
Egitto: gli scenari dopo l’approvazione della nuova Costituzione
Comincia l'era della nova Costituzione in Egitto. Un governo militare che ricorda molto, in realtà, quello di Mubarak
Aggiunto da Sandra Alvarez il 28/01/2014.
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Tags: Al Sisi, Costituzione, Egitto, morsi, Mubarak, referendum
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Il generale Abdel Fattah Al Sisì, comandante in capo delle Forze armate egiziane
In questi ultimi anni la società egiziana è stata invasa da uno sciame d’ideologie, religioni e anche scetticismi che man mano hanno generato un clima crescente di tensioni e violenza, non solo nelle strade ma anche nell’arena politica. Dopo il voto positivo nel referendum sulla Costituzione, che secondo la comunità internazionale legittima il governo militare che ha deposto Morsi, l’Egitto potrebbe tornare al punto di partenza, cioè al trentennio del governo di Hosni Mubarak.
AGITAZIONE POLITICA E SOCIALE – Dopo la Primavera Araba, l’elezione dei Fratelli Musulmani al governo, ad oggi dichiarati “organizzazione terrorista”, e il successivo colpo di Stato del 30 giugno 2013 guidato dal generale Al Sisì, la situazione attuale egiziana può definirsi come uno scabroso triangolo inonciliabile. Da una parte i difensori del governo militare golpista, affidato a Adly Mansour, più progressista e laico, ma comunque non eletto attraverso le urne. Dall’altra i sostenitori del precedente presidente Morsi, che ha tentato di gestire un governo musulmano moderato, che non è mai andato a genio a parte della popolazione ma che è stato legittimato in plebiscito. I terzi in discordia sono quei cittadini che gridavano in Piazza Tahrir per una trasformazione democratica vera e una garanzia totale dei diritti civili.
I DATI – L’astensione alle urne è uno strumento importante per misurare il livello di scontento sociale e di disaffezione politica della cittadinanza. Infatti queste divisioni sociali si sono verificate dopo quest’ultimo referendum sulla Magna Carta che, pur con una schiacciante maggioranza di sì (circa il 98%), è satto votato solamente dal 36% della popolazione. E, nonostante i settori islamici abbiano boicottato le ultime elezioni, un’astensione simile si era già avuta per la precedente Costituzione promossa da Morsi, che fu votata nel dicembre del 2012. La partecipazione in quell’occasione fu del 33%. Il che farebbe pensare che un terzo degli egiziani non appartienega ai settori islamici né supporti di fatto il governo. Quale consenso ci si aspetta dunque, per le prossime elezioni generali, che si presumono essere fra sei mesi?

Scontri al Cairo tra i sostenitori del deposto presidente Morsi e le forze dell’ordine Fonte: AP
LE VITTIME – Purtroppo le vittime sono una costante nell’attualità dell’Egitto. Solo nei due giorni di votazioni, undici persone sono state uccise nelle provincie di Guiza, Sohag e Beni Suef, e circa cinquecento persone sono state arrestate, secondo quanto dichiarato dal mMinistero dell’Interno egiziano. 170mila soldati e 200mila poliziotti erano disposti in tutto il Paese per sorvegliare la situazione durante le giornate elettorali ed era vietata qualsiasi manifestazione pubblica insieme all’esposizione di striscioni con l’immagine di Al Sisì. Un clima ostile e non propizio per calmare la già tesa situazione sociale, dove gli scontri tra sostenitori e detrattori di Morsi si succedono nel Cairo da più di un anno.
UNA NUOVA ERA NON COSI’ TANTO NUOVA – Il referendum ha rappresentato un’importante prova, sia per il governo e per il suo prossimo bando elettorale sia per l’opposizione islamista che continua a rivendicare il ritorno di Morsi. Il risultato è stato comunque confuso in riferimento a cosa aspettarsi adesso dell’Egitto. Resta chiaro che la nuova era comprende il ritorno dell’esercito alla vita politica. In realtà non è che i militari siano mai spariti della politica, ma negli ultimi due anni e mezzo si è vissuto con l’illusione che il popolo avrebbe potuto decidere liberamente senza l’ingerenza militare. Così non è stato e si può già anticipare che il prossimo parlamento sarà simile a quello dell’era Mubarak. La nuova Magna Carta, infatti, riserva un ruolo speciale per l’esercito, il quale nel corso dei prossimi otto anni nominerà il ministro della Difesa. Per di più, saranno i tribunali militari, e non quelli ordinari, a emettere le sentenze e a giudicare sugli attacchi dei civili contro i militari. La militarizzazione dell’Egitto sembra lontana dall’essere cessata.
Sandra Alvarez