Fecondazione assistita. Non è reato la selezione degli embrioni

(Fonte: meteoweb.eu)

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Si sgretolano lentamente le imposizioni delle “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”, regolate dalla legge 40/2004. La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il divieto di selezione, senza eccezione alcuna, degli embrioni, prevista dal capo VI della legge sulla fecondazione assistita, intitolato “Misure di tutela dell’embrione”.

DIVIETO INCOSTITUZIONALE - La Corte Costituzionale si è espressa sul contenuto della legge sulla fecondazione assistita a seguito del sollevamento della questione di costituzionalità da parte del Tribunale di Napoli, incaricato di analizzare un procedimento penale a carico di un gruppo di medici che, secondo l’accusa, avrebbero soppresso embrioni affetti da gravi patologie, violando chiaramente l’imposizione della normativa numero 40 del 19 febbraio 2004.
I giudici della Corte Costituzionale, analizzando i dati in loro possesso, si sono espressi sul caso dichiarando costituzionalmente illegittimo l’articolo della norma che vieta «ogni forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni e dei gameti ovvero interventi che, attraverso tecniche di selezione, di manipolazione o comunque tramite procedimenti artificiali, siano diretti ad alterare il patrimonio genetico dell’embrione o del gamete ovvero a predeterminarne caratteristiche genetiche, ad eccezione degli interventi aventi finalità diagnostiche e terapeutiche, di cui al comma 2 del presente articolo».
Non è quindi reato la selezione degli embrioni, negli unici casi in cui questa venga effettuata per evitare l’impianto nell’utero femminile di embrioni affetti da malattie trasmissibili di gravi entità, regolamentate dalla normativa 194 sull’aborto.

DIVIETO DI SOPPRESSIONE DEGLI EMBRIONI - Resta invece intatto il divieto di soppressione degli embrioni, previsto dall’articolo 14 della medesima normativa sulla fecondazione assistita, poiché, secondo la sentenza «la malformazione dell’embrione non ne giustifica, solo per questo, un trattamento deteriore rispetto a quello degli embrioni sani».
Secondo i giudici della Corte Costituzionale, infatti, l’embrione, anche affetto da gravi malattie, «non è certamente riducibile a mero materiale biologico» e per questo merita la tutela prevista dalla normativa 40/2004, che punisce con tre anni di reclusione e una multa che varia dai 50mila e 150mila euro la violazione di tali divieti.

Alessia Telesca

foto: meteoweb.eu

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