
Danilo Calvani: chi è il leader dei ‘forconi’?
Un po' di chiarimenti su Danilo Calvani, il leader - con Jaguar - dei forconi italiani
Danilo Calvani non è solo “l’uomo della Jaguar”: è il leader e il fondatore di quello che ora ha preso il nome di Movimento dei forconi e che sta mettendo a soqquadro la società e la politica del nostro Paese. Le manifestazioni di piazza di questi giorni, quindi, hanno un uomo a un’organizzazione alle spalle che, pur se piccola, sta cavalcando l’onda di un malessere popolare effettivo e reale, da tempo in attesa di uno strumento per manifestarsi.
Ma chi è Calvani? Da dove arriva? Quale il suo passato?
AGRO PONTINO – Calvani è un uomo dai molti volti, tutti coerenti ma variegati: è titolare di una azienda agricola laziale, nell’Agropontino, è presidente dei Comitati riuniti degli agricoltori e guida il movimento Dignità sociale, che riunisce comitati di agricoltori diretti e allevatori di Latina. Non si tratta di gruppi politici, a sentire Calvani, ma di iniziative intenzionate a tutelare le professioni legate alla terra, sempre più in crisi.
Quella dei “forconi”, poi, è una storia che nasce nella cella frigorifera della sua azienda, la primavera scorsa: un’azienda, però, confiscata per evasione fiscale, tasse non pagate per protesta contro un’imposizione ritenuta eccessiva. Anche da questo nasce la battaglia a Equitalia.
LE ELEZIONI – L’ultimo tentativo elettorale fu la corsa a sindaco: «Con una lista civica, di centrosinistra. Avevamo occupato l’Inps di Latina, otto mesi. Ho fatto la campagna elettorale dicendo: non votateci, non siamo corrotti. Non ci hanno votati».
Ma politicamente si dissocia dalla destra a cui è accostato in questi giorni: «Forza Nuova non la sopporto. Non voto da sei anni. Da ragazzo Dc e Psi, poi una volta Forza Italia e una volta Verdi».
LEGAMI MILITARI? – La proposta di passare il potere a un militare – o alle “forse di sicurezza” – per un periodo di transizione dopo lo scioglimento delle Camere e le dimissioni delle altre cariche istituzionali è presente su molti volantini, web e cartacei. Nessuno degli organizzatori si è ufficialmente dissociato da questo assalto alla Costituzione ma Calvani ha minimizzato, spiegando che sono stati i giornali a ricostruire erroneamente la vicenda.
I legami con l’ex generale Pappalardo hanno radici profonde: nel 2012 guidarono insieme i trattori sul Circo Massimo, ma ora minimizza, spiegando che si erano conosciuti «corso dei primi blocchi, l’anno scorso. Ci ha creato solo problemi. Non ho detto che voglio le forze armate, ma che la gente oggi si fida solo delle forze dell’ordine. In caso di un vuoto di potere vedrei un carabiniere».
Pappalardo, poi, non è uomo dai trascorsi lineari: eletto alla Camera nel 1992 nel Psdi, sottosegretario nel governo Ciampi, dimesso per una condanna poi cassata, candidato a Roma in una lista vicina al principe Giovanni Alliata, già coinvolto nel golpe Borghese. Una carriera culminata nel 2000 con un’indagine per alcune dichiarazioni eversive, rivolte al governo in occasione della riforma della struttura dell’Arma.
OGGI – Siamo così arrivati alla Jaguar con cui Calvani è sbarcato a Genova. La vicenda, ovviamemte, non è ancora conclusa. I blocchi proseguono a Ventimiglia e le attenzioni si stanno spostando a Roma: proprio secondo Calvani, è lì che si manifesterà la prossima settimana.
E la Jaguar? Di un amico toscano, un camionista che gli avrebbe dato un passaggio in questo lungo ed estenuante tour per le piazze in rivolta.
Le domande su come un piccolo imprenditore laziale possa aver smosso tutto questo, cavalcando solo l’onda popolare, senza alcun altro supporto, rimangono.
Andrea Bosio
@AndreaNickBosio