
Egitto, i giudici ordinano la chiusura di Al Jazeera
Cairo – I giudici egiziani hanno imposto al canale televisivo del Qatar Al Jazeera, l’emittente più nota e importante dell’intero settore panarabo, di terminare le trasmissioni in Egitto e chiudere i loro uffici sul posto. La decisione non è una sorpresa: già il 3 luglio, con l’arresto di Morsi e l’avvenuto colpo di Stato militare, la giustizia del Cairo aveva messo fine alle trasmissioni di diverse reti televisive a sfondo religioso.
A fare le spese di questa nuova sentenza dei giudici, però, sono state anche altre tre televisioni islamiche: si tratta della Jamaʿat al-Iḫwān al-muslimīn Tv, ovverosia il canale ufficiale di comunicazione dei Fratelli Musulmani, il partito che sosteneva l’ex presidente Morsi, di Al-Quds Tv e Al-Yarmouk Tv, che hanno ufficialmente sede a Gerusalemme (Al Quds è infatti il nome della città santa israeliana in arabo) e Amman, in Giordania.
La decisione farebbe parte di un disegno ben preciso del nuovo esecutivo del presidente ad interim Adli Mansour di limitare tutti gli strumenti di comunicazione dei Fratelli Musulmani e dei loro sostenitori che, attraverso una durissima protesta di piazza successiva al golpe, hanno portato nuovamente l’Egitto sull’orlo della guerra civile.
Impedire ad Al Jazeera di trasmettere in Egitto, in ogni caso, appare una decisione quanto meno sorprendente. Il canale televisivo, nato nel 1996 su proposta dello dell’ex sceicco qatariota Al Thani – che nel 1997 concesse il diritto di voto alle donne, cavalcando un’ondata di modernizzazione – si è proposto negli ultimi anni come tramite neutrale dell’informazione nel mondo arabo, dando spazio alle diverse correnti islamiche, e aprendo anche al pubblico di lingua inglese, dal 2006 in poi, una finestra informativa che non ha concorrenti sul piano internazionale.
Non è ancora noto se il canale, controllato dalla Al Jazeera Media Network e guidato dallo sceicco Hamad bin Thamer Al Thani (un patrimonio personale superiore ai 3 miliardi di dollari), abbia già presentato ricorso alla giustizia egiziana per ottenere la ripresa delle trasmissioni.
Stefano Maria Meconi