
Crocetta, la frase su Borsellino e quella ferita siciliana sempre aperta
La presunta intercettazione dell'Espresso mette nei guai il presidente
Palermo – Ci risiamo, forse. Dopo i governi di Cuffaro e Lombardo, ecco che anche il governo Crocetta potrebbe essere spazzato via lasciando puzza di bruciato. Verrebbe ironicamente da dire non c’è due senza tre. Un siciliano potrebbe però rispondere che mai nulla è cambiato nella martoriata storia italiana della Sicilia, dove l’isola ha accettato di essere trattata sempre da colonia e i governi locali hanno spesso trascinato con loro quell’orribile sensazione di malaffare e di mafia. Questa volta però è diverso, fa più male ai siciliani onesti ed è per questo che Crocetta starebbe pensando di dimettersi. Intanto si è autosospeso.
I FATTI – Tutto nasce nell’ultimo mese. Matteo Tutino, medico di fiducia di Rosario Crocetta, presidente della Regione Sicilia, primario di chirurgia plastica all’Ospedale Villa Sofia di Palermo viene arrestato il 29 giugno dai Nas. Frequentato anche da tanti politici, vedi Antonio Ingroia, servizi segreti, militari e manager di alto rango, il medico è al centro di una inchiesta che lo accusa di svariati reati, tra cui truffa, peculato, abuso d’ufficio e falso. I fatti risalgono al 2012, per una serie di interventi camuffati per essere coperti dal servizio sanitario nazionale. Fin qui tutto “normale” in questa regione, se non ci fosse stato come assessore Lucia Borsellino, figlia del magistrato Paolo Borsellino, ucciso 23 anni fa dalla Mafia.
LA PRESUNTA FRASE SHOCK, - Il signor Tutino è stato intercettato al telefono con il presidente della regione, e in uno dei dialoghi ecco la frase incriminata. Secondo il medico la Borsellino « va fermata, fatta fuori. Come suo padre ». Ci si aspetterebbe una risposta indignata e furiosa da parte di un presidente che vive sotto scorta, ma forse non ricorda più il perché; invece no, il silenzio ed ecco che alla luce di ciò scoppia il polverone. La frase è stata anticipata dall’Espresso; in seguito la Procura di Palermo ha affermato in un comunicato che « agli atti di questo ufficio ed in particolare nell’ambito del procedimento, nel quale è stata emessa ordinanza di arresti domiciliari nei confronti del Tutino, non risulta trascritta alcuna telefonata tra il Tutino ed il Crocetta del tenore sopra indicato». Nasce quindi un mistero su queste intercettazioni. Il settimanale replica che la telefonata sta negli atti secretati.
LE REAZIONI – Tutti gridano allo scandalo e alla vergogna. Lucia Borsellino, da poco dimessa perché apparentemente stanca delle continue trame alle sue spalle, sottolinea di « provare un senso di vergogna per loro» e su Crocetta aggiunge che un altro commento è superfluo ». Un abbraccio di solidarietà arriva da Matteo Renzi, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è aggiunto, e anche il Ministro dell’Interno Angelino Alfano, con mezzo partito indagato per corruzione e mafia, anche in Sicilia, dichiara «sdegno, affettuosa vicinanza e solidarietà per quelle parole che pesano in modo gravissimo e incancellabile sulla coscienza di chi le ha pronunciate». Il PD ha chiesto immediati chiarimenti. Ci si poteva aspettare le richieste di dimissioni dal Movimento 5 stelle, o lo sdegno del vicepresidente della Commissione Antimafia, Claudio Fava; fa certo specie sentire le accuse di rappresentanti di Forza Italia come Saverio Romano, accusato da Massimo Ciancimino e da vari pentiti di favoreggiamento a Cosa Nostra.
LE DICHIARAZIONI DI CROCETTA - Il presidente che dice? Il famoso Presidente presentatosi come ambientalista e che oggi si dichiara a favore delle trivelle nel mediterraneo, afferma: «Se avessi sentito quella frase, non so… avrei provato a raggiungere Tutino per massacrarlo di botte, forse avrei chiamato subito i magistrati. Non so… sono sconvolto. Provo un orrore profondo». Aggiunge inoltre che andrà dai magistrati e che darà l’interim della guida della regione a Baldo Guicciardi, esponente PD ed appena nominato come sostituto della Borsellino. Per ciò che concerne le dimissioni quindi l’ormai fragilissimo presidente di una regione in dissesto economico e sociale prende tempo ma dice: «Non sono legato alla poltrona, ribadisco la mia estraneità a questa vicenda – sottolinea – Ma quanto sta accadendo è più grave di un attentato fisico. Non intendo mettere la Sicilia nella condizione di subire attacchi, non faccio pagare prezzi al popolo siciliano. Ma di questa vicenda sono solo una vittima».
L’ABBANDONO DELLA NAVE – Il presidente si ritrova nei guai, ma soprattutto con pochi soldati a proteggerlo. Il suo governo era partito con tecnici e figure politiche che dovevano essere di alta onorabilità. Piano piano tutti l’hanno abbandonato oppure sono stati cacciati. Spettacolare fu il caso di Nelli Scilabra, pupilla non laureata insediata alla formazione, che dopo aver fatto una grande opera di verità nel difficile mondo della formazione, fu mandata via per i disastri combinati dall’assessorato durante l’applicazione del piano Garanzia Giovani. Da ricordare il caso del cantautore Franco Battiato, nominato al turismo e poi scaricato per apparente assenteismo. Anche il successore, la segretaria del presidente Michela Stancheris, fu fatta salire e scendere dal carro. Si arriva così agli assessori all’economia, tre ad oggi e nessuno in grado di fare una manovra finanziaria valida; l’ultima legge di stabilità del commissario del governo di Roma, inviato in stile Troika, Alessandro Baccei ha addirittura usato i fondi di coesione europei per coprire norme di bilancio: la finanziaria è stata impugnata dal governo Renzi e l’assessore commissario non si è affatto dichiarato sorpreso. Ultimi della lista Nino Caleca e Ettore Leotta, andati via spontaneamente dall’assessorato all’agricoltura e alla funzione pubblica. Quest’ultimo addirittura perché fare la Palermo-Catania in auto era stancante dopo la frana.
LA DEBACLE – Insomma, al di la del fatto che il Presidente abbia sentito o no quella orribile frase, al di là se questa frase ci sia stata o no, c’è da constatare che il governo che doveva essere dell’antimafia si è trovato di fronte un’ ardua realtà verso la quale ha dimostrato la completa incapacità di agire per un vero cambiamento. La possibilità che Crocetta sia partito con buone intenzioni non è certo da escludere. Ma con una regione in dissesto, un numero sproporzionato di assessorati cambiati, una frana che si conosceva da anni (di immobilismo) che ha spaccato in due l’isola e adesso con queste presunte e terrificanti dichiarazioni del medico di fiducia, sembra che il percorso del presidente sia destinato a terminare a breve. Questo sarebbe un atto dovuto, se non altro per non aprire ancor di più quella ferita sempre aperta sulla già massacrata identità di una regione che potrebbe essere il paradiso e invece ad oggi si colloca come l’anticamera dell’inferno. La novità è che nel bavero dei colpevoli degli ultimi 150 anni, ci si collocano probabilmente, loro malgrado, anche Rosario Crocetta e suoi compagni di avventure.
Domenico Pellitteri