
Donald Trump sarà POTUS: il male, ma non l’Apocalisse
Perché l'elezione di Donald Trump non sarà questa apocalisse nucleare che tutti annunciano, anche se per molti, soprattutto negli Usa, andrà peggio di ora
Aggiunto da Andrea Bosio il 10/11/2016.
Tags della Galleria Attualità, Esteri, Opinioni, Politica, Primo piano, WakeUpAmerica
Tags: Barack Obama, clinton, donald trump, elezioni, elezioni Usa, elezioni usa 2016, Hillary Clinton, Obama, potus, presidenziali, trump, usa 2016
Tags della Galleria Attualità, Esteri, Opinioni, Politica, Primo piano, WakeUpAmerica
Tags: Barack Obama, clinton, donald trump, elezioni, elezioni Usa, elezioni usa 2016, Hillary Clinton, Obama, potus, presidenziali, trump, usa 2016
Washington – Qualcosa di nuovo è successo Oltreoceano, qualcosa di nuovo e che ben pochi avevano preso sul serio: Donald Trump è diventato Presidente degli Stati Uniti d’America e si insedierà alla Casa bianca, giurando sulla Costituzione dell’Unione, il 20 gennaio 2017. Il dipinto di queste prime ore parla di dramma e terrore, ma potrebbe essere leggermente diverso. Analizzando con un poco di freddezza la situazione, cerchiamo di trovare elementi importanti per valutare la futura amministrazione Usa non in chiave apocalittica.
CONGRESSO REPUBBLICANO – Una prima, immediata, analisi sull’esito elettorale è stata drammatica: Trump presidente, Congresso nelle mani dei repubblicani, un’ondata rossa su tutti gli Stati Uniti. Riflettendo su questo dato, però, la tendenza potrebbe andare in direzione opposta: proprio il dominio del Great old party potrà frenare gli eccessi di Trump. Un potere spaccato – Trump alla Casa bianca, Congresso in mano ai dem – avrebbe richiesto ordini esecutivi in serie da parte dell’amministrazione Trump, con conseguenze difficili da calcolare: tutta l’iniziativa sarebbe stata nelle sue mani. Un problema. Con il Congresso dalla sua, potrà governare per la via ordinaria delle leggi, che comunque dovranno passare dal Congresso e, quindi, essere filtrate dai parlamentari: negli Usa non funziona proprio come nell’Italia di Berlusconi e Renzi, al Congresso accade anche di frequente che esponenti della maggioranza non siano proprio in accordo. La ragionevolezza dovrebbe avere la meglio in un dialogo tra alleati, sostituendosi a un meccanismo di conflitto che avrebbe portato a pericolose escalation e ripicche.
DA FUORI – La politica estera Usa, fatta di interventismo e imperialismo indiretto, è stata un elemento abbastanza costante di questi ultimi decenni, con oscillazioni che quasi mai sono state davvero rilevanti, a prescindere che nello studio ovale ci fosse un repubblicano o un democratico; alcuni sono stati peggiori di altri – Bush e la sua balzana idea di guerra in Iraq – ma neppure Obama ha brillato in pacifismo e dialogo, nonostante il premio Nobel. Trump in campagna elettorale ha proposto un minor interventismo e un approccio più cauto nei rapporti esteri: anche il primo discorso è sembrato andare in questa direzione. D’altra parte, si è dimostrato un soggetto impulsivo, al di fuori degli schemi consoni alla diplomazia internazione: prevedere come agirà in concreto è difficile, ma si può azzardare una linea che porti verso un maggior isolazionismo. Nell’immediato questo potrebbe sollevare molti – interventi in Medio Oriente (Siria), dialogo con la Russia – ma i periodi di ritirata verso l’interno degli Usa non sono mai stati un buon presagio.
Parecchia gente con Trump teme intimidazioni, deportazione, fine assistenza sanitaria – i militari temono di ricevere ordini illegali etc.
— Massimo Faggioli (@MassimoFaggioli) 9 novembre 2016
DA DENTRO - Se visto da fuori Trump potrebbe non essere drammatico, la vita all’interno degli Stati Uniti sarà sicuramente diversa e, per molti, non certo migliore. Essere afroamericano, ispanoamericano, immigrato-non-proprio-regolare, donna, omosessuale, povero sarà molto più difficile di prima: nessuna di queste categorie prevede un futuro roseo durante l’amministrazione Trump. Lo si può ragionevolmente supporre dalle sue parole – e da quelle del suo vice, che pare abbia lasciato trapelare una certa approvazione per l’idea di sottoporre gli omosessuali a elettrochock fino ad avvenuta “guarigione” – e questo basta a preoccupare molti. A ragione. La visione degli elettori di Trump è chiara: un’America bianca, etero, ricca e solitaria, però maschia, perché le donne sono soprattutto un bell’oggetto da ammirare, chiusa agli altri. Trump porterà avanti questa agenda? Dovrà farlo, almeno in parte, per non deludere chi lo ha votato: la vita interna non avrà belle pagine da scrivere, per molti.
E QUINDI? - Escludere l’apocalisse assicurata è d’obbligo, ma alcune cose possono andare male. Lo scenario più moderato d’altronde prevede una vita davvero dura per molte categorie di abitanti Usa, che vedranno arretrare i loro diritti. Certe battaglie subiranno uno stop, altri temi arretreranno: istanze radicali e conservatrici troveranno più spazio. Gli Stati Uniti saranno più ripiegati su loro stessi e forse vivremo una sorta di distensione da disinteresse e disimpegno. Tutto è molto più complicato e molto sarà nelle mani di chi comporrà questa amministrazione: nulla è certo, però, se non l’esito elettorale più inatteso dagli analisti. E, allora, forse dovremmo imparare a non fidarci delle analisi, neppure di questa.
Andrea Bosio
@AndreaNickBosio