
Fatah e Hamas vogliono l’unità nazionale. Israele tuona
Qatar – Fatah e Hamas sono alleati da lunedì scorso. La “Dichiarazione di Doha”, firmata in presenza dell’emiro del Qatar Sheikh Hamad bin Khalifa al-Thani, concilia le due forze politiche per creare un governo di unità tecnocratica nazionale alla guida di Cisgiordania e Gaza sotto la dirigenza del presidente Mahmoud Abbas.
La decisione è stata aspramente criticata da Israele che ricorda come l’organizzazione fondamentalista islamica Hamas non può far parte di alcun negoziato per la pace. Critiche accese anche dai fallimenti dei colloqui israelo-palestinesi attualmente in fase di stallo.
L’accordo firmato dal presidente Mahmoud Abbas e il leader di Hamas Khaled Meshaal apre la strada ad una soluzione palestinese, permettendo elezioni presidenziali e parlamentari forse già entro la fine dell’anno. Cosa che ricostruirebbe la governance hamamita nella Striscia di Gaza, dopo l’attacco israeliano del 2008-2009.
Attualmente non è chiaro se l’accordo sia stato davvero concluso, tuttavia Fatah e Hamas si dicono entrambe pronte alla firma definitiva e pare che gli estremi dell’accordo siano già stati impostati: Abbas tenta una pace negoziata con Israele che dovrebbe consegnare ai palestinesi uno Stato indipendente, franco dal conflitto israelo-Cisgiordanico e libero nelle aree occupate dall’esercito ebraico e nella Striscia di Gaza. Un accordo congiunto, dunque, che tuttavia Israele rifiuta nei termini che coinvolgono Hamas.
Afferma il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu: ‹‹Hamas è un’organizzazione terroristica che si sforza di distruggere Israele e si affida al supporto di Iran››. ‹‹Ho detto molte volte in passato che l’Autorità palestinese deve scegliere tra l’alleanza con Hamas e la pace con Israele. Hamas e la pace non vanno insieme››.
Poi Netanyahu ha chiarito nuovamente la posizione di Israele. Se Abbas insiste con il patto di Doha: ‹‹si sta scegliendo di abbandonare la via della pace e di scegliere Hamas … Non potete avere entrambe le cose››.
Scenario tutt’altro che disteso. Secondo l’analista politico palestinese, Hani al Masri, l’accordo tra Fatah e Hamas è più che altro un tentativo di mettere alla prova la comunità internazionale: ‹‹Essi stanno evitando il problema principale››, ovvero la questione israelo-palestinese pressocché irrisolta. Dello stesso avviso anche un diplomatico della regione che preferisce l’anonimato: ‹‹L’accordo di Doha non ha avuto un parto normale, voglio dire che non è venuto in completo coordinamento all’interno di Hamas. Il tutto è stato vissuto con sorpresa a Gaza. Dobbiamo vedere se funzionerà››.
Le perplessità sull’intesa riguardano anche la storia di Fatah e Hamas, per lungo tempo acerrime rivali. Inimicizia iniziata quando i fondamentalisti hanno preso il controllo di Gaza con una breve guerra nel 2007 ed espulso Fatah.
Ora l’amicizia espone Israele ha nuovi pericoli. Meshaal, alla Tv Al Jazeera, dal Qatar ha fatto sapere che sia Fatah che Hamas sono ora intenzionate a sanare le ferite e realizzare la riconciliazione. Argomento ripreso anche da Abbas che ha aggiunto come la Cisgiordania sia intenzionata a ‹‹resistere al nemico (Israele) e raggiungere i nostri obiettivi nazionali››. Abbas, capo del movimento Fatah, ha promesso che ‹‹questo sforzo sarà attuato nel più breve tempo possibile››.
Il presunto accordo pare stia facendo trapelare una serie di indiscrezioni non ancora confermate. Un alto funzionario palestinese ha fatto sapre che in base all’intesa, Abbas avrebbe assunto il ruolo di primo ministro sostituendosi all’economista Salam Fayyad, voluto dall’Occidente.
Dal canto suo, sembra che Fayyad abbia accolto con favore l’accordo ma, dice, dovrebbe rimanere al suo posto fino a quando il nuovo governo non subentrerà. Si attende un cenno dalla comunità internazionale.
Chantal Cresta
Foto || reuters.com