopravvive alle generazioni.

(Foto: mymovies.it / movieplayer.it / speakingparts.wordpress.it)

Stefano Gallone

@SteGallone

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