Crisi. Mercato dell’auto a picco in Italia. Immatricolazioni ai livelli di 50 anni fa

Fiat

lettera43.it

Doveva essere il mese nero delle Borse europee, quello in cui la speculazione internazionale avrebbe dovuto sferrare il colpo di grazia all’Eurozona, mettendo fine all’avventura dell’Euro. E invece agosto si è rivelato, si, un mese di passione, ma per il mercato italiano dell’auto, in drastico calo per il nono mese consecutivo dall’inizio del 2012.

Sebbene il mercato automobilistico stia affrontando una congiuntura economica negativa un po’ in tutta Europa, quello italiano sembra essere di gran lunga il più colpito dalla crisi economica, insieme a quello francese. Nel 2012 è stato venduto il 19,86% in meno rispetto ai primi otto mesi del 2011, il che equivale a dire che sono state consegnate ben 981.030 automobili in meno. Un calo mensile a due cifre, iniziato dopo l’approvazione della manovra “Salva Italia”, nel dicembre scorso, e, culminato nel mese di agosto, con una contrazione del 20,23%. Cifre che, come sottolineato dal presidente dell’Unrae, Jacques Bousquet, hanno di fatto riportato il mercato indietro di 50 anni, ma con l’aggravante di prospettive future molto meno brillanti.

Una crisi quella della domanda italiana di auto che non risparmia quasi nessuna delle case produttrici. Neanche il Lingotto di Torino. Proprio la Fiat, pur conservando una quota di mercato maggioritaria del 29,8%, ha fatto registrare un calo del 20,59% alla voce auto vendute nel mese di agosto, con solamente 16.699 immatricolazioni in tutto 2012. In particolare, i cali più consistenti hanno riguardato Ferrari, Maserati, Lancia-Chrysler e Jeep, mentre i marchi Alfa e Fiat sono riusciti a contenere le perdite. L’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, nonostante abbia accolto i dati del mercato interno con eloquente preoccupazione, ha anche potuto manifestare allo stesso tempo vibrante soddisfazione per il record storico di vendite e produzione della Fiat in Brasile, che nel mese di agosto ha fatto registrare 98mila immatricolazioni. Un mercato quello brasiliano, così come quello del Nord America, in netta controtendenza rispetto quello europeo.

Fiat a parte, anche gli altri gruppi esteri in Italia hanno registrato perdite notevoli: Volkswagen con una perdita del 14,6%, ha limitato i danni, conservando il primato tra le case straniere sia come marchio, che come gruppo. Perdite contenute anche per Volvo, Daimler, Toyota e Nissan. Flessioni più consistenti invece quelle di Psa, Gm, Renault, Bmw, Suzuki e Ford, che chiude come fanalino di coda con un -35,47%. Sorprende, invece, l’exploit di Hyundai (grazie al boom di Kia), e la crescita di Jaguar, Land Rover e Honda.

Ma quali sono le ragioni che si nascondo dietro questa consistente contrazione del mercato italiano dell’auto? Innanzitutto sembrano pesare i mancati acquisti delle famiglie, che, impoverite dalla recessione, e dai continui rincari di benzina e gasolio, appaiono essere diventate più prudenti. Seconda poi, le vendite risentono anche di un effetto di lungo periodo: quello degli incentivi alla rottamazione, per diversi periodi vera e propria droga alla base delle vendite di autovetture, e che, aggiunte alla mancanza di fondi per sostenere la domanda interna, hanno provocato un drastico calo delle immatricolazioni.

Sergio-MarchionneSergio Marchionne

È evidente che il gruppo Fiat, nonostante sia riuscito a contenere le perdite alla pari di altre case produttrici, alla lunga soffrirà di più per via dell’importanza strategica del mercato domestico. Gli stabilimenti italiani del Lingotto sono tutti in Cassa integrazione, compreso quello di Pomigliano, che come noto produce la nuova Panda, modello in vetta alle classifiche delle auto più vendute nel Bel Paese. In sospeso, sono anche gli investimenti per il piccolo SUV nello storico stabilimento di Mirafiori, mentre procede con qualche problema la produzione in Serbia della nuova creatura della Fiat, la 500L, per via di alcune pendenze da risolvere con il Governo serbo, intenzionato a dilazionare in due rate il pagamento che Belgrado avrebbe già dovuto versare da querst’anno alla Fiati, a favore della fabbrica di Kragujevac. Per una situazione più chiara si dovrà attendere il mese prossimo, in cui Marchionne annuncerà la revisione dei piani Fiat per l’Europa di qui al 2014, oltre ad incontrare il ministro del lavoro Elsa Fornero.

Daniele Gunnella

Foto || lettera43.it; tg24sky.it

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