E il murale su Beckett diventa storia

Un racconto per immagini del celebre murale londinese, al ready-made di Milano

Di Natalia Radicchio

 

Il murale raffigurante Samuel Beckett a Londra

Street art, murale, writing, graffiti writing (o graffitismo): sono le numerose manifestazioni artistiche realizzate negli spazi pubblici, un’espressione sociale e culturale che si diffonde sempre di più sul tessuto urbano del nostro pianeta.

Escludendo i fenomeni di puro vandalismo (nel caso in cui il supporto utilizzato è un edificio di interesse storico o artistico), i writer che seguono un percorso di ricerca artistica utilizzano spazi messi a loro disposizione e sui quali possono dipingere legalmente.

L’importante è la visibilità dell’opera, che permette di portare a termine la loro missione: esprimere un proprio disagio – nei confronti della proprietà privata ad esempio, rivendicando le strade e le piazze – o semplicemente la propria arte, creando un’opera duratura che si contestualizzi nello spazio che la circonda.

E’ questo il caso del murale su Samuel Backett realizzato dal writer Alex Martinez a Portobello (Londra). Con la stessa tecnica pittorica del muralismo messicano nato dopo la rivoluzione del 1910, Martinez come Diego Rivera preferisce alle tecniche e agli strumenti tradizionali, quali il cavalletto, le vernici spray (allora applicate con pistole ad aria).

E lo sguardo penetrante di questo ritratto del fondatore del “Teatro dell’assurdo” deve aver aperto subito una breccia nel cuore della fotografa milanese Margherita Lazzati, se per quattro anni è ritornata ad ammirarlo ritraendolo ben 65 volte con le crepe e i cambiamenti del tempo.

La mia storia con Samuel Beckett a Portobello“, questo il titolo della personale dell’artista che, dal 10 giugno al 10 settembre 2010, espone 30 dei 65 scatti del murale al ready-made di Milano.

La serie di fotografie racconta la storia del dipinto, delle sue ‘rughe’ dovute all’inevitabile deterioramento dell’intonaco del muro, e delle persone e degli eventi succedutesi in quel punto di Blenheim Crescent, all’angolo con Portobello Road.

Tutte le immagini a colori sono montate su alluminio e sono accompagnate da una didascalia in forma di Haiku composta dalla poetessa Anna Ferrante.

Il Ready-made di Milano

Questo componimento poetico di origine giapponese, breve e intenso, elimina  le congiunzioni e gli ornamenti lessicali superflui per dare spazio alle suggestioni. Uno dei più meditevoli nella mostra: «Blu. Dal colore emergo/come un sogno./ È forse l’alba».

L’Haiku, nella sua essenzialità, si presta bene come impatto visivo e di contenuto con il soggetto delle immagini scelte dall’artista e con l’allestimento minimal della sede dell’esposizione. Il ready-made, un’officina-studio nata a Milano nel 1989 con l’intento di realizzare prodotti editoriali di elevata qualità artigianale, si interessa da sempre alle realtà artistiche underground che riguardano soprattutto i giovani organizzando mostre ed eventi di rilievo internazionale. Esemplare il ciclo di 5 mostre tenutesi nel 2004 nella sede di Foro Buonaparte, a cura di Alessandro Mininno, esperto di street-art.

Margherita Lazzati è nata a Milano, dove vive e lavora come creativa in una Agenzia di comunicazione. Le sue due più grandi passioni sono i viaggi e la fotografia che, come testimonia la mostra appena inauguratasi, coltiva in contemporanea. Ha partecipato a numerosi concorsi fotografici nazionali e internazionali, ha tenuto diverse mostre collettive e ha da poco concluso, con un successo di critica e pubblico, una personale in Svizzera.

Quella al ready-made di Milano è una finestra poetica e accattivante sul mondo della street art.

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