Falliti gli accordi di Ginevra. Dall’Ucraina la crisi arriva in Cina

Si riaccende la tensione in Ucraina. Da Usa e Russia scambio di minacce e ultimatum

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Un membro delle forze speciali ucraine a Sloviansk

Chi si aspettava che l’incontro multilaterale di Ginevra potesse essere risolutivo per la questione ucraina è stato servito. La tensione tra Stati Uniti e Russia infatti, non solo non si è placata, ma si sta perfino acuendo. Il territorio dell’Ucraina sta diventando lo scenario di un gioco molto pericoloso, un gioco in cui le due superpotenze devono dimostrare al mondo la loro potenza.

LA TENSIONE SI RIACCENDE - Dopo una settimana di relativa calma in seguito agli accordi di Ginevra, due episodi hanno contribuito a riaccendere la tensione, entrambi accaduti a  Sloviansk, una città dell’Ucraina orientale in mano agli insorti filorussi. Il primo episodio si riferisce a dei colpi di contraerea che avrebbero colpito un Antonov ucraino, un aereo impiegato in volo di osservazione e controllo. Il secondo episodio è la macabra scoperta del corpo di Volodymyr Rybak, un politico appartenente allo stesso partito del presidente ucraino, torturato e ucciso da ignoti miliziani. Questi due fatti hanno convinto le autorità ucraine a riprendere quella vasta operazione anti-terrorismo nelle aree filorusse che era stata sospesa in seguito agli accordi multilaterali. Tanto gli Stati Uniti, quanto l’Ucraina hanno accusato Mosca di essere dietro a questi ultimi atti violenti.

ULTIMATUM - La risposta della Russia non si è fatta attendere. Il ministro degli Esteri russo Serghey Lavrov ha ridicolizzato le accuse rivolte al proprio Paese e ha rilanciato accusando gli avversari di non rispettare i patti. Da entrambe le parti arrivano ultimatum minacciosi. Da Washington si chiede che le truppe russe rientrino immediatamente nei propri territori e che venga interrotto qualsiasi sostegno agli insorti, da Mosca si chiede che la diplomazia Americana agisca su Kiev per convincerli a rinunciare alle zone filorusse. Ovviamente queste richieste non sono accettabili nè da una parte, nè dall’altra.

IN UCRAINA COME IN GEORGIA - Sembra proprio che la diplomazia abbia fallito. Appare evidente soprattutto dalle parole di Lavrov, che ha minacciato una soluzione simile a quella adottata in Georgia nel 2008. Nell’estate di quell’anno la Russia invase militarmente il piccolo stato della Georgia ignorando i moniti e le minacce della comunità internazionale. In seguito ai bombardamenti e ai rastrellamenti. Si calcola che migliaia di georgiani siano morti cercando di contrastare l’esercito russo.

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Le isole Senkaku, giapponesi ma rivendicate dalla Cina

L’ESEMPIO RUSSO - La minaccia di Mosca è molto concreta, tuttavia gli Usa sentono di dover contrastare quest’invasione, non tanto e non solo per difendere l’Ucraina, ma perché questo atto ostile potrebbe essere usato anche in altre regioni del mondo, causando un disastroso effetto a catena. La Cina per esempio, ha da diversi anni contenziosi in corso con i Paesi vicini per annettere dei territori confinanti. Lo scorso autunno, per un problema simile, si è sfiorata la guerra tra Cina e Giappone.

LA GUERRA ALLA PORTA - Come si è detto, la diplomazia ha fallito. A dire il vero nessuno credeva veramente che l’incontro di Ginevra avrebbe portato a una risoluzione del problema, ma era un passo obbligato, di “facciata”, un contentino dato all’Onu da parte di una Nazione – la Russia – che non ha mai avuto alcuna intenzione di rinunciare a delle terre ricche di risorse e con un’importanza strategica enorme. Controllare l’Ucraina per la Russia significa controllare totalmente il mar Nero e minacciare da vicino l’Unione Europea, sia militarmente, sia dal punto di vista energetico. Al punto in cui siamo, se nessuno farà un passo indietro si comincerà a sparare davvero e il prossimo campo di battaglia non potrà che essere l’Europa.

Andrea Castello

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